lunedì 6 novembre 2017

Drago Hedl, "Silenzio elettorale" Intervista 2017

                                         Voci da mondi diversi. Penisola balcanica
                                           cento sfumature di giallo
                                               
    E’ inevitabile pensare ad un drago delle favole, leggendo il nome di Drago Hedl, giornalista investigativo e scrittore croato. E invece, dopo aver letto il suo libro, “Silenzio elettorale”, dopo aver saputo di più di lui e del suo lavoro (non solo è stato corrispondente di guerra tra il 1991 e il 1994, ma si è anche battuto per denunciare i crimini di guerra durante la guerra croata per l’indipendenza, ha lottato contro l’intolleranza e l’incitazione all’odio e per questo è stato insultato, malmenato e minacciato di morte), l’immagine che avevamo di un drago si è ribaltata e Drago Hedl ci è apparso come il cavaliere che combatte contro il drago dalle mille teste. Altro dettaglio curioso riguardo al suo nome che a noi suona strano: sono andata a vedere il famoso cimitero di Mirogoj, a Zagabria, e ho osservato quanto spesso il nome Drago ricorra sulle lapidi. Lo scrittore mi ha confermato che è un nome molto diffuso in Croazia e che significa ‘caro’. Quando i suoi amici gli scrivono, iniziano la lettera con Dragi Drago- mi sembra un bellissimo gioco di parole (ho imparato a Zagabria che la lingua croata ha i casi, come il latino, e questo spiega la desinenza i del ‘caro Drago’). Parliamo con lui del suo romanzo, il primo di una trilogia che ci auguriamo venga interamente pubblicata in Italia.

    Se non sbaglio, Lei è stato un giornalista tutta la sua vita. Come è che ha iniziato a scrivere romanzi? E’ un’altra maniera per aprire gli occhi della gente su quello che succede intorno a noi? Voglio dire- i romanzi sono per Lei non solo un intrattenimento, ma un mezzo per comunicare le sue idee?
     Se sei un giornalista devi attenerti ai fatti. E spesso è frustrante. Per esempio, raccogli una serie di fatti spiacevoli che provano il coinvolgimento criminale di un uomo politico corrotto, li pubblichi e a lui non succede proprio nulla. Oppure, ma molto raramente, si apre un’inchiesta, può darsi che si arrivi ad un processo ma, dopo un paio di anni, quell’uomo viene assolto. Perché anche i giudici sono corrotti. A quel punto il giornalista è nei guai. Quell’assoluzione è un’accusa contro il giornalista. E allora tutte le prove che hai raccolto in quanto giornalista, i documenti, i tuoi sforzi per condurre l’indagine, tutto è stato inutile. In un romanzo, invece, le cose sono diverse. Come scrittore puoi far finire nei guai gli uomini politici corrotti, puoi metterli nell’angolo. Puoi fare giustizia, mentre come giornalista è raro che tu possa avere la meglio.


  Mentre leggevo “Silenzio elettorale”, avevo la sensazione che la storia degli assassinii non fosse importante per Lei e che la sua attenzione fosse rivolta altrove- mettere in luce la corruzione di chi detiene il potere, la vigliaccheria e l’opportunismo della polizia, forme diverse di ricatto. Era una sensazione giusta?
    Ha ragione. Il romanzo “Silenzio elettorale” è basato su una buia storia dolorosa su cui ho investigato in passato. Delle ragazzine di dodici, tredici, quattordici anni dell’orfanotrofio di Osijek erano state prese in una rete di prostituzione giovanile ed alcune di loro prestavano servizi sessuali ad uomini politici e magnati locali. In cambio le ragazze ricevevano sigarette Marlboro, schede telefoniche, profumi di poco prezzo…Io scrissi del caso ma non ci fu nessuna conseguenza per gli uomini politici coinvolti. Non potevo fare nomi perché sapevo che le ragazze non avrebbero detto la verità se gli fosse stato chiesto di testimoniare. Avevano paura dei loro magnaccia, dell’opinione pubblica e per la loro reputazione.
    Gli elementi di base di quella storia sono serviti come premessa per il romanzo. A trilogia finita vedrà- i cattivi nel romanzo non se la caveranno senza una punizione come invece è successo nella realtà. So che non è una gran consolazione, ma un poco serve.

  Mi è piaciuto il confronto fra i due personaggi principali che sono, nello stesso tempo, uno l’opposto dell’altro e complementari. Ho anche avuto l’impressione che, in qualche modo, il giornalista Stribor fosse un Suo doppio. Ha messo qualcosa di sé in lui?
   Può darsi che inconsapevolmente abbia attribuito alcuni dei miei tratti al giornalista Stribor, uno dei due protagonisti del romanzo. Sa essere molto ostinato e quando fiuta una buona storia non c’è niente che lo trattenga dall’investigare. Anche se come conseguenza potrebbe avere problemi personali, minacce alla sua sicurezza, giudizi duri da parte dell’ambiente politico, quando ficca il naso in faccende che farebbe meglio a lasciare così come stanno. Penso di essere un poco così anche io. Ma Stribor ed io siamo diversi in una cosa- lui ha più successo, lui sarà capace di fare qualcosa che io non sono stato capace di fare: porterà davanti alla giustizia l’uomo politico senza scrupoli.
Zagabria
    Ho letto che, come accade a Stribor, anche Lei è stato fortemente intimidato dal pubblicare degli articoli che potevano danneggiare qualcuno politicamente. Ce ne può parlare?
    Quella è un’altra somiglianza tra Stribor e me! Né lui né io ci lasciamo comprare. L’estate scorsa, come succede a Stribor nel romanzo, mi è stata offerta una bustarella da un politico, un membro del parlamento, perché smettessi di scrivere delle sue attività criminali. Io ho registrato la conversazione telefonica in cui mi offriva la mazzetta e ne ho pubblicato la trascrizione- ne hanno parlato tutti i media in Croazia.
E poi, all’epoca quando investigavo sui crimini di guerra e ne scrivevo, ho ricevuto parecchie minacce di morte. In due occasioni e per parecchie settimane ho avuto una protezione della polizia ventiquattro ore su ventiquattro. Però non ho il diritto di lamentarmi: questo è il destino del giornalista. Nel romanzo Stribor non è meglio messo di me.
   Proprio come ci sono due personaggi principali, l’azione della trama si sposta tra due città: Osijek e Zagabria. Le anime delle due città sono complementari come lo sono i due personaggi?
Osijek

