Voci da mondi diversi. Brasile
cento sfumature di giallo
Samir Machado de Machado, “Il crimine del buon nazista”
Ed.
Sellerio, trad. V. Barca, pagg. 186, Euro 14,00
Un
breve riassunto di quello che avvenne in Germania nel 1933.
30
gennaio: il presidente von Hindenburg nomina cancelliere Adolf Hitler.
27
febbraio: un incendio distrusse il Reichstag, il parlamento tedesco di Berlino.
dopo di questo Hitler abolisce l’articolo 7 della Costituzione che garantisce
la libertà dei cittadini.
22
marzo: viene aperto il primo campo di concentramento a Dachau.
23
marzo: viene approvata la Legge per gli Interventi Straordinari che di fatto
permette a Hitler di promulgare nuove leggi senza l’approvazione del
Parlamento. Inizia la dittatura.
1
aprile: inizia il boicottaggio delle imprese commerciali possedute da cittadini
ebrei.
7
maggio: viene creata la Gestapo, la Polizia Segreta di Stato.
10
maggio: oltre 25000 libri, scritti da ebrei o da oppositori politici o da
intellettuali liberali, considerati contrari allo spirito tedesco vennero dati
alle fiamme.
14 luglio. È approvata la legge per la sterilizzazione di chi è affetto da handicap fisici o mentali.
Eccoci dunque all’ottobre del 1933 in cui si
svolge il breve romanzo dello scrittore brasiliano Samir Machado de Machado, un
‘giallo a porta chiusa’ sul modello di Agatha Christie. Qui non c’è una ‘porta
chiusa’ che restringe il numero dei possibili indiziati di un crimine, ma la
limitazione è uguale: siamo a bordo del dirigibile LZ 127 Graf Zeppelin
proveniente dalla Germania e diretto a Rio de Janeiro, un gigantesco aeromobile
i cui interni potrebbero essere paragonati a quelli del Titanic. Durante la
prima cena dopo che il dirigibile ha fatto scalo a Recife, veniamo a conoscere
i passeggeri che, seduti allo stesso tavolo, saranno coinvolti negli
avvenimenti.
C’è un funzionario della Kriminalpolizei di Berlino, Bruno Bruckner, che sfoggia una piccola svastica sul risvolto della giacca ed è in viaggio di vacanza, un medico nazista sostenitore dell’eugenetica, un inglese provocatorio e un poco effeminato, una baronessa inanellata che beve un gin tonic dopo l’altro, un uomo che si offende per le insinuazioni che possa essere ebreo e che si ritira presto nella sua stanza. E poi il commissario di bordo che fa le veci di cameriere stile maggiordomo inglese, dalla onorata carriera e con un nome ‘vero’ (Kubis) come quello del comandante Eckener.
Il mattino seguente c’è un passeggero che
viene trovato morto nella stanza da bagno degli uomini, con la porta chiusa
dall’interno. Odore di mandorle amare, cianuro. Suicidio? Omicidio? Nella sua
cabina ci sono due passaporti con due nomi diversi, uno è un nome ebraico. Ci
sono anche una macchina fotografica, delle fotografie di nudi maschili, una
copia di due riviste erotiche diffuse negli ambienti underground degli omosessuali
di Berlino che raccontano dei ‘cabaret della vita’ (ne ha parlato il passeggero
inglese). Il comandante affida le indagini a Bruno Bruckner, tutti sono
sospettati- il medico perché nella valigetta aveva una boccetta di acido
cloridrico che, combinato con il blu di Prussia usato per la stampa delle
fotografie, poteva spiegare l’arsenico mortale, l’inglese perché conosceva il
morto e poteva metterlo in imbarazzo, la baronessa perché una delle fotografie
ritraeva il suo bel nipote ed era compromettente.
Poi
tutto si svolge velocemente, il tempo prima di atterrare è breve. E l’esito è
sorprendente, del tutto inaspettato.
Un
‘giallo’ singolare, acuto e ironico, che è anche una storia dell’ascesa del
nazismo e della conseguente fanatica persecuzione degli omosessuali.
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