domenica 4 giugno 2017

Ngṹgῐ wa Thiong’o, “Un chicco di grano” ed. 2017

                                                        Voci da mondi diversi. Africa
       la Storia nel romanzo
       FRESCO DI LETTURA

Ngṹgῐ wa Thiong’o, “Un chicco di grano”
Ed. Jaca Book, trad. Marco Grampa, pagg. 312, Euro 18,00


     La data della prima pubblicazione di “Un chicco di grano” dello scrittore kenyota Ngṹgῐ wa Thiong’o è il 1967. Allora lo scrittore si faceva chiamare James Ngṹgῐ e aveva scritto il libro in inglese. Dopo essere stato imprigionato per la sua opposizione nei confronti del governo, ritornò al suo nome e alla sua lingua (quella dell’etnia kikuyu) e scelse l’esilio insegnando in varie università americane. Solo nel 2004 ha rimesso piede in Kenya. La casa editrice JacaBook ha appena ristampato il romanzo di Ngṹgῐ wa Thiong’o che era stato per anni introvabile- un peccato, perché è un libro molto bello e molto importante.
    L’inizio non è facile, non lo è spesso, nei grandi libri. In quello di Ngṹgῐ wa Thiong’o la prima difficoltà è quella di orientarsi tra i vari personaggi: siamo sconcertati dai tanti nomi, in più non abbiamo i mezzi per capire se Mugo sia un uomo (lo è) e se Mumbi sia una donna (lo è), confondiamo Kihika con Karanja, sospiriamo di sollievo quando appaiono nomi inglesi come Thompson o Robson, ci vuole un po’ prima che mettiamo a fuoco il tempo in cui si svolge l’azione. “Un chicco di grano” copre un decennio di storia del Kenya vista da un villaggio e il tempo si sposta tra il passato del periodo dell’Emergenza (1953, con il movimento dei ribelli Mau Mau) e il presente del 1963- mancano quattro giorni all’Uhuru, l’Indipendenza dall’Inghilterra, e tutti e tutto, nel passato e nel presente, convergono verso quel 12 dicembre 1963 quando Jomo Kenyatta diventò il primo presidente del paese, dopo aver conosciuto la prigione, accusato di comandare le fila dei guerriglieri Mau Mau.

    Ci sono eroi, grandi e piccoli, veri e falsi, ci sono persone comuni che non hanno la stoffa per fare grandi scelte coraggiose, ci sono donne che non hanno neppure la possibilità di scegliere, ci sono gli inglesi arroganti e sprezzanti, odiati da tutti, nel romanzo di Ngṹgῐ wa Thiong’o. La colonizzazione del Kenya è un capitolo di storia che non fa onore agli inglesi. Per Kihika (l’eroe ucciso nei giorni dell’Emergenza) la politica è vita. “E’ un uomo chi lascia che un altro gli porti via la terra e la libertà? Lo schiavo ha una vita?”, chiede Kihika. Perché questo è quello che fecero gli inglesi dai primi del ‘900. Si presero le terre dei kikuyu utilizzando i neri per coltivarle, usando maniere brutali per sfruttare questa manodopera a costo zero. I personaggi parlano spesso di un ‘giuramento’ e delle maniere forti usate dagli inglesi per far confessare che avevano prestato il giuramento e avere i nomi di chi altro lo avesse fatto.
Il movimento dei Mau Mau, sorto nel 1951, era una specie di società segreta di tipo militare con lo scopo di contrastare il colonialismo e i membri giuravano di ‘combattere per le terre che sono state prese dall’uomo bianco’. Anche Gikonyo aveva prestato il giuramento ed era passato attraverso sette campi di concentramento per sei lungi anni di prigionia. Era sopravvissuto pensando al ritorno da sua moglie al villaggio. E però l’aveva trovata con un bambino legato sulle spalle- chiaramente non era figlio suo. Le storie si intrecciano, le vicende private indissolubilmente legate a quelle pubbliche, un personaggio che si contrappone ad un altro, c’è un tradimento in amore, un tradimento nella vita pubblica, un tradimento della lealtà dovuta ad un paese - il rivale in amore di Gikonyo è un uomo che ha deciso di collaborare con gli inglesi per salvarsi, e Mugo, l’uomo che tutto il villaggio esalta come un eroe perché è intervenuto in difesa di una donna mentre questa veniva frustata, è così integro come sembra? Chi è il traditore che ha denunciato il nascondiglio di Kihika ricercato dagli inglesi? E’ l’uomo che sarà ucciso durante le celebrazioni dell’Uhuru?

    Se il lettore ha fatto fatica sforzandosi di capire, se ha dovuto interrompere la lettura per cercare in internet qualche illuminazione sulla storia del Kenya (evviva internet, evviva la curiosità), la ricompensa è, però, grande, alla fine. Perché sentiamo che dovevamo sapere e adesso ci sembra di non sapere abbastanza e vorremmo sapere di più.


    








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