sabato 13 gennaio 2024

Stefano Amato, “L’ultima candela di Krujë” ed. 2023

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                                  Voci da mondi diversi. Albania

                                                     romanzo storico

Stefano Amato, “L’ultima candela di Krujë”

Ed. Neri Pozza, pagg.233, Euro 18,00

 

     1450. Krujë, la vecchia capitale dell’Albania, situata in una splendida posizione, come una vedetta sulle montagne. C’è tuttora, il castello di Krujë, restaurato e sede di un museo dedicato all’eroe nazionale, Gjorgi Kastriota Scanderbeg. Figlio del principe Giovanni Kastriota, dopo che questi fu sconfitto dagli ottomani Gjorgi venne mandato come ostaggio alla corte del sultano. Dopo averne conquistato la benevolenza, ricevette il nome di Alessandro (in turco Iskander) e il titolo onorifico di Beg insieme alla nomina di governatore di Krujë- da qui Iscanderbeg o Scanderbeg. Un eroe che è diventato un mito, un uomo carismatico di gran valore, possanza fisica, coraggio, che dedicò tutta la sua vita a combattere i turchi, costante minaccia per il suo paese.

    Sono vent’ anni di guerra continua, quelli del principe Scanderbeg. Ed è durante un sanguinoso attacco a Krujë che nasce una bambina, Hënëza. Nasce per restare subito orfana ed essere affidata alle cure di una serva a servizio di Scanderbeg e della principessa sua consorte.

Krujë

    Stefano Amato, cresciuto nella comunità arbëreshë in provincia di Cosenza, ricostruisce per noi il passato dell’Albania, il paese che si affaccia sull’Adriatico, proprio di fronte a noi, e che ha avuto legami stretti con gli Aragonesi del Regno di Napoli.

    C’è una doppia trama nel romanzo. Una, più prettamente storica che anticipa e prepara quella più personale che ci porta in Italia, in un esilio che ci ricorda da vicino quello più recente del 1991.

Si combatte sotto la guida di Scanderbeg, i giovani partono per la guerra da cui torneranno in pochi, a Krujë restano le donne, giovani madri rimaste vedove, e gli orfani. Scanderbeg avrà un figlio maschio che ritroveremo alla fine in Italia, fuggito anche lui in esilio lasciando a Hënëza, sua compagna di giochi, una preziosa spilla con l’aquila a due teste, simbolo dell’Albania.


    La seconda storia è una vicenda d’amore in tempo di guerra. Il giovane di cui Hënëza è innamorata non si può sottrarre alla chiamata per difendere il suo paese- dopotutto anche quella è una decisione dettata dall’amore. Difendendo il suo paese, difende anche la fanciulla che ama. La quale, però, non aspetterà il suo ritorno. È la madre adottiva a decidere per lei, si unirà a quelli in fuga verso l’Italia usando dei sotterfugi che lascio al lettore scoprire.

     Inizia così la seconda vita della bella Hënëza, una vita di sradicamento e di perdita dell’identità e della propria lingua- quello che più o meno avviene a tutti i profughi che hanno abbandonato tutto nella speranza di una vita migliore.


    Ed è nella Calabria Citra che si stabilisce una piccola comunità albanese, dapprima invisa agli abitanti del posto e dei signori di quella terra che arrivano poi a capire come volgere a proprio vantaggio quello che sentono come un pericolo, un’invasione di persone rozze, barbare, che parlano una lingua incomprensibile. Certi modelli di comportamento si ripetono nei secoli, così la paura per “l’estraneo” e la diffidenza per tutto quello che non si conosce e che si avverte come diverso da noi.

    Gjorgi Kastriota Scanderbeg non è un eroe molto conosciuto, anche se una sua statua equestre si erge a Roma in piazza Albania e strade  e piazze sono a lui intitolate in parecchie città italiane. Eppure vale la pena di farlo uscire dall’ombra, di ricordare il suo valore  e le sue imprese, di restituire a tutti gli albanesi, quelli in patria e quelli emigrati in Italia, l’orgoglio per una figura di grande valore. Ecco perché leggere il libro di Stefano Amato.

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A breve seguirà l'intervista con lo scrittore.



 

 

 

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