domenica 20 marzo 2016

Colm Tóibín, “Brooklyn”

                                             Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
         romanzo 'romanzo'
        FRESCO DI LETTURA

Colm Tóibín, “Brooklyn”
Ed. Bompiani, trad. V. Vega, pagg. 329, Euro 11,90     2014


     Ho iniziato a leggere per curiosità, perché volevo un romanzo di uno scrittore irlandese. Dapprima ho pensato, ‘un ennesimo libro sull’emigrazione’, e immaginavo tristezza e squallore e lotta per la sopravvivenza quotidiana. Il secondo pensiero è stato, ‘che strano libro, per essere di Colm Tóibín’, perché avevo bene in mente il bellissimo “The Master” e questo era del tutto diverso. Poi sono stata catturata dalla narrazione, dallo stile piano, dai personaggi, dalla vicenda. E non mi è più sembrato strano che l’autore fosse Tóibín, anzi, mi è parso che affiorasse l’influenza del Maestro in quel raccontare la storia in maniera così discreta, usando il punto di vista di Eilis Lacey, la ragazza giovanissima che lascia la piccola città di Enniscorthy in Irlanda per andare in America in cerca di lavoro.
     Siamo agli inizi degli anni ‘50, il boom economico di mezzo secolo dopo non appare neppure nei sogni degli irlandesi, il padre di Eilis è morto, i tre fratelli lavorano in Inghilterra, a casa sono rimaste la madre, Eilis e la sorella Rose che ha un buon impiego. Un sacerdote, che vive ormai da anni in America e che è tornato per una breve visita in Irlanda, offre ad Eilis la possibilità di emigrare- le trova un lavoro come commessa e un alloggio presso una signora irlandese che accetta solo ragazze irlandesi come ospiti. La grande avventura di Eilis incomincia.

     Il melodramma non è da Tóibín. Il tono è sempre pacato, si addice alla compostezza di Eilis- la traversata è un incubo, il lavoro non la entusiasma, la solitudine le pesa, eppure, anche quando è travolta dalla nostalgia, Eilis mantiene la sua dignità. Fino a quando incontra Tony ad un ballo organizzato dalla parrocchia, la New York di Eilis è piccola come la cittadina che ha lasciato. Tony è un altro mondo, Tony è l’allegria e l’entusiasmo. Ne è innamorata Eilis? Forse sì, ma è un amore quieto che si lascia trascinare da quello più ardente di lui che è di famiglia italiana. In compagnia di Tony Eilis scopre Long Island e intanto continua a frequentare i corsi serali a cui il sacerdote generoso l’ha iscritta, si diploma: Eilis ha raccolto l’offerta di migliorare che l’America fa a tutti gli immigrati, il futuro si è spalancato davanti a lei.

    E poi le porte si chiudono, il dramma, il ritorno in Irlanda per stare vicino alla madre nel momento del dolore. Il contrasto tra i due mondi non potrebbe essere più grande e Tóibín lo sottolinea in modo sottile e ricco di sfumature. Eilis, che a Brooklyn sembrava grigia come un topolino accanto alla sfacciatezza vistosa delle altre ragazze ospiti nella stessa casa, appare circonfusa da un alone di fascino, una volta tornata in Irlanda. I suoi abiti, il suo portamento, l’esperienza del ‘nuovo’ e dell’altrove che traspare senza neppure che lei se ne renda conto, attirano gli sguardi e l’interesse. Ancor prima che ricompaia sulla scena un ragazzo che l’aveva snobbata quando lei viveva lì, capiamo che, dopo la smania iniziale di tornare alla sua vecchia nuova vita in America, Eilis sente i lacci d’amore che la trattengono, che la tentazione di adagiarsi nell’ambiente che è suo è fortissima, che sarebbe disposta ad iniziare un nuovo legame e a dimenticare Tony. Ma…c’è un ma.

     “Brooklyn” non regala emozioni forti, ma è un bel libro, un romanzo di formazione femminile in cui il tema classico del viaggio di istruzione diventa viaggio di emigrazione. A volte ci farebbe piacere che Eilis fosse meno acquiescente e più vivace, ma allora non sarebbe più Eilis, la ragazza che sceglie senza essere veramente libera di scegliere.

     Il film tratto dal libro, con la regia di John Crowley, e un’incantevole Saoirse Ronan, è ora sui nostri schermi.


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