sabato 12 maggio 2018

Junichiro Tanizaki, “Le domestiche” ed. 2018


                                                        Voci da mondi diversi. Giappone


Junichiro Tanizaki, “Le domestiche”
Ed. Guanda, trad. G. Coci, pagg. 282, Euro 15,30

      I romanzi e i film inglesi ci hanno abituato a pensare ai piani alti e ai piani bassi, upstairs e downstairs, per descrivere le vite parallele dei ricchi o nobili e dei loro servitori. Ci viene in mente “Gosford Park” con la regia di Robert Altman, oppure, per entrare nel tema giapponese, “Quel che resta del giorno” tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro, premio Nobel 2017 per la Letteratura. Ne “Le domestiche” di Junichiro Tanizaki si dovrebbe piuttosto parlare di vita dietro gli shoji, le pareti scorrevoli delle case giapponesi fatte di stanze sullo stesso piano e misurate in tatami (le stuoie che ricoprono i pavimenti), per differenziare le esistenze dei ‘padroni’ e delle persone di servizio.
     E’ un romanzo che ci riserba parecchie sorprese, “Le domestiche” di Tanizaki. Perché è un romanzo che sembra ristretto e limitato all’inizio e poi si trasforma in qualcosa di più ampio, con significati nascosti che il lettore deve cogliere mentre procede la lettura. La storia- o le tante storie minute- inizia negli anni trenta e si conclude più di un ventennio dopo, un tempo infinitesimale nella vita dei singoli ma lungo e portatore di grandi cambiamenti nei costumi, nei pensieri, nei comportamenti dell’intero paese.
In primo piano ‘sembra’ ci siano le domestiche a servizio dello scrittore Raikichi e della moglie Sanko, una serie di ragazze descritte con dovizia di particolari. Di loro sappiamo la provenienza, l’aspetto fisico (di due di loro si esalta la bellezza e l’eleganza di portamento), quale sia la loro famiglia d’origine che non è, per lo più, povera (anzi, è un onore per loro mandare le figlie a servire in casa di un noto scrittore).  Apprendiamo anche dell’abitudine di cambiare il nome delle ragazze- non è un atteggiamento alla Robinson Crusoe che impone il nome di Venerdì al nativo della sua isola, ma una forma di rispetto, quasi che il vero nome fosse una proprietà esclusiva dei genitori. Di una ragazza veniamo a sapere che aveva avuto delle crisi di epilessia e come era stata curata. Di un’altra conosciamo il dettaglio che vomitava ogni volta che aveva paura. Di ognuna conosciamo le preferenze alimentari e seguiamo, negli anni, dapprima la vita sentimentale e poi quella coniugale. E’ chiaro che la famiglia Chikura instaura con le domestiche un rapporto confidenziale e di fiducia, che si occupa di loro con la benevolenza del ‘buon signore’ che si preoccupa della felicità e del benessere dei suoi ‘sottoposti’.

     E’ vero che le ragazze ‘sembrano’ essere le protagoniste. E tuttavia ruotano intorno allo scrittore. Pur mantenendo le debite distanze, avvertiamo un legame sottile che ha un filo di ambiguità mai approfondito, accennato con grande eleganza. Raichiki (non più giovane) ama farsi accompagnare nei ristoranti dalle sue preferite, le più belle, quelle che gli fanno fare migliore figura. Si ritira a scrivere in una delle sue case, a Tokyo o a Kyoto o in una località di mare, con una delle domestiche che gli fa da segretaria. Ad una di loro insegna a scrivere gli ideogrammi. Sappiamo che ama i massaggi di un’altra- e lo sappiamo non direttamente, dobbiamo capirlo quando leggiamo che Raichiki amava la pianta dei piedi di questa ragazza. E la moglie Sanko? Resta nell’ombra, è in tutto e per tutto in sintonia con il marito. L’occhio attento dei Chikura segue anche le storie d’amore, incoraggiante o perplesso. Dell’amore lesbico di due ragazze dapprima si bisbiglia, poi si parla apertamente- è il segno del cambiare dei tempi.

    Non c’è traccia, nel romanzo di Tanizaki, dei grandi avvenimenti storici. Non si parla della guerra, né della bomba su Hiroshima, né della fine del vecchio concetto dell’imperatore come una divinità. I Chikura non soffrono mai di ristrettezze alimentari. Il tempo che cambia è sottolineato, ancora una volta, dai dettagli in quella che è la vita delle domestiche- ora sono chiamate collaboratrici famigliari, ora è più difficile trovarne, preferiscono il lavoro negli uffici o nelle fabbriche, ora il loro nome non viene più cambiato.
       Junichiro Tanizaki è vissuto a cavallo dell’800 e del ‘900, eppure i suoi romanzi sono senza tempo, come tutti i capolavori. Da leggere.

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