martedì 20 febbraio 2018

Florina Ilis, “Cinque nuvole colorate nel cielo d’Oriente” ed. 2012

                                                      Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
              love story
             il libro ritrovato

Florina Ilis, “Cinque nuvole colorate nel cielo d’Oriente”
Ed. atmosphere, trad. Mauro Barindi, pagg. 214, Euro 16,00
Titolo originale: Cincin ori coloraţi pe cerul de rasarit

Mi aveva affascinata il suo potere, con il suo modo naturale di dominare gli altri soggiogandoli. All’epoca era anche lui una marionetta, come tutti noi, quantunque per come si comportava non desse la sensazione di avere qualcuno alle spalle. Ho capito più tardi che siamo tutti dei burattini protagonisti di uno spettacolo in cui ciascuno recita il proprio ruolo, ma che possiamo diventare uomini neri per le altre marionette impegnate nel nostro stesso spettacolo o in altri addirittura, che si svolgono all’infinito sul grande palcoscenico della vita.

      Cinque personaggi per “Cinque nuvole colorate nel cielo d’Oriente”, il nuovo romanzo della scrittrice rumena Florina Ilis. Cinque personaggi invece della folla di bambini cenciosi e di ragazzini-bene che si erano impadroniti del treno delle vacanze nel bellissimo libro precedente, “La crociata dei bambini”, Tokyo come sfondo, invece di Bucarest e della Romania, un romanzo quasi schematico come un dramma del teatro Nō invece del grandioso romanzo corale che ci aveva stregato. E dei cinque personaggi, quattro sono due coppie- marito e moglie giapponesi, un rumeno che si trova in Giappone per lavoro e una donna rumena che pure lei lavora in Giappone, come accompagnatrice, o escort che dir si voglia- e uno è un robot di nome Qrin. Soltanto in un paese famoso per lo sviluppo della sua tecnologia un robot poteva diventare il personaggio di un romanzo, il sostituto moderno del Frankestein di Mary Shelley di duecento anni fa, l’anello di collegamento tra l’uomo e una qualche stirpe computerizzata che prenderà il suo posto in futuro, proprio come lo scimpanzé Carlos, nell’ultimo libro di Henning Mankell, era l’anello di congiunzione tra i nostri scimmieschi progenitori e l’uomo. A Qrin mancano i sentimenti per essere uguale agli esseri di carne e ossa (ricordate gli androidi di “Bladerunner” di Philip Dick?), per il resto…Qrin può anche morire o essere ucciso.

     Quattro personaggi parlano ognuno in prima persona nelle prime quattro parti del libro. La voce di Qrin conclude la vicenda parlando, però, in terza persona- ci pare quasi di sentire lo staccato del suono leggermente metallico della sua voce. All’inizio Darie, l’esperto di computer venuto dalla Romania, è convocato dalla polizia per identificare il corpo di una donna trovata morta: è la sua connazionale Lili, con cui Darie ha avuto una relazione? Forse sì, forse no. Lili lavorava per un’agenzia di accompagnatrici, di conseguenza non frequentava soltanto Darie. Anzi, contravvenendo alle norme del suo contratto, aveva un legame quasi esclusivo con Ken, marito di Kiyomi- la coppia giapponese del romanzo. Ma Darie era innamorato di Kiyomi. Se andava a letto con Lili, era perché Ken lo aveva spinto tra le sue braccia per allontanare da sé i sospetti della moglie, senza immaginare che pure lei lo tradiva.

   
    La vicenda segue i diversi intrecci d’amore dietro i quali ci sono le nevrosi dei personaggi, i loro complessi, i legami con la famiglia di origine, le storie delle loro vite. Pensando ancora al teatro Nō, sembra quasi che i quattro protagonisti indossino una maschera (l’unico che non ne ha bisogno è Qrin) e se la scambino, prendendo uno il posto dell’altro. E i loro movimenti sono lenti, come sul palcoscenico, come se fossero impacciati da rigide vesti di scena- la scrittrice indugia nella descrizione degli splendidi kimono indossati da Kiyomi, specialmente su quello, copiato da un antico modello, che porta nell’episodio chiave del romanzo, del gioco di carte in cui si devono completare dei versi di poesie classiche. Così c’è una certa rigidità nell’espressione dei loro sentimenti (ci stiamo avvicinando al tempo dominato dai Qrin che non provano nulla?), un certo qual distacco nell’esaminare le problematiche che inducono ognuno a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro- l’infanzia e la giovinezza in Romania per Lili e Darie, l’amore incestuoso di Ken per la madre, la crisi di identità di Kiyomi, figlia di un giapponese e di una inglese.


     Chi, come me, ha amato l’esuberante tumulto de “La crociata dei bambini”, non può non restare un poco raggelato dalla perfezione statica di “Cinque nuvole colorate nel cielo d’Oriente”. Apprezzando tuttavia l’audacia di cambiare totalmente genere, di presentarci un paesaggio nuovo, con qualcosa di antico e qualcosa di preso in prestito da un’altra cultura.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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