martedì 3 novembre 2015

Sarit Yishai-Levi, “Miss Jerusalem” ed. 2015

                                               Voci da mondi diversi. Medio Oriente
        FRESCO DI LETTURA


Sarit Yishai-Levi, “Miss Jerusalem”
Ed. Sonzogno, trad. O. Bannet e R. Scardi, pagg. 496, Euro 16,15

     “Miss Jerusalem”, ovvero “Uomini che non amano le mogli”, ovvero “Donne con una maledizione”, ovvero “Figlie che non amano le madri”. Sono tutti titoli alternativi per il bel romanzo dell’israeliana Sarit Yishai-Levi, una saga famigliare che copre un arco di tempo tra gli inizi del ‘900 e gli anni ‘70 del secolo scorso, da quando i turchi occupavano la Palestina all’indipendenza, attraverso il protettorato britannico, gli odiati inglisi come li chiama Rosa, e sia cancellato il loro nome e la loro memoria, e poi le guerre e l’assedio di Gerusalemme.
    Chi sono dunque queste donne e questi uomini della famiglia Hermosa, ebrei sefarditi? Merkada e Rafael, prima di tutti. Il loro primogenito, l’affascinante Gabriel, è sposato con Rosa, una donna brutta e ignorante- lei stessa dice sempre, senza vergognarsi, che aveva pulito i gabinetti degli inglisi per sfamare se stessa e il fratellino. Ma perché mai Merkada aveva scelto proprio Rosa come moglie del suo primogenito? Perché lui aveva perso la testa per una askenazita dagli occhi azzurri e i capelli d’oro: un matrimonio con lei era del tutto impensabile e, quando Gabriel si era intestardito, suo padre Rafael era morto d’infarto. Ecco l’inizio della maledizione, la colpa che Gabriel avrebbe dovuto espiare per tutta la vita. Ecco la punizione di una moglie non degna di lui e che lui non avrebbe mai amato.
Povera Rosa a cui non era sembrato vero essere scelta per entrare nella famiglia Hermosa senza immaginare quali bocconi amari avrebbe dovuto inghiottire, avvicinata dal marito solo per ubbidienza al dovere coniugale. Poi era nata Luna, la bambina più bella che si fosse mai vista, e suo padre Gabriel se n’era innamorato, l’aveva viziata e coccolata, lei gli aveva ridato la gioia di vivere. Luna con i riccioli rossi, gli occhi verdi e la pelle candida, adorabile con il padre e pestifera con la madre. Trattata come una principessa anche dopo la nascita delle due sorelline. Luna che amava i bei vestiti e le attrici di Hollywood, che si annoiava a sentir parlare della guerra, che sognava il Principe azzurro, che credette di averlo trovato sposando David, che avrebbe messo al mondo una bambina dandole il nome del padre, Gabriela. E la doppia maledizione continua, la maledizione di uomini che non amano la moglie e di figlie che non amano la madre. Eppure non è tutto superficialmente facile. Sotto l’apparenza della bella coppia, si sono sposati per amore, David e Luna? Che cosa nasconde David del suo passato? E Luna, così ritrosa e fredda, incapace di donare il suo corpo al marito e di prendersi cura della bimba che le assomiglia come una goccia d’acqua?


     Il romanzo di Sarit Yishai Levi, senza essere un libro eccezionale, ha il fascino di tutte le grandi storie di famiglia. Piace l’alternarsi di narrative- all’inizio la piccola Gabriela chiede ad una zia di rivelarle i segreti della sua famiglia ed è da lei che ascolta alcune parti, poi le vicende si susseguono in un racconto più tradizionale con un narratore onnisciente che a tratti ci rivela dettagli di cui abbiamo già sentito parlare e infine è Gabriela stessa a terminare questa lunga storia di amori e odi e rimpianti e guerre, di felicità domestiche e di inferni fra le quattro mura, di prosperità economica quando il negozio della famiglia Hermosa è il più raffinato del mercato e di povertà nera quando non c’è più niente da vendere e non ci sono più compratori. E’ un romanzo che si legge facilmente, a tratti ci ricorda Meir Shalev e il realismo magico israeliano, e, come sempre avviene quando i personaggi sono tanti, parteggiamo per l’uno o per l’altro, attendiamo le mosse dell’uno o dell’altra- segno che la scrittrice ha saputo catturarci con la malia della sua narrazione.


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