lunedì 14 aprile 2014

Mo Yan, incontro con lo scrittore 2002

                                                      
                                                                       Voci da mondi diversi. Cina


 INCONTRO CON MO YAN, autore di "Grande seno, fianchi larghi"


 Il Festival della Letteratura di Mantova è l' appuntamento per tutti gli amanti della lettura. Il modo migliore per finire le vacanze, ha detto qualcuno. Luogo di incontri con gli scrittori, di scoperte, di confronti di idee. Sabato 7 settembre, noi di Stradanove siamo andati a sentire dialogare lo scrittore cinese Mo Yan, autore di "Grande seno, fianchi larghi", con Bruno Gambarotta. Anche nel parlare di sé e dell' inizio della sua attività letteraria  Mo Yan si esprime con la vivacità, la benevola ironia, lo humour e l' immediatezza che abbiamo trovato in ogni pagina del suo straordinario romanzo. Una personalità e uno scrittore d' eccezione.


Mo Yan non è il suo nome: come mai, esattamente al contrario di autori come García Marquez o William Faulkner, usa i nomi reali dei luoghi in cui è ambientato il suo romanzo e ha inventato, invece, un nome per sé?
       Da piccolo amavo parlare molto e la mia mamma mi diceva "ma non puoi evitare di parlare , non puoi fare finta di essere muto?". E così, quando ho incominciato a scrivere, l' ho fatto con il nome Mo Yan, che vuol dire "non parlo". Gaomi esiste veramente, però ho cambiato la realtà. In "Sorgo Rosso" avevo usato nomi di personaggi veri e poi, tornando a casa, mio padre mi aveva detto che in tanti si erano lamentati per quello che avevo scritto, magari perchè avevo detto che uno era stato ammazzato e invece era ancora vivo, e lui aveva dovuto scusarsi per conto mio. In questo romanzo tutti i nomi sono di fantasia.

Il suo è il romanzo di  un mondo, è l' immagine della Cina stessa. Il critico Lukacs ha detto che per conoscere la Francia di Luigi Filippo è meglio leggere Balzac che non le opere degli storici. Si può dire che per conoscere la Cina è meglio leggere Mo Yan che quello che scrivono gli analisti della società.
    La storia si può dividere in due: c'è la storia raccontata dalle autorità e la storia raccontata dalle persone. La prima parla sempre male della parte che ha sconfitto; la seconda è una storia più oggettiva. La storia che racconto nel mio libro è quella che ha vissuto la gente.


Dal suo romanzo si deduce l' importanza della carriera militare in Cina. Mi ha fatto ripensare a quello che era il seminario in Italia cent' anni fa, l' unica maniera per studiare per i ragazzi di bassa estrazione sociale. Anche lei, Mo Yan, è stato militare di carriera: la carriera militare è l' unico modo per uscire dal proprio ambiente?


    Quando ero piccolo la Cina era molto povera. Il ricordo che ho di quegli anni è quello del pensiero costante di riempirsi la pancia, di trovare qualcosa da mettersi in bocca. C' erano alberi a cui era stata tolta la corteccia per mangiarla. Uno dei giochi era mangiare dei pezzettini di carbone. All' epoca uno dei miraggi era entrare nell' esercito: era la garanzia di cibo e abbigliamento caldo. Era il sogno di tutti i giovani. Nell' esercito cinese non ci sono solo i militari classici, ma anche dei personaggi artistici: gruppi di ballo, di teatro, l' opera tradizionale cinese e inoltre acrobati e molti scrittori. Non credo che nell' esercito italiano ci siano tante figure così diverse. Nell' Esercito di Liberazione c' è un' università artistica, anche se è ovvio che la maggior parte fa la scuola della guerra. Ma uno dei motivi per cui esistono gli scrittori-militari è che l' esercito prevede queste figure. Adesso non sono più nell' esercito.

 E' vero che ha raggiunto il grado di colonnello?
    Avevo un alto rango, ma nella scuola degli artisti, a differenza della scuola di guerra, non c' erano gradi. Ma sì, lo stipendio era quello di un colonnello.

 In entrambi i suoi libri mi ha colpito che lo spunto iniziale sia un combattimento e poi lei ritorni sempre a quell' episodio. All' inizio di "Grande seno, fianchi larghi" c' è un capitolo stupendo sull' invasione giapponese. E' stata così importante, questa guerra Cina- Giappone?
    La guerra Cina-Giappone è stato uno degli eventi storici più importanti della storia cinese, una causa di disastri nelle famiglie soprattutto nelle campagne. La mia nonna aveva una tale paura dei giapponesi che non riusciva a trattenere la pipì quando sentiva dire che stavano arrivando i giapponesi.
Avrò avuto 8 anni, erano passati vent' anni dalla guerra, ma, quando volevamo fare uno scherzo alla nonna, le dicevamo che stavano arrivando i giapponesi e lei aveva ancora la stessa reazione. Per questo descrivo questa guerra come un avvenimento che ha avuto un forte impatto sugli anziani. Quella di Sorgo Rosso è stata una battaglia avvenuta veramente. Il mio romanzo copre 100 anni di storia della Cina e la guerra Cina-Giappone è stata una parte importante di quegli anni.


