sabato 10 aprile 2021

François Mauriac, “Groviglio di vipere”



                                           Voci da mondi diversi. Francia

              premio Nobel 1952

François Mauriac, “Groviglio di vipere”

Ed. Mondadori, non disponibile

François Mauriac, “Le noeud de vipères”

Ed. Livres de Poches, pagg. 190, Euro 7, 75 (Formato kindle 5,99)

   Quando si riprende in mano un libro a distanza di sessant’anni, il rischio è grande. Se siamo tentati da una rilettura, è probabile che ne conserviamo un bel ricordo- reggerà il nostro giudizio di bellezza, quando il tempo ci ha cambiato e le tante letture fatte hanno anche cambiato la nostra percezione di quanto leggiamo?

    “Groviglio di vipere” di François Mauriac è un libro molto bello e ci stupisce e ci addolora constatare che non sia disponibile l’edizione italiana di quello che è considerato il capolavoro dello scrittore francese che ha vinto il Premio Nobel nel 1952.

    “Ti stupirai di trovare questa lettera nel mio baule, sopra un pacchetto di titoli.” Sono le parole di apertura del romanzo- una lunga lettera indirizzata a lei, la moglie, in cui i titoli, la ricchezza accumulata durante una vita, hanno una grande importanza.


Chi scrive questa confessione che riassume tutta la sua vita è il sessantottenne Louis (al lettore di oggi fa specie che Louis dica di essere molto vecchio, come lo considerano pure tutti i membri della sua famiglia). Figlio unico di una famiglia di origine contadina, Louis aveva accolto con grato stupore la risposta affermativa di Isa alla sua domanda di matrimonio. “Sorpassava l’immaginazione, era inimmaginabile” che una signorina Fondaudège sposasse lui, la cui madre “aveva portato il foulard” in testa. Louis non aveva messo in conto che la sua ricchezza potesse avere avuto un peso nel consenso di Isa- dopotutto i Fondaudège dovevano essere ricchi anche loro. Che cosa aveva spinto la giovane moglie a fargli una confessione che gli avrebbe aperto gli occhi e lo avrebbe disamorato e allontanato da lei?

   In una confessione non si tace niente, e poi Louis si sente prossimo alla morte e non nasconde nulla. Sa di essere stato odioso, sa di esserlo ancora, sa di non essere amato da figli e nipoti, sa che se lo merita per essere stato sempre così scostante con loro- l’unica figlia che avesse amato, la piccola Marie, era morta-, sa che aspettano la sua morte per mettere mano sui soldi che lui gli ha sempre lesinato. Anzi, aveva pensato di sorprenderli tutti, nominando erede un figlio illegittimo che aveva avuto da una breve relazione, dopo che era morto in guerra il giovane nipote che Louis aveva eletto a figlio dell’anima (una storia, quella della sorella di Isa che è madre di questo nipote e che sceglie l’amore invece del denaro, diametralmente opposta ai valori della famiglia di Louis).

   Poi…il destino riserba sorprese. La morte sceglie chi vuole senza rispettare la lista di attesa. E il mondo egoista di Louis crolla. Cambia la sua visione del passato, soffre per la sua acredine, per la sofferenza che ha dato agli altri. L’uomo che è sempre stato ateo ricorda le parole della piccola Marie in fin di vita. E la lettera si interrompe senza che lui abbia potuto terminare la parola che stava scrivendo- “quello che fa male al mio cuore come se stesse per spezzarsi, quell’amore di cui conosco finalmente il nome ador…”

È infine districato quel groviglio di vipere che in un primo tempo si identificava con la famiglia di Louis e poi con i sentimenti in lotta dentro il suo cuore.

    Un romanzo di complessa analisi psicologica in cui i temi della vendetta e della ricchezza materiale sono alla fine superati da una più ampia visione finale, ma- e forse è qui la vera tragedia- sarà compresa ‘la conversione’ di Louis ad un amore di sé, degli altri, di Dio, da quelli che lo hanno conosciuto per tutta la sua vita come un uomo implacabile?

    Da cercare in biblioteca, da leggere in francese, da leggere assolutamente.



   

5 commenti:

  1. Ho obbedito: in francese c'è per kindle e l'ho scaricato.

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  2. Hai fatto benissimo. Io ne avevo una vecchissima copia in francese. Sappimi dire se ti è piaciuto quanto a me. Buona lettura

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    1. I libri suggeriti da te non mi hanno quasi mai delusa (credo che l'unica eccezione sia stata "La ragazza con la Leica", uno dei libri più brutti che mi siano capitati per le mani), per cui lo affronto con fiducia (non subitissimo: ho ancora un sacco di arretrati).

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    2. Sono andata a rivedere che cosa avevo scritto de "La ragazza con la Leica", perché non ne avevo un ricordo entusiasta. Anzi, e l'articolo me lo ha confermato: l'ho letto tardi, dopo che aveva vinto lo Strega, perché mi pareva doveroso informare i lettori. Ad un primo approccio ricordo benissimo di averlo addirittura interrotto. Ho evitato di mettere frasi elogiative, nell'articolo, è piuttosto asettico. Valeva la pena di leggerlo per sapere del personaggio e per avere un metro di misura di come vengano attribuiti i premi.

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    3. Ecco, appunto: sapere del personaggio, che invece è proprio quello che affonda sommerso dalla congerie di cianfrusaglie sparse a piene mani per tutto il libro. Se posso permettermi:
      https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2018/12/02/la-ragazza-con-la-leica/

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