giovedì 17 novembre 2022

Sana Krasikov, “I patrioti” ed. 2022

                                   Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America

                                                      romanzo epico          


Sana Krasikov, “I patrioti”

Ed. Fazi, pagg. 800, Euro 19,00

 

   Datemi un grande romanzo russo e non mi accorgerò più di niente, né delle ore che passano, né della pioggia sottile, né mi ricorderò dei compiti quotidiani da sbrigare in casa.

“I patrioti”, della giovane scrittrice Sana Krasikov (nata nel 1979 in Ucraina, cresciuta in Georgia ed emigrata negli Stati Uniti dove si è laureata alla Cornell University), è il romanzo di ampio respiro, con una storia che copre tre generazioni, che vi farà dimenticare tutto finché non arriverete all’ultima pagina.

    Anni ‘30 del ‘900 in America. Florence Fein ha ventitre anni, la vita in America le va stretta, così come quella nella sua famiglia ebraica. Guarda lontano, Florence, guarda verso la Russia da cui è venuta una sua nonna. Anzi, all’Unione Sovietica. Le sembra che il futuro sia là, che il comunismo sia l’avverarsi dei suoi sogni e delle sue utopie. E poi c’è l’amore. Florence si innamora di uno degli ingegneri russi a cui deve fare da interprete e, quando lui ritorna in patria, è arrivato il momento per lei di partire. Per seguire lui e il suo sogno.

    Con l’incoscienza della giovinezza, con l’idealismo della giovinezza, Florence parte, sapendo soltanto che lui lavora nella città mineraria di Magnitogorsk, sui monti Urali. Come può pensare di trovare un ago nel pagliaio? E infatti non lo trova, almeno, non lo trova nella città delle fornaci. Come può pensare che l’esperienza d’amore, indimenticabile per lei, sia stata uguale anche per lui? E, infatti, quando finalmente lo incontra, sarà una delusione.


    Florence non si lascia abbattere, sarà cieca alla realtà fino alla fine, quando dovrà seguire il figlio Julian ritornando in America. È il 2008. Nonostante tutto, nonostante che l’Unione Sovietica non esista più, nonostante la precarietà della sua vita a Mosca, Florence sarebbe rimasta. Se parte, è per non abbandonare di nuovo il figlio che non ha mai superato del tutto il trauma di aver passato sette anni in orfanotrofio, mentre lei scontava in un gulag la pena per essere stata sorpresa con una rivista americana e accusata di aver propagandato le idee di un paese borghese e consumista.

     La narrativa si alterna fra un racconto delle vicende di Florence in terza persona e quello in prima persona del figlio Julian che è tornato a Mosca nel 2008 per lavoro e con un’altra duplice intenzione- convincere suo figlio Lenny a lasciare la Russia e consultare le carte desecretate che riguardano il passato dei suoi genitori. Julian è roso da un dubbio: è vero che, come ha insinuato un amico d’infanzia, sua madre Florence ha fatto la spia, denunciando altre persone della loro kommunalka?

kommunalka

    La vita di Florence, tollerabile all’inizio, poi sempre più limitata dalle ristrettezze e soffocata dalla morsa della paura, è lo specchio raggelante dell’esistenza in un regime totalitarista dove qualunque parola, qualunque sguardo, qualunque comportamento può essere interpretato come un segno di tradimento, dove si ha paura perfino a passare davanti alla Lubjanka, ad alzare gli occhi alle sue finestre. Tutti sanno che chi entra alla Lubjanka non ne esce più. Florence sperimenterà gli interrogatori estenuanti alla fine dei quali o si muore o si confessa qualunque cosa ‘loro’ vogliano sentir dire. Ma Florence ha l’arte di sopravvivere, o meglio ha l’intelligenza per sopravvivere anche se deve scendere a patti con la sua coscienza- qual è il male minore? Se la conclusione sarebbe comunque uguale, tanto vale cercare di salvare almeno se stessa. Ed è così che riesce a tornare a casa dalla Siberia.


     Se la storia di Florence e dell’Unione Sovietica di Stalin è più o meno nota, quella di Julian nella Russia contemporanea lo è meno e ci toglie qualunque illusione possiamo aver nutrito. Niente è cambiato e quello che è cambiato lo è solo in apparenza e per pochi. La corruzione è ovunque, adesso come allora, i metodi per ottenere quello che si vuole sono sempre gli stessi, la paura serpeggia tuttora. E, come in passato Julian voleva che la madre ritornasse in un’America che Florence non conosceva più, ora vuole che suo figlio ritorni, prima che sia troppo tardi.

    “I patrioti” è un romanzo travolgente, è un grande romanzo epico. Forse l’immagine che meglio lo riassume è quella contenuta nel libro di Mark Twain, “Vita sul Mississipi”, soggetto di una lezione di Florence all’Università. Il fiume che aveva impressionato lo scrittore bambino per la sua maestosità, lo delude quando lo rivede da adulto. Florence non lo riconoscerà mai apertamente- sperava che gli studenti cogliessero da soli il significato di quella delusione-, ma il disincanto di Twain è il suo davanti al suo paese d’adozione. Dove sono finiti quei grandiosi ideali? A che cosa sono serviti i sacrifici, le privazioni, la sofferenza, le morti?

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