martedì 20 dicembre 2022

Jón Kalman Stefánsson, “La tua assenza è tenebra” ed. 2022

                              Voci da mondi diversi. Islanda

        romanzo epico


J
ón Kalman Stefánsson, “La tua assenza è tenebra”

Ed. Iperborea, trad. Silvia Cosimini, pagg. 606, Euro 21,50

 

   Islanda, fiordi occidentali. Un narratore che ha perso la memoria, che non sa chi è e perché si trovi lì. Il nostro pensiero corre a Tiresia, l’indovino cieco, ad Omero, il grande poeta cieco a cui si attribuiscono i poemi epici dell’Iliade e dell’Odissea- occorre una qualche menomazione, la cecità o l’assenza di memoria per leggere nel futuro, per diventare cantori di storie degli altri?

Perché questo è quello che fa il nostro narratore senza nome- tessere una vasta tela di piccole vicende che coprono due secoli sullo sfondo di un’Islanda che sembra non cambiare mai o, se ci sono dei cambiamenti, avvengono sempre molto lentamente e in ritardo sul resto del mondo. D’altra parte, che cosa è il resto del mondo? esiste un mondo al di fuori di questa isola di distese laviche? Per gran parte del libro sembra proprio di no, è soltanto verso la fine, avvicinandoci ai nostri giorni, che uno dei personaggi lascia l’Islanda, in cerca di se stesso e di libertà. E poi ritorna. Alle pecore, ai campi di lava, al freddo, all’isolamento, al buio delle lunghe notti. Non esiste neppure un mondo dove c’è la guerra, non arrivano notizie di atrocità da fuori dell’isola. Non per nulla è un’isola. Così lontana da tutto, così persa nei mari del Nord.


    Il narratore non riconosce nessuno, eppure tutti riconoscono lui. Quando si reca nel cimitero, si sofferma davanti alla lapide che porta incisa una scritta: “La tua assenza è tenebra”. Chi era la donna a cui erano dedicate queste parole? Come era questa donna oggetto di un amore così grande?

È la figlia della defunta ad avvicinarsi a lui e ad accompagnarlo nell’unico albergo della zona dove la proprietaria lo saluta con un calore che lascia intendere che non solo si conoscono, ma si sono amati in passato. Incomincia da qui la ridda di storie, l’accalcarsi dei personaggi sulla scena del romanzo. Perché qualunque incontro dell’io narrante è il pretesto per raccontare, per ricostruire il passato, per riandare alle origini di famiglie dalla tempra tenace- ci vuole coraggio, ci vuole forza interiore, ci vuole caparbietà per non cedere davanti agli ostacoli che la natura pone. Sono tutte o quasi storie d’amore, quelle che ascoltiamo, perché l’amore non fa distinzioni. Così la donna illetterata che manda ad una rivista un articolo sull’importanza del lombrico- del lombrico (!!!) che viene definito il pensiero di Dio-, sposata e con figli, si innamora del pastore che (anche lui sposato) si innamora a sua volta di lei, dopo solo aver letto il suo saggio, prima ancora di averla vista. Ci sono storie d’amore che durano tutta una vita, come quella della donna con la lapide che reca scritto “la tua assenza è tenebra”, ce ne sono altre che devono essere troncate per non ferire qualcuno irrimediabilmente, ci sono figli dell’amore a cui si deve dire che la madre è morta dandoli alla luce, ci sono momenti di pura felicità e lunghi periodi di disperazione. Per quale motivo giorni come questo devono finire, perché la felicità non si ferma quando ci raggiunge, così che la possiamo portare attraverso la vita come la tartaruga porta la sua casa, come uno scudo invincibile contro le frecce dell’infelicità?


   La sequenza temporale non è lineare, personaggi scompaiono e riappaiono, una colonna sonora ci accompagna mentre leggiamo- da Elvis Presley ai Beatles, a Nina Simone e a Bach, quasi un commento e una chiave di interpretazione delle storie-, una vasta tela si delinea davanti ai nostri occhi di lettori con il paesaggio dell’Islanda, terra molto amata anche se difficile da amare. E poi, da un certo punto, sembra che la Morte tiri le somme, tutti quelli di cui abbiamo letto non ci sono più. Sono morti in tanti eppure la vita continua, non importa quali e quante siano le persone che muoiono. La vita continua il suo corso come se niente fosse successo. Non si cura né della giustizia né dell’equità. E allora bisogna scriverne, bisogna tramandarli alla memoria come ha fatto Omero, e se la memoria del narratore è vuota, sarà più facile per lui ricordarli. Solo se lui ne scrive, tutte quelle persone saranno salvate dall’oblio.

     Un romanzo non facile da leggere, con personaggi dai nomi per noi strani e difficili da ricordare, ma pieno di poesia e dell’incanto di storie epiche.

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