domenica 14 agosto 2022

Cristina Cassar Scalia, “La carrozza della Santa” ed. 2022

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     cento sfumature di giallo

Cristina Cassar Scalia, “La carrozza della Santa”

Ed. Einaudi, pagg. 284, Euro 18,00

   Un morto nella carrozza della Santa, che poi non si chiama proprio così, è la carrozza del Senato ma viene usata ogni anno durante i tre giorni della festa di sant’Agata, patrona di Catania. E viene trovato proprio il giorno in cui si concludono i festeggiamenti a cui l’intera Catania ha preso parte. Anche l’uomo che è stato sgozzato seguiva la processione ogni anno, per un voto fatto da sua madre. Si chiamava Vasco Nocera e apparteneva ad una famiglia molto ricca.

    Del caso dell’assassinio di Nocera si occupa il vicequestore Vanina Guarrasi, trasferita da Palermo a Catania. Trentanove anni, un amore con alti e bassi ma profondo, un passato traumatico che solo un siciliano può avere. Suo padre era stato ucciso dalla mafia sotto i suoi occhi quando lei aveva solo quattordici anni- Vanina non avrà pace finché tutti i colpevoli non saranno puniti, a costo di ucciderli lei stessa. E Vanina ha sempre trattato con freddezza l’uomo che ha preso il posto di suo padre a fianco di sua madre, un cardiochirurgo che le dimostra lo stesso affetto di quello che mostra verso sua figlia, la sorellastra di Vanina.


   Mi è capitato per caso di leggere- anzi di ascoltare un audiolibro di Cristina Cassar Scalia che fa parte della serie che ha per protagonista Vanina Guarrasi ed è precedente a questo. Mi è piaciuto, e molto. Tanto da leggere immediatamente “La carrozza della Santa”, appena pubblicato, e da ascoltare un altro audiolibro, il primo della serie. Mi piacciono le trame, semplici ma con qualcosa di particolare e sempre molto siciliano, un richiamo alle vicende storiche o sociali della regione. Mi piacciono i personaggi- si sa che ogni nuovo vicequestore o commissario o ispettore che appare sulla scena letteraria del giallo deve in qualche maniera differenziarsi per imporsi all’attenzione del lettore. Vanina lo fa- non è facile creare un vicequestore donna che non abbia esagerazioni, che mantenga un equilibrio tra il suo lato femminile e quello più tradizionalmente maschile che il ruolo le impone. Vanina ha tutte le doti per essere un eccellente vicequestore- è lucida, intuitiva, efficiente, ha sangue freddo, ma è anche empatica. Vanina non sa cucinare ma mangia di gusto e ha sempre una scorta di cioccolata per quando avverte un calo di zuccheri. E ci piace seguirla nelle trattorie e assaggiare con lei i piatti tipici, come facevamo con il nostro amato Salvo Montalbano.

    Vanina non è l’unico personaggio che attira le nostre simpatie. Il contrasto con l’ispettore Marta Bonazzoli di Brescia è particolarmente riuscito. C’è una lieve ironia nel sottolineare la bionda e algida bellezza di Marta e la sua scelta di mangiare vegano, rifiutando le leccornie catanesi. E poi c’è l’ottantatreenne Patané, il commissario in pensione che è intervenuto per aiutare a risolvere il caso del morto nel montacarichi nel primo romanzo, “Sabbia nera”, ed è riapparso nei romanzi seguenti perché è impossibile fare a meno della sua presenza, della sua competenza, del suo fare da anziano gentiluomo a metà tra una figura paterna e un educato e anziano corteggiatore.


    Tra piste false, con l’amante truffatrice che Nocera padre (il morto) ha rubato al figlio, con colpi di scena e vecchie storie che vengono alla luce (ecco dove Patané si rende utile), con un paio di viaggi a Palermo (quanto è disagevole quel viaggio in autostrada) che fanno rituffare Vanina in quella che lei chiama ‘la melma’ della mafia, il romanzo procede veloce, con bei dialoghi vivaci e uno stile brillante, senza mai scadere nella volgarità che troppo spesso pare essere un ossequio allo stile dei tempi e senza mai lasciarci dimenticare che questa è la Sicilia- senza esagerazioni si respira in ogni pagina una raffinata atmosfera siciliana, accentuata dai sapori dei cibi e dalle espressioni linguistiche.

   Una bella lettura.

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