  Zagabria, la capitale della Croazia, e Osijek, la quarta città più grande del mio paese, sono molto diverse. Tutto quello che è importante in Croazia succede a Zagabria: questo è il luogo per il comando, il potere, i soldi. Osijek è alla periferia e a Zagabria non importa quello che vi succede. Ma Osijek ha dei vantaggi: non c’è fretta, confusione, agitazione, movimento. Osijek è il posto dove puoi fare tutto andando a piedi. A qualunque ora del giorno è facile trovare parcheggio anche nella parte più affollata della città. A Zagabria è impensabile. Quindi queste due città sono diverse, proprio come i due eroi principali della mia storia, il giornalista Stribor e il poliziotto Kovać. Ma, a differenza di Osijek e Zagabria, il giornalista e il poliziotto del romanzo collaborano, sono complementari l’uno all’altro, hanno la stessa meta. Zagabria e Osijek non funzionano così. Zagabria è autosufficiente.

    Penso che l’aver citato il titolo del libro “Uomini che odiano le donne” e il suo autore Stieg Larsson non sia stato casuale.
    Certamente, Larsson e il suo capolavoro non sono citati a caso. E’ affascinante vedere come Larsson intrecci delitto e politica, i media e il mondo degli affari. Questi sono gli argomenti che io cerco di trattare, ma naturalmente non voglio essere paragonato a lui. Durante una serata letteraria in cui veniva presentato “Silenzio elettorale”, ad un certo punto il presentatore mi ha chiamato il Larsson croato. L’ho interrotto dicendogli che, per quanto lusinghiero potesse essere il paragone, non lo trovavo piacevole. Rimase allibito e ho proseguito dicendo: “Sfortunatamente Larsson è morto quando ha finito di scrivere la sua trilogia. Spero che non mi auguri la stessa fine.”.


  Fra tutti i personaggi, quello a cui penso più spesso è un personaggio minore: l’uomo che ha scoperto i corpi delle ragazze. Mi è parso come se la Morte acquistasse una nuova dimensione per mezzo suo. Quanto sono profonde, oggigiorno, le ferite della guerra? Il passato è ancora molto presente? che cosa sanno le giovani generazioni e che cosa provano nei confronti di questo passato?
     Il personaggio del mio romanzo che trova i cadaveri delle ragazzine lungo la riva della Drava è una di quelle persone che hanno avuto problemi dopo gli anni ‘90, quando la Jugoslavia si era spaccata in una guerra sanguinosa. Aveva difeso la Croazia, era passato attraverso esperienze difficili, aveva visto tanto e gli orrori della guerra gli ritornavano sotto forma di incubi. Sono immagini che si intrecciano con la sua realtà presente. E’ doppiamente frustrato, da una parte per quello che ha dovuto passare in guerra combattendo per l’indipendenza del suo paese, e dall’altra parte per la realtà che vede ogni giorno, per i suoi ideali che vengono traditi e per il suo paese che proprio adesso non assomiglia neppure lontanamente al paese per cui ha combattuto. E’ un paese pieno di crimini, corruzione, politici senza scrupoli…
   Sfortunatamente l’argomento della Guerra- che finì più di due decenni fa, è ancora onnipresente in Croazia- la realtà difficile e un futuro incerto fanno sì che la gente si rivolga al passato. E allora iniziano a vivere nel passato, come se vi fossero imprigionati. E i giovani, che ne hanno avuto abbastanza di tutto questo, lasciano in massa il paese e cercano il futuro in Irlanda, in Germania, Austria, Canada, Australia…

   Ultima domanda: questo è il primo libro di una trilogia. Troveremo gli stessi personaggi anche nei libri che seguiranno? Ha già scritto il secondo?
    Ho già scritto e pubblicato la seconda parte della trilogia, un romanzo intitolato “The confession secret”. Insieme ai personaggi principali, ce ne sono di quelli nuovi. La vicenda si estende a Belgrado, in Serbia. Le mafie dei due paesi cooperano e anche i politici trovano il modo di cooperare su grandi progetti remunerativi ben nascosti dagli occhi del pubblico. Ho intenzione di finire la terza parte della trilogia entro la fine di marzo 2018. Per il momento il titolo è “Chicken à la Kiev”. Lo sviluppo della trama si svolgerà a Kiev, in Ucraina. La parola ‘pollo’ nel titolo provvisorio non ha un significato culinario- si riferisce alla carne giovane, ossessione del politico Horvatić, ‘il cattivo’ dei miei romanzi.
    Sono già stati acquistati i diritti per una serie televisiva basata sui romanzi. Per me sarà un’opportunità per vedere finalmente, al di là delle pastoie della mia immaginazione, che aspetto abbiano il giornalista Stribor, il poliziotto Vladimir, il politico Horvatić

intervista e recensione saranno pubblicate su www.stradanove.net



 per contattarmi: picconem@yahoo.com

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