mercoledì 28 dicembre 2016

Henning Mankell, “L’uomo inquieto” ed. 2010

                                                                     vento del Nord
      cento sfumature di giallo
       il libro dimenticato

Henning Mankell, “L’uomo inquieto”
Ed. Marsilio, trad. G. Puleo, pagg. 557, Euro 6,90

    Era rimasto sullo scaffale, “L’uomo inquieto” di Henning Mankell, per motivi futili. Il disservizio delle poste aveva fatto sì che, nel 2010, quando era stato pubblicato, la prima copia che mi era stata inviata era andata persa. Quando avevo ricevuto la seconda copia, era ‘tardi’ per  leggerlo subito, incalzata da altri libri che esigevano una pronta lettura. Tutto è relativo e non è ‘tardi’ leggerlo adesso, perché non è mai ‘tardi’ per leggere un romanzo di Henning Mankell che si conferma un grande scrittore con “L’uomo inquieto”. E’ il romanzo che conclude la serie che ha per protagonista il commissario Wallander ma, in misura forse ancora maggiore che gli altri libri della serie, supera i limiti del genere, il mystery da risolvere non è solo dove e perché sia scomparso il quasi suocero della figlia di Wallander, o chi sia la spia che, fin dagli anni della guerra fredda, abbia passato al ‘nemico’ (si suppone i russi) segreti militari- la vita umana è l’enigma più grande, il senso della vita, la valutazione che tutti siamo chiamati a farne, ad un certo punto. Wallander non è più solo il commissario di polizia che indaga sui crimini della Scania, è l’uomo medio che riconosce i suoi limiti e la sua scarsa cultura, è la controfigura dei tanti protagonisti degli altri romanzi di Mankell- quelli non catalogati come thriller, “L’occhio del leopardo”, per dirne uno. Tutti uomini (o donne, se pensiamo al bellissimo “L’angelo sporco”) che non si accontentano di lasciarsi vivere ma vivono interrogandosi. E, in una qualche maniera più che mai singolare, in questo romanzo in cui conclude la sua carriera, Wallander anticipa il protagonista di “Stivali di gomma svedesi” per la preoccupazione sul futuro che lo domina, per l’ansia e la paura del male che sente incombere su di sé, per il fiato della morte che sembra alitargli sul collo. Ho detto ‘in maniera singolare’ perché, quando scriveva questo libro, Mankell non aveva ancora avuto le avvisaglie del tumore che lo avrebbe portato alla morte nel 2015.

      Il filone ‘giallo’ de “L’uomo inquieto” verte intorno ai nuovi parenti acquisiti di Linda, la figlia di Kurt Wallander che aspetta un bambino da un uomo che appartiene all’alta borghesia quasi nobile (c’è un ‘von’ nel suo cognome) di Stoccolma. Il suocero di Linda era ufficiale di marina, comandava un sottomarino. E, durante la festa in occasione del suo settantesimo compleanno, racconta a un Wallander intimidito dall’ambiente e dal nuovo completo che ha acquistato per l’occasione di quello che avvenne nel 1982, quando un misterioso sottomarino era stato avvistato nelle acque baltiche e quando, però, era giunto l’ordine dall’alto di non obbligarlo ad emergere- perché? Chi c’era dietro quell’ordine? Si trattava di alto tradimento, secondo von Enke. Tutto lasciava supporre che ci fosse una spia tra i militari svedesi.
      Poco dopo von Enke scompare. Senza prendere il passaporto e neppure una carta di credito. Senza lasciare traccia. Mi fermo qui, ma la trama ‘gialla’, con un forte coinvolgimento politico, è quanto mai interessante e di ampio respiro, come è tipico dei romanzi di Mankell.
Branagh nei film della serie
    Sono due, però, gli uomini inquieti. Inquieti per motivi diversi. E la loro inquietudine dà profondità al romanzo. Von Enke è inquieto- è una delle prime cose che osserva Wallander. Inquieto perché teme qualcosa? E se temesse se stesso? E Wallander è inquieto perché avverte dei cambiamenti dentro di sé- tutto inizia con l’aver dimenticato al ristorante la pistola d’ordinanza, poi ci sono improvvisi vuoti di memoria…Non posso aggiungere altro su nessuno dei due personaggi. Soltanto che Kurt Wallander, che ha solo sessant’anni, è angosciato dalla vecchiaia che sente avanzare a grandi passi, dalla decadenza fisica che teme per sé e che osserva nella ex moglie, dalla morte che lo colpisce falciando la donna che ha amato.


Come nell’ultimo libro che scriverà anni dopo, “Stivali di gomma svedesi”, è una bimba, la nipotina Klara, che illumina (lo dice il suo stesso nome) il suo buio futuro. Questo è forse il più bel libro con il commissario Wallander.


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