martedì 29 novembre 2022

Cheluchi Onyemelukwe-Onuobia, “Due vite, due donne” ed. 2022

                                                        Voci da mondi diversi. Nigeria



Cheluchi Onyemelukwe-Onuobia, “Due vite, due donne”

Ed. e/o, trad. E. Banfi, pagg. 285, Euro 18,05

 

     Dobbiamo far qualcosa per passare il tempo, pensavo. Due donne in una stanza, mani e piedi legati.

    È questo l’inizio del romanzo della scrittrice nigeriana-canadese dal nome difficile che ha vinto il Nigeria Prize for Literature 2021 e il premio per migliore romanzo internazionale al Shariah International Book Fair nel 2019.

Due donne prigioniere, dunque. Sono state rapite con l’intento di ottenere un riscatto. Non erano prigionieri, i pellegrini delle “Canterbury Tales” di Chaucer, e neppure i giovani che sfuggivano alla peste del “Decamerone”, però raccontarsi delle storie per passare il tempo era allora ed è adesso, nel 2011 delle due donne, un buon rimedio. Quella che Nwabulu e Julie raccontano è la storia della loro vita, con un’urgenza che forse i fatti giustificheranno e con un sorprendente esito finale.

    Nwabulu era nata in una famiglia povera, era rimasta orfana e la matrigna l’aveva mandata a servizio di una famiglia prima a Lagos (il padrone l’aveva violentata) e poi a Enugu. Qui la trattavano bene, andava a scuola, avrebbe dovuto iscriversi alle scuole superiori, ma…si era innamorata del figlio dei vicini di casa. È solo nella favola che Cenerentola sposa il principe. Nella realtà Nwabulu resta incinta, il suo ‘principe’ nega addirittura di conoscerla, lei viene rispedita al villaggio. Facile immaginare come venga trattata. Vi dirò solo la fine- il suo bambino viene al mondo ma scompare. Nwabulu non riesce a sapere che fine abbia fatto.


    Julie è figlia di insegnanti, è insegnante lei stessa, ancora nubile a trent’anni, in una società in cui ci si sposa molto giovani. E trova il modo di ‘incastrare’ il ricco imprenditore già sposato che è il suo amante. È un trucco vecchio come il mondo, valido in Nigeria dove gli uomini possono avere più di una moglie. Perché l’uomo è già sposato, ha due figlie e ha bisogno di un figlio maschio che porti avanti il nome della sua famiglia. Così Julie finge di essere incinta, si fa sposare in fretta e furia, sicura che la bugia diventi presto realtà. Non accade. Ricorre ad un altro trucco.

    Sono passati quasi quarant’anni, né l’una né l’altra sono più giovani. Nwabulu è diventata una stilista richiesta in tutta Lagos, Julie è vedova e ha bisogno di farsi fare l’abito per il matrimonio del figlio. Ecco perché si sono incontrate, diventando amiche contro ogni probabilità, anche se sapevano poco l’una dell’altra. Fino ad ora. Scopriranno qual è il legame tra di loro. Ha senso, nella situazione in cui si trovano, nutrire odio o desideri di rivalsa per il dolore passato? Chi può dire che quanto è successo non sia stato per il meglio di tutte le persone coinvolte?


    Accade spesso che la trama di un romanzo possa sembrare banale, ad una prima impressione. Ecco, ad una prima impressione, staccando la vicenda dal suo contesto. Perché invece, approfondendo la lettura, non lo è affatto. Il mondo che circonda Nwabulu e Julie è del tutto diverso, perché questa è la Nigeria, questa è Lagos, l’ambiente in cui sono cresciute non è quello dell’Europa o dell’America. Perfino la povertà è differente, pur con la matrice di penuria e sofferenza comune. È diversa l’idea di famiglia, quella del ruolo di uomini e donne, e non è da trascurare la poligamia. E poi c’è un ricco folclore che fa da sfondo a tutta la vicenda, un dramma molto umano che potrebbe terminare come quello del famoso giudizio di re Salomone. Invece è il destino a decidere e noi restiamo in sospeso, incerti noi stessi su come vorremmo che il romanzo finisse.

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