giovedì 22 novembre 2018

Michel Bussi, “La doppia madre” ed. 2018


                                                       Voci da mondi diversi. Francia
                                                        cento sfumature di giallo


Michel Bussi, “La doppia madre”
Ed. e/o, trad. A. Bracci Testasecca, pagg. 416, Euro 15,90

     Due madri. Anzi, a dire il vero, più di due madri in questo nuovo romanzo di Michel Bussi che sembra ruotare intorno al tema della maternità, coinvolgendo tutti i personaggi femminili- l’ispettrice Marianne Augresse che sente ticchettare l’orologio biologico e vuole disperatamente trovare un uomo che la metta incinta, la sua amica Angélique che le confida di non poter più avere bambini dopo un incidente che le ha causato un aborto, e poi le due madri del piccolo Malone (e diventeranno poi tre, alla fine). Malone va dicendo che la mamma con cui sta, quella che gli fa le coccole e lo porta all’asilo, che lui chiama ‘mamma-da’ (forse sarebbe stato meglio lasciare il francese ‘maman-da’ per l’assonanza con il nome della donna, Amanda), non è la sua vera mamma. Ma chi crede a un bambino di tre anni? Dice tante cose che sembrano le storie che i bambini si inventano, Malone. Parla di una casa affacciata sul mare, di un castello, di un razzo, di orchi. Dice che il suo peluche Guti (sembra un topo, che animale è mai?) gli racconta le storie e sembra sicuro di quello che dice. Soltanto lo psicologo scolastico Vasil gli crede, guarda i suoi disegni con occhio attento e prende l’iniziativa di andare a denunciare il caso alla polizia. Gli succede come a Malone: nessuno gli presta orecchio, Marianne Augresse e il suo vice (un gran bell’uomo, in apparenza marito e padre perfetto, finché si scopre che non è così, toccando il tasto dolente dell’assenza dei padri nelle famiglie) sono impegnati nella ‘caccia al ladro’.
scena dall'adattamento televisivo del libro

     Una banda di tre ladri ha fatto un colpo grosso svaligiando negozi di articoli di lusso griffati a Le Havre. Nell’inseguimento due sono morti, un uomo e una donna, come Bonnie e Clyde, uno è rimasto gravemente ferito ma è riuscito a fuggire e la refurtiva è letteralmente scomparsa. C’era una quarta persona coinvolta? Come hanno fatto?
     I filoni sembrano essere due, indipendenti l’uno dall’altro, ed è chiaro che il pericolo per Malone contro cui lo psicologo mette in guardia viene sottovalutato. Finché di Vasil resta solo un corpo carbonizzato.
    
Michel Bussi è un maestro nell’arte di raccontare una storia tenendoci con il fiato in sospeso. Sa toccare le corde più diverse- quella del genere poliziesco, ricca di enigmi, suspense, colpi di scena, inseguimenti e scene di crudeltà che aumentano il livello di tensione perché a questo punto, sapendo che in qualche maniera il bambino è coinvolto, tremiamo per la sua vita, quella più prettamente femminile con desideri di maternità frustrati, dolori che solo una madre può aver provato, rabbia nei confronti di chi è indegno di essere madre, e infine quella che ci fa intenerire, la vicenda di un bambino di tre anni a cui si cerca di rubare la memoria, sostituendo i suoi ricordi con altri fabbricati apposta, un bambino con un peluche che è un aguti- un animale che ha una sua storia pertinente con quella finora narrata- e che è la memoria stessa del piccolo Malone.
    Il thriller di Michel Bussi ha un altro pregio, oltre ad essere una piacevolissima lettura: c’è un lieto fine, una volta tanto. Anzi un doppio lieto fine inaspettato, a sorpresa.

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