martedì 13 dicembre 2022

Henri de Montherlant, “La reine morte”

                                                     Voci da mondi diversi. Francia

             dramma

Henri de Montherlant, “La reine morte”

Ed. Hachette, pagg. 109, Euro 5,99 (formato kindle. La mia vecchia edizione nei mitici Livres de Poche non esiste più, c’è però anche una edizione inglese)

      Ho sentito parlare di Inés de Castro più o meno ogni giorno, durante il mio viaggio in Portogallo. Il che è straordinario, perché Inès de Castro è morta a trent’anni, nel 1355, fatta assassinare dal suocero, re Alfonso IV.

    Inés de Castro è protagonista di una storia d’amore, una di quelle storie alla ‘Romeo e Giulietta’, tanto più affascinanti e memorabili perché tragiche, perché non c’è niente che susciti emozione come amore e morte. L’erede al trono di Portogallo, don Pedro, si era perdutamente innamorato di Inés quando questa era la dama di compagnia di sua moglie Costanza, ma solo dopo la morte di Costanza il loro legame era stato svelato a tutti. E naturalmente re Alfonso si era opposto al matrimonio del figlio con una donna che era anche una figlia illegittima, senza sapere che i due erano già sposati di nascosto. Per ridurre il figlio all’obbedienza re Alfonso aveva dato ascolto ai suoi consiglieri facendo uccidere Inés. Ne era seguita una guerra civile tra padre e figlio e, quando don Pedro aveva ereditato il trono, aveva fatto riesumare la salma- era il 1360. In una cerimonia molto macabra, aveva incoronato Inés regina obbligando più di 300 notabili del regno a sfilare davanti al cadavere vestito con uno sfarzoso abito viola e a baciarle la mano. La mano di uno scheletro.


     Sui miei scaffali ho trovato il dramma in tre atti di Henri De Montherlant, “La reine morte” (la data in prima pagina indica che l’ho letto nel 1964, confesso che non serbavo altro ricordo che il titolo)- un piccolo gioiello.

    L’autore modifica alcuni dei fatti, ma ha poca importanza. “La reine morte” è prima di tutto un dramma psicologico, uno scontro tra padre e figlio, un problema di coscienza di un sovrano che ha già troppo sangue sulle sue mani e non vuole averne altro ora che sente la sua fine avvicinarsi, un’alleanza improbabile tra donne, una grande storia d’amore.

Non c’è possibilità di intesa tra re Alfonso e il figlio don Pedro, il padre rimprovera al figlio di essere cambiato dopo il compimento dei tredici anni di età, il figlio non condivide l’atteggiamento guerriero del padre e non osa neppure dirgli che il suo rifiuto di sposare l’infanta di Navarra è dovuto al fatto che lui e Inés si sono sposati in segreto.


Perché Alfonso cerca di essere comprensivo- che sposi l’Infanta per il bene del Portogallo e che si tenga Inés per amante. E quando i suoi consiglieri gli dicono che c’è una sola maniera per salvare il Portogallo ed è uccidere Inés, Alfonso tentenna, convoca Inés, è conquistato dalla sua dolcezza. Conquista tutti, Inés. Anche l’Infanta che dovrebbe vederla come sua rivale. Anzi, l’Infanta di Navarra vorrebbe convincere Inés a salpare con lei per allontanarsi dalla minaccia che aleggia nell’aria. E qui entra in campo l’amore. Inés non vuole fuggire, Inés non può vivere lontano da Pedro. La sua sorte è segnata.

    C’è qualcosa dell’atmosfera di “Assassinio nella cattedrale” di Eliot nell’esito di un delitto annunciato, nell’assassinio di una vittima che ha un’aura di bontà e quasi di santità. E il dramma di Montherlant, in uno stile limpido e scorrevole, fa rivivere la dolce Inés per noi. Il monumento funebre in sua memoria si trova nella cattedrale di Alcobaça e i tre assassini, gravati dal peso del sarcofago su cui giace l’immagine in marmo di Inés, hanno sembianze antropomorfe. Solo delle bestie potevano uccidere una donna con il bambino che portava in grembo.





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