domenica 31 marzo 2019

Ivy Compton-Burnett, “Più donne che uomini” ed. 2019


                                       Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                            un classico



Ivy Compton-Burnett, “Più donne che uomini”
Ed. Fazi, trad. S. Tummolini, pagg. 260, Euro 19,00

       Ci sono dei romanzi che lasciano indovinare, fin dalle prime frasi, la nazionalità dell’autore o dell’autrice. “Più donne che uomini” è uno di questi- squisitamente inglese in ogni sua parola, in ogni significato non detto esplicitamente, nell’uso sottile dell’arte britannica dell’understatement, nell’humour secco che- lo ripeto- può essere solamente inglese. E’ un libro fatto di dialoghi, questo di Ivy Compton- Burnett, una scrittrice così moderna che dobbiamo rileggere la sua data di nascita- 1884- per capacitarci di non aver fatto un errore. Non troverete descrizioni in “Più donne che uomini”, tocca al lettore immaginare l’aspetto fisico dei personaggi e l’ambiente in cui si muovono.
      Siamo in un collegio femminile, la direttrice è Josephine, una donna di polso. Le prime pagine ci introducono al corpo insegnante, tutte donne, come si addice ad una scuola femminile. E già, nei discorsi che intrecciano nel ritrovarsi dopo un periodo di vacanza, avvertiamo correnti di sentimenti fuori dai soliti binari, fanno pensare ad amori lesbici. E sussultiamo (il romanzo è stato scritto nel 1933). Quello di amori ‘proibiti’, tra donne o tra uomini, è una delle tracce narrative del romanzo che si innesta, però, sulla traccia più ampia dei rapporti amorosi tra marito e moglie, tra padre o madre e figli, tra ex innamorati. Il microcosmo della scuola è un covo di segreti che vengono svelati a poco a poco dopo un tragico avvenimento che sembra scoperchiare il vaso di Pandora.

      Un accenno agli altri personaggi che hanno un ruolo importante- Felix, giovane di bella presenza con tendenze chiaramente omosessuali anche se finisce per sposare una delle insegnanti della scuola; Jonathan, fratello di Josephine che è stato una sorta di tutor per Felix insegnandogli però anche altro dalle materie scolastiche (di certo il padre di Felix non ne sarebbe contento); Gabriel, figlio di Jonathan che lo ha affidato alle cure della sorella quando era appena nato; Elizabeth, vecchia amica di Josephine che assume il ruolo di governante nel collegio. Strani legami uniscono questi personaggi, è come se l’amore sia stato in qualche modo distorto, soffocato per mancanza di ossigeno. Padri che hanno allontanato i figli, una madre surrogata che ha un rapporto morboso con il figlio adottivo, fidanzati ‘rubati’ (ma che uomo è che si lascia ‘rubare’? ha senso incolpare e volersi vendicare della donna che si è presa l’uomo di un’altra?), fidanzate boicottate. E, di continuo, in battute ‘botta e risposta’, un confronto tra uomini e donne. Negli anni in cui le donne intraprendono le prime lotte femministe e si battono per la dignità di un loro lavoro, nel romanzo di Ivy Compton-Burnett sono le donne ad avere più nerbo a fianco di uomini scialbi che mancano di iniziativa.

     Può darsi che non sia immediato, per il lettore, entrare nell’atmosfera del romanzo, capirne la chiave di lettura. Dopo, però, è impossibile non godere della vivacità dei dialoghi con i loro significati nascosti, non essere stuzzicati da quanto non viene detto apertamente ma solo accennato, non provare piacere davanti alla rivelazione di segreti che avevamo fiutato. Un bel quadro d’epoca.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook.



Nessun commento:

Posta un commento