mercoledì 7 giugno 2023

Gilles Marchand, “Il soldato perduto” ed. 2023

                                             Voci da mondi diversi. Francia

                                              prima guerra mondiale


Gilles Marchand, “Il soldato perduto”

Ed. Neri Pozza, trad. Sonia Folin, pagg. 172, Euro 17,00

    Una storia d’amore. Una storia di guerra. Una storia d’amore e di guerra non può che essere tristissima e, tuttavia, può anche riempirci il cuore, se vogliamo credere che, dopo tutto, esiste l’amore per sempre.

    1925. Parigi. Il narratore ha appuntamento in un ristorante con la signora Jeanne Joplain. Gli avrebbe dato l’incarico di trovare suo figlio Emile disperso in guerra. Non aveva più sue notizie dal 1916. Lei, però, sapeva che lui era vivo e non si sarebbe arresa.

   Qualcosa sul narratore, prima. La sua guerra è stata breve. Aveva perso una mano quasi subito, nel 1914. Era ovvio che non poteva più combattere, ma poteva ancora rendersi utile, ovunque ci fosse bisogno di un invalido volonteroso nelle zone di guerra. Dopo la fine del conflitto si era occupato di ricerche per riabilitare i militari che erano stati fucilati “per l’esempio”.

    Qualcosa su Emile Joplain. Di famiglia altolocata, si era innamorato giovanissimo di Lucie Himmel, la ragazzina alsaziana che faceva la servetta presso sua nonna. “Bello come un principe e un poeta”, come lo descriverà in seguito Lucie a tutti quelli a cui chiedeva di lui.

   Qualcosa su Lucie Himmel che i genitori avevano mandato a servizio a quattordici anni, sperando in un futuro migliore per lei. La famiglia di Lucie era come quella di tanti altri in Alsazia- erano nati francesi, poi diventati tedeschi: a chi dovevano fedeltà? Chi era il loro nemico? D’altra parte i soldati francesi stessi si facevano la stessa domanda- perché combattevano per restituire l’Alsazia alla Francia? Lo volevano veramente, gli alsaziani?


    Era chiaro che l’amore tra Emile e Lucie era impossibile. Era chiaro che Madame Joplain si sarebbe opposta, che Lucie sarebbe stata rispedita a casa. Emile non si era dato per vinto. Poi era scoppiata la guerra.

    Inizia la ricerca del narratore che deve subito affrontare il silenzio di Madame Joplain riguardo a Lucie. Perché chiedere di lei? che c’entra Lucie? Quella è una vecchia storia. Non è vero che il figlio scriveva ogni giorno lettere a Lucie, era a lei che scriveva. È una ricerca che sembra il gioco del domino, passa da una testimonianza all’altra, da qualcuno che ha incontrato Emile in un posto e racconta un frammento della sua vicenda facendo il nome di un altro commilitone che lo ha conosciuto e che forse ne sa di più, a questo e poi ad un altro ancora e ancora ad un altro. E intanto un’altra figura emerge costantemente da queste storie e già il narratore ne aveva sentito parlare- quella della Figlia della Luna che di notte vagava nella ‘terra di nessuno’, avvicinandosi ai corpi dei soldati feriti o morti. Cercava il fidanzato bello come un principe, un poeta, sembrava passare indenne tra i proiettili nemici, i soldati moribondi pensavano di aver visto la Madonna.

    Che fine aveva fatto Emile? Era vivo ed era partito per il Canada o era morto? E che fine aveva fatto Lucie? Le ricerche durano più di quindici anni, durano fino a quando nessuno può più credere che la guerra che doveva mettere fine a tutte le guerre sia servita a qualcosa, e la risposta alle domande arriva per caso, nel racconto epico di un fisarmonicista cieco che sembra essere un novello Omero.

memoriale di Vimy

    “Il soldato perduto” è un romanzo sull’insensatezza delle guerre, sul sacrificio immane e inutile di milioni di vite umane, sullo stravolgimento dell’esistenza e sull’inganno del patriottismo, di quel dulce et decorum est pro patria mori . E’ anche un romanzo sull’amore che rende forti, bisogna credere nell’amore- ecco, per amore si può anche donare la propria vita. E, come contrappunto alla storia di Emile e Lucie, c’è quella del narratore con Anna. Quanto tempo sprecato, quanto tempo non vissuto insieme, senza pensare che si deve cogliere il momento perché non si sa che cosa il destino abbia in serbo.

    Crudele e poetico, molto bello.

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