venerdì 21 maggio 2021

Gong Ji-Young, “Our happy time”

                                                               Voci da mondi diversi. Corea

         love story

Gong Ji-Young, “Our happy time” (fuori stampa nell’edizione italiana)

Ed. Short Books, pagg. 273, Euro 3,99 (ed. kindle)

 

      Un titolo insolito per un libro in cui uno dei due protagonisti è rinchiuso in una cella nel braccio della morte, in attesa dell’esecuzione. Il significato di quella ‘felicità’ si chiarirà a poco a poco, per quanto incredibile e difficile da accettare per chi legge.

    Yujeong, sulla trentina, appartiene ad una famiglia ricca di Seoul, ha tre fratelli più grandi, una madre che non desiderava un quarto figlio e con cui lei è in perenne conflitto. In passato Yujeong ha avuto una breve fama come cantante, ha studiato in Francia dove ha preso una laurea ‘facile’, di quelle che i soldi possono comprare. Di notte passa da un bar all’altro. Ha cercato di suicidarsi tre volte. Forse non voleva veramente morire, visto che non ci è mai riuscita?

     Yunsu è un criminale, ha stuprato una ragazzina e ha ucciso una donna per derubarla. Aveva dei precedenti penali prima di finire nel braccio della morte. Nessuno può salvarlo di certo dalla morte.

    La ragazza dissoluta che cerca la morte e il giovane condannato a morte si incontrano tramite una suora, zia di Yujeong, il terzo personaggio importante del romanzo. Suor Monica è una donna generosa dalla religiosità né di facciata né convenzionale, anche se a tratti ci sembra stucchevole. È lei che propone a Yujeong, se proprio non vuole andare in terapia, di accompagnarla nella sua visita settimanale in carcere. E Yujeong, dapprima riottosa, acconsente.


     La narrativa è duplice e affidata a due voci- molto più lunga e dettagliata quella di Yujeong, più breve quella delle pagine del taccuino di Yunsu. La vita della tipica ragazza viziata e piena di soldi, con qualcuno sempre pronto a tirarla fuori dai guai e ad offrirle soluzioni alternative e quella di un ragazzo cresciuto in miseria estrema con un padre ubriacone e violento, una madre che se ne era andata di casa, un fratellino diventato cieco a causa di un pesticida che il padre sciagurato gli aveva fatto bere. Casa di lusso e viaggi all’estero per Yujeong, orfanotrofi e la strada per Yunsu e il fratello. Yujeong ha cercato ripetutamente di suicidarsi perché non ha mai superato il trauma di qualcosa che le è successo quando aveva quindici anni- l’omertà famigliare era quella che lei non riusciva a perdonare. Yunsu attende di morire, senza sapere quando, perché i crimini peggiori sono venuti dopo una serie di furti e violenze- quali altre possibilità avrebbe avuto in una società indifferente? Il fratello psichiatra di Yujeong spiega, in maniera alquanto didattica, come a violenza risponda violenza, come da un ambiente degradato non possa venire fuori altro che un criminale. Come si spiega, però, la violenza, occultata, taciuta per connivenza e per comodo, che si esercita in altre sfere? È l’ipocrisia il peggior peccato?


    L’andamento della trama è prevedibile. Giovedì dopo giovedì, i due protagonisti cambiano nel loro atteggiamento. L’una si abbassa, per così dire. L’altro si innalza. Si amplia il loro campo di comprensione. Cadono i pregiudizi dell’uno e dell’altra. Nasce un sentimento- di amore?- facilmente comprensibile. Si apre per ognuno di loro la nuova dimensione del perdono. E intanto entrambe le verità delle loro vite vengono svelate.

     Il significato del romanzo è chiaro, perfin troppo chiaro. Gli esseri umani non sono o bianchi o neri. Non esiste persona interamente buona o interamente cattiva. Perfino la colpa può non essere assoluta, così come il vero e il falso sono elusivi, separati da un esile tratto di confine. Per questo il messaggio contro la pena di morte è fortissimo e il libro ha ricevuto un premio speciale da Amnesty International.


    “Our happy time” non è un romanzo del tutto convincente, a volte ci irrita il tono quasi misticheggiante e la melodrammaticità della situazione. La lettura è però scorrevole, con il personaggio maschile più attraente di quello femminile- fino alla fine preghiamo anche noi, con Yujeong, che qualcosa cambi, che l’esecuzione venga sospesa. 




   

 

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