mercoledì 14 aprile 2021

Colum McCann, “Zoli” ed.2007

                                Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America

       il libro ritrovato

Colum McCann, “Zoli”

Ed. Rizzoli, trad. Monica Pavani, pagg. 346, Euro 18,00

    Hanno spinto i nostri carrozzoni sul ghiaccio/ e cinto il bianco lago di falò/ così quando il freddo ha cominciato a incrinarsi/ grida di gioia si sono levate dagli hlinka. Sono le parole di una poesia di Zoli, affascinante protagonista del romanzo dell’irlandese Colum McCann, scritta anni dopo che lei, bambina, aveva assistito a una scena che mai avrebbe potuto dimenticare: i carrozzoni fatti avanzare sul lago gelato, i fuochi accesi dagli hlinka- la milizia del Partito Slovacco di Unità Nazionale dal 1938 al 1945- perché il ghiaccio si sciogliesse, grida di esultanza che salutavano la morte dei rom. E’ Zoli ormai anziana a raccontare la sua vita alla figlia, a cui si rivolge con una parola che indoviniamo affettuosa e di cui scopriamo il significato molto più avanti, chonorroeja, “piccola luna”. La storia di Zoli inizia dagli anni ‘30 e il primo lungo capitolo, che narra non solo le vicende della bambina rimasta sola con il nonno, ma pure quelle della sua gente fino al 1949, è colmo dell’incanto di un mondo scomparso. Nonostante le tragedie delle persecuzioni e delle deportazioni, adombrate in una parola oscura sussurrata come una minaccia- porraimos, letteralmente “divoramento”, l’Olocausto della seconda guerra mondiale- nelle parole di Zoli rivive con la nostalgia dell’adulta l’atmosfera comunitaria, fatta di solidarietà, di giochi infantili, di tradizioni tramandate oralmente, canzoni mutevoli secondo l’umore. Di libertà soprattutto. Libertà di una vita itinerante, ricchezza di un carrozzone che ai gadže pare una baracca e invece è una splendida casa di legno intagliato, che oggi è sotto l’ombra degli alberi e domani guarda l’acqua di un lago.

   Ma la vita di Zoli non è idilliaca, non lo è la sua personale e neppure lo è quella della sua gente: prima erano stati rinchiusi con un triangolo marrone nei campi di concentramento (più di 500.000 sono state le vittime zingare del nazismo), poi, con il comunismo, le direttive politiche erano cambiate, gli zingari, o rom, “dovevano” essere integrati. Il dramma è in questo obbligo che priva i rom della libertà per far loro il regalo del mondo della civiltà. E se la scena dei carrozzoni che sprofondavano nel ghiaccio faceva da perno alla prima parte del libro, quella in cui vengono bruciate le ruote dei carri è quella che paralizza la nostra attenzione nella seconda parte: dal ghiaccio al fuoco per eliminare il diverso. Comprendiamo allora che è il tradimento il tema centrale del libro, da parte della società che tradisce la fiducia di una gente, da parte di Zoli che, con le sue poesie e le sue canzoni e l’aver accettato di mettersi sotto le luci della ribalta, svela i segreti così gelosamente custoditi del suo popolo, da parte dell’inglese che dà alle stampe i versi di Zoli, contro la sua volontà.

    Non è strano che Zoli, nella sua fuga, finisca per unirsi al contrabbandiere italiano che la aiuta a passare le montagne verso l’Italia, figura lui stesso di romantico esiliato. Perché la vita di Enrico non è poi così diversa da quella dei rom, perché, alla domanda di Zoli sul motivo per cui, pur sapendo che era una zingara, non le avesse mai chiesto niente, Enrico ribatte con un’altra domanda- perché lei, Zoli, non avesse chiesto niente a lui, pur sapendo che non lo era.

Papusza

   Il romanzo di McCann, ispirato alla vita della poetessa polacca Papusza, ci rivela un mondo e una cultura di cui sappiamo pochissimo, sia perché - come apprendiamo in queste pagine- i rom non amano parlare di sé, sia perché non ci siamo mai curati di andare al di là delle apparenze, di quello che purtroppo vediamo e che nutre i nostri pregiudizi. E ci riesce un poco difficile far collimare le due immagini, del mondo romantico che appare in “Zoli” e di quello straccione che ci assilla nelle richieste di elemosina ai semafori, sulla porta delle Chiese, sui marciapiede delle nostre città.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook

la recensione è stata pubblicata sulla rivista letteraria "Stilos"



 

Nessun commento:

Posta un commento