Voci da mondi diversi. Malesia
seconda guerra mondiale
romanzo di formazione
Tan Twan Eng, “Il dono della pioggia”Ed.
Neri Pozza, trad. Chiara Vatteroni, pagg. 496
, Euro 20,90
Era stata un’indovina a dire a Philip
Hutton che lui aveva il dono della pioggia. Che cosa voleva dire nell’isola di
Penang, in Malesia, avere il dono della pioggia? I monsoni portavano con
regolarità la pioggia e tutta quell’acqua era nello stesso tempo una
benedizione e una maledizione. La pioggia portava fertilità del terreno,
rendeva lussureggiante la foresta mentre tamburellava sulle foglie iridescenti.
Poteva però portare alluvioni e malattie, con le acque di scolo che
trascinavano immondizie e animali morti. Nel futuro di Philip c’era anche che
avrebbe causato la rovina di entrambe le famiglie a cui apparteneva.
Philip ha sedici anni nel 1939, quando tutto inizia, quando inizia il racconto della sua vita- e ormai è anziano- ad una donna giapponese che è venuta a cercarlo per portargli una lettera che arriva da un tempo remoto, scritta da Hayata Endo, che la donna aveva amato e che era stato il sensei di Philip, il suo maestro di aikido, l’amico che gli aveva insegnato la cultura giapponese, che forse era stato per lui anche più di un amico, nonostante tutto quello che era successo, nonostante avesse spaccato in due il senso di lealtà di Philip quando i giapponesi avevano occupato la Malesia.
La voce narrante dominante è quella di Philip, figlio di un inglese la cui famiglia si era stabilita dalla precedente generazione a Penang, arricchendosi con le miniere e la coltivazione della gomma, e di una cinese che aveva sposato giovanissima suo padre, già vedovo, e aveva fatto da madre agli altri tre figli di lui prima di morire di malaria quando lui era piccolo. Ma è la voce di Endo-san che racconta a Philip della sua vita prima di arrivare a Penang, pur non dicendogli tutto, è la donna giapponese a raccontare la sua, di vita, (sta morendo lentamente adesso, vittima delle conseguenze della bomba di Hiroshima), è il nonno cinese che aveva troncato ogni rapporto con la figlia che aveva sposato uno straniero a dirci di sé. Un romanzo ricchissimo, dunque, di voci, di storie, di testimonianze. Un romanzo la cui trama potrebbe essere quella di una tragedia con il protagonista che, proprio perché si sente un estraneo nella sua famiglia, proprio perché si sente ugualmente escluso dalla comunità cinese, proprio perché si sente un alieno quando coglie gli sguardi perplessi di chi non sa quale appartenenza attribuirgli, si sente così attratto dal giapponese che ha preso in affitto l’isola da suo padre e gli chiede in prestito una barca per raggiungerla. Philip deve molto a Endo-san- la disciplina dell’arte marziale che gli insegna a padroneggiare è mentale oltre che fisica, rende Philip sicuro di sé, lo trasforma in una maniera sottile che lo rende un ragazzo del tutto diverso. E però Philip non si accorge che il suo amato Endo-san ha anche un altro scopo nel coltivare la sua amicizia, che non sono solo le bellezze di Penang di cui è in cerca, durante le loro escursioni. A nulla valgono le parole del padre che lo mettono in guardia, anzi, forse ottengono l’effetto contrario. E, quando scoprirà il tradimento di Endo-san, il dolore e la delusione saranno atroci.
I giapponesi occupano la Malesia nel 1941. Nessuno se lo aspettava. Lo stupro di Nanchino ha mostrato l’efferatezza giapponese, non saranno da meno in Malesia. E infatti…Philip Hutton si trova a dover prendere delle decisioni, con chi schierarsi per salvare la sua famiglia. Di lui diranno che è un traditore, finirà per essere un traditore di ambo le parti, lui che è stato tradito per primo.
“Il dono della pioggia” non è un libro
facile, non è un libro per tutti. È un libro bellissimo che non lascia
indifferenti. È un capitolo della storia del secolo XX che ci porta sul
palcoscenico della guerra in estremo Oriente, è un romanzo di formazione
singolare con dure prove da sostenere per il ragazzo che diventa uomo in anni
difficili in cui scegliere può significare la morte di qualcuno, un romanzo
sulla ricerca di identità, sulla lealtà e sul tradimento, su legami tra
fratelli e tra padre e figli (bellissima la figura di Noel Hutton, l’uomo la
cui integrità morale merita il rispetto di malesi, cinesi e della sua stessa
famiglia), sul fascino che sconfina nel plagio dell’insegnante di valore.
Questo è un romanzo complesso e pieno di sfumature a cui continueremo a pensare
a lungo dopo averlo terminato. Così come continueremo a pensare alla casa con
le bianche colonne degli Hutton- Istana, un nome che significa ‘palazzo’-, una
delle tante case con un’anima dei romanzi di lingua inglese, simbolo di uno
splendore e di un tempo destinato a scomparire.
Nessun commento:
Posta un commento