romanzo di formazione
Ritanna Armeni, “Mara”
Ed. Ponte alle Grazie, pagg. 295,
Euro 16,80
Si chiama Mara la protagonista del nuovo romanzo di Ritanna Armeni. Che
è più di un semplice romanzo, più della storia di quella che è una ragazzina
all’inizio, nel 1933. È la storia delle donne italiane filtrata attraverso la
Storia d’Italia in un arco di tredici anni suddivisi in tre fasce temporali di
lunghezza diversa. “La speranza” dura cinque anni, dal 1933 al 1938, “Il
dubbio” è altrettanto lungo, dal 1938 al 1943, “La fine” viene in un lampo, dal
1943 al 1946. E la storia privata di Mara è intervallata da capitoli in corsivo
che sembrano servire da controcanto, che sono come un commento, una
spiegazione, un ampliamento di quanto abbiamo già letto nei capitoli della vita
quotidiana in casa Carucci.
Nel 1933 la tredicenne Mara si sta vestendo per andare al raduno del
sabato- camicetta bianca e pantaloncini neri. Andrà con la sua amica Nadia,
sono tutte e due innamorate del Duce- e non sono le sole ad esserlo.
Il capitolo di ‘vita pubblica’ che
segue cerca di spiegare il perché di questa ammirazione generalizzata per il
Duce che sconfina nell’ossessione. Perché la figura della donna, che finora era
rimasta un’ombra che acquistava consistenza secondo l’uomo che aveva al suo
fianco, diventa autonoma con il Fascismo. Il suo ruolo è sempre limitato,
tuttavia viene valorizzata ed apprezzata come moglie e madre- è una figura di
serie B ma è indispensabile e tanto le basta. Per ora.
Passo dopo passo seguiamo le tappe di Mara e comprendiamo presto che
sono le stesse delle sue coetanee che devono adeguarsi alla morale corrente- per
le ragazze è d’obbligo portare i capelli lunghi e vestire con modestia, non
possono andare al dopolavoro ed è meglio che non studino. A che gli serve
studiare? Intanto sono destinate a sposarsi e a fare figli, e Mara ne soffre,
lei vorrebbe diventare una scrittrice.
Il capitolo di commento ci dice della
legge Gentile- le donne a scuola sarebbero una distrazione, e poi le donne non
hanno originalità di pensiero e neppure vigore spirituale.
Gli anni del dubbio sono disseminati di dolori, il mito del Duce non è
più così fulgido. I vicini di casa ebrei partono (sarebbe meglio dire che
fuggono) per l’Argentina (perfino Margherita Sarfatti, ex amante del Duce,
parte per l’Argentina), l’entusiasmo per l’impresa africana inizia a scemare,
la zia di Mara accenna all’uso dell’iprite da parte dei soldati italiani, la
fame e le code per il pezzo di pane concesso dalle tessere colorano il futuro
di nero.
E poi c’è il brusco risveglio, si vede quello che non si era voluto
vedere. Mara sa qual è il momento preciso in cui tutto è cambiato e lei è
cambiata: alle 19,42 dell’8 settembre. L’Italia è allo sbando e Mara e Nadia
fanno due scelte diverse.
Anche qui la voce di rincalzo è particolarmente interessante nella
spiegazione dell’atteggiamento femminile a cui dà il nome di ‘maternage’. In
questo momento le donne, che sono state volutamente tenute fuori dalla politica,
agiscono seguendo il cuore e l’istinto- aiutano come possono i soldati che dopo
l’armistizio cercano di sfuggire alla vendetta dell’ex-alleato, sono sorrette
dall’amore di madri e di mogli nella speranza che quello che loro fanno per
degli sconosciuti sarà fatto ai loro cari dispersi chissà dove.
Ci sono altre tappe della vicenda di Mara e di Nadia che sono ormai
diventate per noi emblematiche della loro generazione. E quello di Ritanna
Armeni è un romanzo di crescita femminile sotto il fascismo reso del tutto
singolare dalla doppia visione di privato e pubblico che permette alla
scrittrice di approfondire e di spaziare. Ricordiamoci: il presente è figlio
del passato e gli è debitore, nel bene e nel male.
E l’indipendenza delle donne di oggi
ha a che fare anche con quel femminismo nero di cui ci parla la scrittrice, con
quelle donne che hanno preso le armi per morire tra le fila dei partigiani o
delle ausiliarie.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
la recensione e l'intervista che segue saranno pubblicate su www.stradanove.it
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