venerdì 31 maggio 2024

Yu Hua, “La città che non c’è” ed. 2024

                                                            Voci da mondi diversi. Cina


Yu Hua, “La città che non c’è”

Ed. Feltrinelli, trad. Silvia Pozzi, pagg. 384, Euro 20,90

   Ci sono tre romanzi in questo ultimo libro di Yu Hua, uno dei più noti scrittori cinesi della nuova generazione, con un nome che è l’insieme di due cognomi- Yu, quello della madre, e Hua, quello del padre. La prima e l’ultima storia del romanzo sono speculari, la stessa vicenda vissuta e raccontata dall’uomo e dalla donna che ne sono protagonisti. Il ‘romanzo’ centrale è, invece, un affresco storico, direi quasi una storia di ‘cappa e spada’ in veste cinese, una storia di guerre tra briganti grondante sangue.

   Inizi del Novecento. Lin Xiangfu vive a Xizhen. È un uomo molto ricco che, oltre a possedere terre fertili, fa il falegname, con una abilità che lo rende famoso. Eppure nessuno sa niente di lui. Ricordano però quando è arrivato, diciassette anni prima, sotto una tormenta di neve, con una bimba piccolissima sulle spalle. Entrava in ogni casa da dove provenisse il pianto di un bambino, chiedendo che la mamma allattasse anche la sua, di bambina. L’avrebbe chiamata Lin Baijia, Lin delle Centofamiglie, “perché ha succhiato il latte da chiunque”. Chiedeva anche a tutti dove fosse la città di Wencheng (nessuno lo sapeva) e se conoscessero una donna di nome Xiaomei e un uomo che si chiamava Qiang (nessuno li conosceva).


     Il filo della storia si riavvolge indietro, alla vita precedente di Lin Xiangfu, figlio devoto che aveva perso i genitori e che si era innamorato di Xiaomei che era apparsa dal nulla alla sua casa, accompagnata da quello che diceva essere suo fratello. Il fratello Qiang se ne era poi andato e non era mai tornato a riprendere la sorella (ma era veramente sua sorella?). Questa è una storia d’amore di cui non voglio dire altro, la storia di un uomo troppo buono che si fidava troppo degli altri, forse un po’ troppo ingenuo come avviene spesso per chi non pensa che gli altri possano essere diversi. Fatto sta che Xiaomei se ne era andata (ed era la seconda volta), Lin Xiangfu si era ritrovato con una figlia e si era messo in cammino verso Sud perché voleva ritrovare la moglie.                                                                                                                            Aveva una meta, la città di Wencheng da cui fratello e sorella avevano detto di venire. L’irraggiungibile Wencheng diventa l’utopia, diventa il luogo dove l’amore fiorirà un’altra volta, dove una bambina troverà una madre, dove una spiegazione verrà data e tutto sarà appianato. Sul suo cammino, però, a Xizhen che non era Wencheng, il nostro Lin Xiangfu trova un amico, e forse l’amicizia vale di più dell’amore, e noi seguiremo questa seconda puntata della storia della sua vita.

simbolo della doppia felicità

   La seconda storia, che è la controparte di questa, è dal punto di vista di Xiaomei, sposa bambina, sposa ripudiata, sposa ripresa dal marito. E come era finita nella casa di Lin Xiangfu? Era veramente una madre snaturata che aveva abbandonato la sua bambina?

   Tra le due storie, collegate e separate, la Cina turbolenta degli inizi del ‘900 con guerre tra bande di briganti, saccheggi e stupri, violenze inaudite che ricordano quelle descritte da Mo Yan ne “Il supplizio del legno di sandalo”, rapimenti a scopo di riscatto, orecchi mozzati restituiti alle famiglie, tutta una serie di orrori che mettono in risalto la bella figura di Lin Xiangfu e del suo amico.

    Non troviamo, in questo romanzo di Yu Hua, il tono grottesco e paradossale che era la caratteristica dei suoi libri precedenti, ma il cambiamento piace proprio per questo. Piace leggere la quotidianità di due storie d’amore, di legami profondi di amicizia e di lealtà, piace leggere della vita comunitaria della cittadina di Xizhen, tanto più che questi valori sono fortemente contrastati dall’ondata di violenza che sembra travolgerli.  


 

    

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