lunedì 26 dicembre 2022

Jonathan Coe, “Bournville” ed. 2022

                          Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda

                               la Storia nel romanzo

                                               Jonathan Coe, "Bournville"

Ed. Feltrinelli, trad. Maria Giulia Castagnone, pagg. 432, Euro 22,00

 

   Il giorno della vittoria (8 maggio 1945)

   L’incoronazione della regina Elisabetta II (2 giugno 1953)

   Finale dei Mondiali di calcio (30 luglio 1966)

   L’investitura del principe di Galles (1 luglio 1969)

   Il matrimonio di Carlo e Lady Diana Spencer (29 luglio 1981)

   Il funerale di Diana, principessa di Galles (6 settembre 1997)

   Settantacinquesimo anniversario del Giorno della Vittoria (8 maggio 2020)

La storia di quasi un secolo della Gran Bretagna attraverso quattro generazioni di una famiglia in sette capitoli che fermano un giorno importante nel fluire della Storia. Sono tutti giorni memorabili, tranne quello dell’investitura del principe di Galles che, però, forse adesso che è diventato finalmente re a 53 anni di distanza, si può considerare tale. È singolare e probabilmente del tutto casuale che le date siano tutte giorni tra la primavera e l’estate, mentre non è casuale di certo che l’evento di ben quattro su sette coinvolga un membro della casa regnante- la monarchia è fondamentale in Gran Bretagna, gli inglesi si appassionano alle vicende dei sovrani anche se questo sarà un argomento di pallide discussioni e di dissidio nella famiglia che è protagonista del romanzo che inizia e finisce nello stesso giorno a distanza di 75 anni. Inizia con un’atmosfera gioiosa per la fine dell’incubo della guerra, con voglia di fare e di guardare al futuro e finisce nel lutto per una morte, nell’incertezza del presente e del futuro, nell’incubo non ancora terminato di un’altra guerra, questa volta contro il virus arrivato dalla Cina. La ruota del tempo gira, il cerchio si è chiuso. Poi…chissà.


    C’è profumo di cioccolato in “Bournville”. Soltanto durante la guerra la fabbrica del famoso cioccolato Cadbury aveva sospeso la produzione per unirsi allo sforzo bellico. Mary, bambina di dieci anni alla fine della guerra, avrebbe fatto trovare ai suoi figli una tavoletta di cioccolato ogni giorno, al ritorno da scuola. E avrebbe continuato, nonostante le loro proteste, anche quando erano diventati adulti. Il padre di Mary aveva lavorato alla Cadbury e suo nonno era tedesco, immigrato in Inghilterra. Il cioccolato e i rapporti con la Germania sono due leit-motiv lungo tutto il libro. Perché il loro significato si amplia, ci fornirà indizi per aiutarci a capire il perché della Brexit dietro cui si cela un nazionalismo insulare.


    Le divergenze erano sorte subito, quando l’Inghilterra era entrata nell’Europa. Agli inglesi il gusto del loro cioccolato sembrava squisito, ma agli europei non piaceva. C’erano troppi grassi vegetali nella cioccolata inglese, non rispondeva agli standard europei- le conseguenze della ‘guerra del cioccolato’ si possono facilmente intuire. Così come la perdita dei posti di lavoro quando l’Inghilterra si era ritirata dall’Europa. Ma questo avverrà molto avanti nel romanzo, quando già lo scrittore lancia frecciate contro il giornalista dalla zazzera bionda che sarebbe diventato il primo Ministro- a lui la responsabilità di gestire la pandemia.

    Il capitolo riservato ai Mondiali di calcio, con la finale Inghilterra-Germania dell’Ovest, approfitta dei legami famigliari con i cugini arrivati dalla Germania per assistere alle partite per mettere in luce l’inimicizia mai sopita tra i due paesi. Inimicizia che va di pari passo, per alcuni membri della famiglia, con il disprezzo e l’odio per gli stranieri immigrati, soprattutto per quelli di colore. Quando uno dei figli di Mary presenterà la fidanzata in famiglia, la nonna dirà, “è nera come l’asse di picche!” e il suocero non le rivolgerà mai la parola. D’altra parte Mary non oserà mai dire al marito che, non solo uno dei loro figli ha sposato una donna di colore, ma un altro, il minore, il musicista, è gay.


   Mentre il mondo cambia, la tecnologia si fa strada, con il televisore dapprima (proprio come in Italia, tutto il vicinato si raduna davanti al fortunato proprietario di un televisore), con il frigorifero, e poi con il computer e il cellulare, gli inglesi si incantano davanti agli schermi per vivere dentro il loro film- ore e ore per assistere all’incoronazione della giovane Elisabetta, e poi il matrimonio di Diana (le voci degli spettatori sono come un coro che commenta a lato), il suo funerale quando era diventata ‘la principessa del popolo’.

    Anche per noi lettori è stato come vedere un film, riconoscendo alcune scene, apprezzando la novità di altre con uno sguardo ‘dall’interno’, seguendo passo per passo il progredire della modernità. E però ci è mancata la brillantezza dei primi romanzi con cui abbiamo conosciuto Coe, “La casa del sonno”, “La famiglia Winshaw”. Ci è mancata la grinta, il tono graffiante che non faceva sconti a nessuno. Gli anni passano- le vicende di “Bournville” ne sono una prova.

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1 commento:

  1. davvero interessante dal punto di vista storico la tua recensione... grazie

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