lunedì 29 gennaio 2024

Judith Hermann, “A casa” ed. 2024

                                            Voci da mondi diversi. Area germanica


Judith Hermann, “A casa”

Ed. Fazi, trad. Teresa Ciuffoletti, pagg, 156, Euro 18,00

    La parola tedesca- daheim-, come l’inglese at home, ha un significato sottilmente diverso dal nostro a casa. Ha un valore più intimo, implica sentirsi bene in un luogo, essere in pace con se stessi.

    La protagonista senza nome del romanzo di Judith Hermann si è trasferita da poco in una località sul grigio mare del Nord, lì inizierà una nuova vita, lì si sentirà a casa, ricominciando da capo. Lavorerà nel pub del fratello, non sarà del tutto sola. Farà amicizia con la sua vicina, una persona estroversa e allegra, capace di nuotare in mare sfidando la temperatura dell’acqua. Inizierà una storia che sembra più di sesso che di sentimenti con il fratello della vicina di casa, un allevatore di maiali, si sforzerà di capire l’insolito legame tra suo fratello, vicino alla sessantina, e una strana ragazza poco più che ventenne che racconta storie incredibili su di sé- di una madre che la teneva rinchiusa in una cassa, di se stessa che giocava a carte dentro quella cassa.



    C’è una cassa anche nei ricordi del passato della protagonista- una volta aveva accettato di fare una prova con un mago che le aveva offerto un lavoro, lei doveva fare la parte della donna tagliata in due e si lasciava chiudere in una cassa. In definitiva aveva rifiutato di seguire il mago e sua moglie a Singapore e si era chiesta quale fosse il loro vero intento. Noi lettori continuiamo a interrogarci sul significato di queste casse che appaiono nei ricordi di due personaggi femminili- prigionia? limitazioni interiori? Incapacità o impossibilità di essere se stessi?

    E tuttavia il filone più importante dei ricordi del passato della protagonista senza nome è quello che ruota intorno all’ex marito, un collezionista o accumulatore compulsivo, e alla figlia Ann, in giro per il mondo per fare non si sa che, che ogni tanto si mette in contatto con la madre via Skype. Nella solitudine della casa sul mare del Nord, tra la paura per una porta che viene trovata aperta e quella per un animale- una martora?- che sfugge alla trappola posta per lei, la donna pensa costantemente al marito e alla figlia, scrive lettere a lui, con un affetto e una confidenza, con la complicità che nasce dagli anni passati insieme e dalle esperienze condivise, che stridono con il nuovo rapporto con l’allevatore di maiali.


    “A casa” racconta la storia di una donna che prova ad incominciare una nuova fase, senza dimenticare un passato che l’ha arricchita ma senza lasciare che questo le sia di intralcio. Lo stile è asciutto, senza sentimentalismi, con l’uso di un linguaggio quotidiano. Succede molto poco nel libro. Se cercate movimento ed azione, questo libro non fa per voi. C’è la calma tranquilla comunicata dal paesaggio piatto, la contentezza di una semplice festa, il piacere di osservare i cambiamenti della luce, perfino l’apprezzamento per gli odori della campagna, che non sono affatto profumi se pensiamo al lezzo dei maiali.


 

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