Entrambi i romanzi hanno come protagonista principale il "briccone divino", un personaggio ribelle. E' così importante questa figura?
    Queste sono storie popolari dei racconti della gente. Nella tradizione popolare non si distingue il buono e il cattivo. Nei racconti ufficiali degli anni '60 e '70 è evidente chi è il buono e chi è il cattivo, non ci sono mai dubbi. Il cattivo è storpio, o guercio, o ha proprio un brutto aspetto. Viceversa l' eroe del partito comunista è un bell' eroe giovane e forte. Di fatto, quando parlavo con mio nonno e gli chiedevo, "ma nel partito nazionalista erano tutti brutti?", lui mi diceva, "be', in realtà sono i comunisti ad essere brutti perché sono poveri e malnutriti." Nel mio libro quello che ho voluto comunicare è che siamo tutti uomini, non c'è bello, brutto, buono, cattivo. Anche il brigante di Sorgo Rosso, nel momento che arriva il giapponese è un eroe perché salva la patria. Realismo è mostrare persone che cambiano in situazioni diverse.

 C' è un argomento drammatico nel suo libro, quello della sorte delle figlie femmine. Confesso che ho pianto per la sorte delle bambine. Qual' è il suo punto di vista? Io ho potuto percepire una profonda pietà, da parte sua, per questo suo mondo.
    Questo è un problema connesso al grande numero di persone che vivono in Cina. I sociologi avevano già capito negli anni '50-'60 la gravità del problema, ma a quell' epoca non era possibile pensare che non si aumentasse di numero. Alla fine degli anni '70 e  negli anni '80 il governo ha deciso che erano necessarie delle soluzioni per il problema demografico.
Negli anni '70 si diceva: 1 figlio è poco, 2 è il numero giusto. Poi, negli anni '80, nelle città si è applicata la legge del figlio unico, mentre nelle campagne la legge è stata più elastica: se nasceva prima una femmina, si poteva avere anche un secondo figlio. In Cina non esiste un sistema sociale, perciò  gli anziani sono mantenuti dai figli e nelle campagne la voglia di un figlio maschio è per produrre un reddito maggiore. Era necessario adottare metodi brutali perché questa legge venisse osservata, perché è difficile chiedere ad una donna di non avere figli. Però se in Cina si arrivasse ai 2 miliardi di popolazione, sarebbe un peso sociale non solo per la Cina ma per tutto il mondo.

Quanti figli ha lei?
    Una figlia.

C' è ancora l' ossessione per il figlio maschio?
    Sì, nelle campagne. Per le persone con maggiore cultura, come posso essere io, non è un problema. Sì, una figlia è poco, ma è così e, se avessi un secondo figlio, forse non sarei qui, forse sarei stato licenziato. Però adesso mi sento in colpa, forse era meglio farsi licenziare e avere un secondo figlio.

 Leggendo della straordinaria forza delle donne nel suo romanzo, accanto alla debolezza maschile, mi sono domandato se questa  sia una costante nel mondo delle campagne, voglio dire, la capacità femminile di reggere la famiglia, perché è qualcosa che ho osservato anche nell' ambiente contadino in cui sono cresciuto io.
     Se in campagna, in Cina, non c' è una buona madre, la famiglia non si arricchisce. L' uomo lavora fuori, nei campi e la gestione economica della famiglia è legata alla donna. Le donne, in situazioni di difficoltà, sono più forti degli uomini.

 Com' è nato lo scrittore Mo Yan?
    Da piccolo avevo sempre fame e avevo un vicino di casa che era un intellettuale e mi raccontava di aver conosciuto uno scrittore che mangiava ravioli 3 volte al giorno. Ora, i ravioli erano il pranzo della festa, una volta all' anno, perciò ho pensato, "se mi metto a scrivere, anche io posso mangiare ravioli 3 volte al giorno". E' così che ho deciso di diventare uno scrittore.    


Ci può parlare delle tappe della sua vita?
     Quando ero bambino mi sentivo molto solo, anche se avevo molti fratelli e sorelle. Mamma e papà erano sempre fuori a lavorare. Sono stato espulso dalla scuola perché parlavo troppo e a 12 anni ho incominciato  a fare il pastore. Stavo fuori tutto il giorno, non vedevo nessuno, parlavo con le mucche o con un albero. Avevo deciso che volevo fare lo scrittore per mangiare ravioli, ma non sapevo neppure scrivere. Ho trovato un dizionario nelle immondizie a fianco della scuola ed è dal dizionario che ho imparato a scrivere. Sapevo che entrare nei militari voleva dire stare meglio e il primo lavoro che ho avuto entrando nell'esercito è stato fare la guardia. Tre ore di turno, 2 volte al giorno. Pensavo molto, mi distraevo, ma restavo immobile. Pensavo ai romanzi e ho incominciato a scrivere di nascosto, con lo pseudonimo di Mo Yan. Poi sono andato alla scuola degli artisti dell' esercito, alla facoltà di letteratura.

 Qual' è la fortuna dello scrittore Mo Yan in Cina? E' vero che il suo libro è stato censurato e tolto dalla circolazione?

    I miei libri in Cina piacciono. Soprattutto negli anni '80 Sorgo Rosso è stato qualcosa di elettrizzante per i cinesi. Anche gli altri miei libri sono stati molto letti. Ho scritto cose molto diverse che hanno suscitato discussioni. Questo libro è stato censurato: ha vinto il Premio Letteratura, una cifra molto grossa, suscitando la gelosia di altri scrittori che lo hanno denunciato, portando l' attenzione del governo su cose discutibili. Il fatto che sia stato censurato lo ha reso ancora più interessante: censurare un libro è una grandissima promozione. Peccato che la vendita clandestina non fa guadagnare niente allo scrittore.
  
Allora anche uno scrittore cinese vive dei diritti d' autore?
   Sì, è così, più un libro si vende e più lo scrittore guadagna.



Mo Yan, "Grande Seno, Fianchi Larghi"
Ed. Einaudi, pagg. 899, Euro 22,00













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