lunedì 13 novembre 2017

Magda Szabó, “La porta” ed. 2005

                                           Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato

Magda Szabó, “La porta”
Ed. Einaudi, trad. Bruno Ventavoli, pagg. 248, Euro 17,00

 Quelli che stavano in alto, di qualunque segno fossero, anche se volevano l’interesse di Emerenc, erano tutti uguali, tutti oppressori: il mondo di Emerenc ammetteva solo due categorie di uomini, chi maneggia la scopa e chi non lo fa, e da chi non scopa ci si può aspettare di tutto…


E’ la fortuna dei nostri tempi, che l’aprirsi delle frontiere, l’accorciarsi delle distanze e la maggiore conoscenza delle lingue abbiano reso possibile la pubblicazione delle opere di grandi scrittori stranieri finora a noi sconosciuti. E’ il caso dell’ungherese Magda Szabó, di cui Feltrinelli aveva pubblicato un romanzo nel 1964 e di cui l’Einaudi pubblica ora “La porta”: un capolavoro
    In apparenza sono due le protagoniste del romanzo, la scrittrice stessa e Emerenc, la donna che svolge le faccende domestiche; in realtà la scrittrice si tira da parte, il suo ruolo è quello di presentarci Emerenc, di farla vivere davanti ai nostri occhi, di renderle un omaggio tardivo e di mettere a tacere i suoi sensi di colpa perché “devo ammettere che Emerenc l’ho uccisa io”. Dunque Emerenc è la donna delle pulizie, un personaggio che si rivela subito straordinario: sulla sessantina, una lavoratrice infaticabile che fa da portinaia in una palazzina, spazza la strada tenendola libera dalla neve, pulisce, lava, cucina in casa della scrittrice.
dal film con Helen Mirren
Ma fa quello che vuole lei e quando vuole lei, va e viene alle ore più impensabili, ha la sua idea su tutto, una saggezza antica e una schiettezza paralizzante: nessun regime politico durante le travagliate vicende dell’Ungheria è riuscito a intimidirla, nessun educatore del popolo ha saputo metterla a tacere o impedirle di fare quello che lei ritiene giusto fare. Perché Emerenc, dietro quell’apparenza scorbutica, dietro la porta chiusa che non è solo quella della casa in cui non lascia entrare nessuno, ha un cuore grande che prova compassione per tutti. Lei salva tutti, uomini e bestie, perché chi è perseguitato deve essere salvato e può capitare che i ruoli si invertano e l’oppressore diventi l’oppresso. La vita di Emerenc viene fuori a spizzichi e bocconi, ogni tanto è lei che racconta qualcosa, ogni tanto la scrittrice viene a sapere qualcosa da altri: negli anni ‘30 Emerenc aveva nascosto un personaggio politico importante, poi, durante la guerra, un tedesco insieme ad un russo, e infine, quando era iniziata la persecuzione degli ebrei, Emerenc aveva sfidato le convenzioni per salvare una bimba, facendola passare per figlia sua, un “errore”.
E poi Emerenc ha una passione per gli animali, un’intesa immediata con il cane Viola che è innamorato di lei (un altro personaggio a tutto tondo del libro), con i gatti che tiene nascosti in casa dietro quella porta chiusa. Quando alla fine la porta sarà forzata, è anche l’intimità stessa della vecchia che viene violata, la sua dignità che viene distrutta. E poco importa che la scrittrice abbia organizzato questo “tradimento” per salvare la sua vita, a Emerenc importava di più salvare il suo onore, l’immagine di sé che aveva costruito per tutta una vita. 
   “La porta” è un romanzo su un’amicizia straordinaria tra due donne lontanissime per condizione sociale, vita e interessi, su quanto si possa dare e ricevere aprendo il cuore ad un legame in apparenza difficile e improbabile, un ritratto alla Rembrandt di una grande vecchia che ci riporta alla mente una figura simile e indimenticabile nel libro della Lessing, “Il diario di Jane Somers”.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



                                                                             

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