mercoledì 16 gennaio 2019

Håkan Nesser, “Morte di uno scrittore” ed. 2018


                                                            vento del Nord
      cento sfumature di giallo

Håkan Nesser, “Morte di uno scrittore”
Ed. Guanda, trad. C. Giorgetti Cima, pagg. 201. Euro 16,00

      Il famoso scrittore Germund Rein è morto in circostanze un poco misteriose. Si pensa ad un suicidio. Prima di morire (o meglio, prima di scomparire), però, ha inviato alla sua casa editrice all’estero un ultimo manoscritto con indicazioni ben precise: non deve essere pubblicato in lingua originale. Sarà David Moerk a tradurlo, come ha tradotto le altre sue opere. E, per calarsi meglio nel suo ruolo, Moerk va per sei mesi nella città di A., dove viveva Rein.
     Il romanzo di Håkan Nesser, “Morte di uno scrittore”, primo di una trilogia che è già stata trasferita sullo schermo, è del tutto diverso dagli altri dello scrittore svedese. C’è più di una morte su cui indagare, ma non ci sono i personaggi che abbiamo imparato a conoscere e ad amare, i commissari Van Veeteren e Barbarotti, protagonisti delle altre serie. La voce narrante, in “Morte di uno scrittore”, è il traduttore Moerk, suo è anche, quindi, il punto di vista- possiamo fidarci oppure no?

Le narrative sono due e due sono pure le indagini: anche Ewa, la moglie di Moerk, è scomparsa. Aveva detto che avrebbe raggiunto il suo amante: lo ha fatto? Oppure? Ascoltando un concerto alla radio, David Moerk ha creduto di riconoscere, in un colpo di tosse, la presenza di Ewa tra il pubblico. Ecco perché è ben felice del soggiorno ad A. da dove veniva trasmesso il concerto. Tradurrà Rein e cercherà Ewa.
    Presente e passato si alternano: le ore passate in biblioteca a tradurre un testo ostico e oscuro nel quale, ad un certo punto, Moerk decritta un messaggio nascosto, gli appostamenti per sorprendere la presunta Ewa, le ubriacature, l’incontro con la vedova dello scrittore morto, e poi, trasferendoci nel passato, leggiamo di Moerk e di Ewa e restiamo spaesati perché è una storia che sembra quasi ricalcare quella di Germund Rein.

    Anche il finale naturalmente è doppio (oppure è uno solo?) in questo libro di immagini specchiate che però non riesce ad appassionarci, ci fa rimpiangere la presenza arguta degli amati ispettori dei romanzi più propriamente di indagine poliziesca con la loro fredda ironia che sapeva farci divertire.

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