lunedì 7 settembre 2020

Fouad Laroui, “La vecchia signora del riad” ed. 2020


                                                          Voci da mondi diversi. Marocco


Fouad Laroui, “La vecchia signora del riad”
Ed. Del Vecchio, trad. C. Vezzaro, pagg. 238, Euro 18,00     

    Voglia di nuovo. Voglia di cambiare. Voglia di sole e di un pizzico di esotismo. Alla fine Cécile acconsente al desiderio del marito François. Perché non comperare un riad in Marocco? e trasferirsi lì da Parigi? le domande che i due coniugi si pongono, anche se scherzose, sono tipiche di chi ha pescato a caso un biglietto della lotteria con una destinazione, senza sapere nulla del luogo dove si accinge ad andare. Che lingua parleranno in Marocco? capiranno il francese? ci sarà internet? ci sarà un'agenzia immobiliare?
     I due partono: destinazione Marrakesh. Un uomo dal nome impronunciabile e che loro ribattezzano Benoît (avete presente l'arroganza di Robinson Crusoe che chiama Venerdì l'indigeno di cui non si sforza di apprendere il nome?) li accompagna a vedere dei riad. Il suddetto Benoît è un cugino di un collega di Cécile. Non capiscono quasi niente di quello che dice, Benoît è una figura-macchietta di quello che gli europei si aspettano di trovare in un paese dell'altra sponda del Mediterraneo, sembra un imbroglione, però dovrebbe essere un tipo fidato. Oppure no?

Finché  Cécile si innamora dell'albero nel patio di un riad che sembra fatto su misura per loro. In un battibaleno firmano le carte e lo acquistano. Poi la sorpresa, proprio la prima sera che intendono dormire nella loro nuova dimora. C'è una vecchina raggomitolata su di sé in una stanza. È inutile cercare di comunicare con lei. È una squatter? come si fa a mandarla via? sono stati imbrogliati? François e Cécile tornano a dormire in albergo perché la presenza quasi incorporea di quella donna li ha inquietati.
   Se il nuovo romanzo dello scrittore marocchino Fouad Laroui avesse una partitura musicale, i tempi sarebbero 'vivace con brio, grave, andante'. Perché la parte iniziale è tutto uno scoppiettio di trovate e situazioni divertenti, di battute umoristiche. La storia della coppia francese che, con supponenza, con la forza di chi viene dal primo mondo, con la certezza di parlare una lingua che ha tutti i crismi della letteratura, è  lo specchio del comportamento di tutti i turisti nei paesi non europei. Si sentono superiori, Cécile e François, sono condiscendenti.
     Cambia del tutto il tono della narrazione nella seconda parte- 'grave'- che si innesta sulla prima, proprio come il melangolo, l'albero che ha incantato Cécile nel patio del riad, è un innesto di un pomelo su un albero di mandarini. Non ha più niente di scherzoso la storia del Marocco che leggiamo e che vuole rispondere alla domanda- che cosa ci facevano i francesi in Marocco?

 È la vecchia questione del colonialismo, del 'Grande Gioco' nel Mediterraneo che vede le potenze europee spartirsi le terre al sole. È la storia del Marocco vista dall'altra sponda, con la figura di Abdelkrim che è  un ribelle per i francesi ma un eroe per gli arabi e i berberi. Il Comandante dei Combattenti della Fede Abdelkrim suscita l'entusiasmo della sinistra francese, Ho Chi Min lo chiamerà 'il precursore', sarà  ammirato dal Che e da Mao.
     Nel  riad di rue du Hammam l' haji Fatmi ha giurato di non uscire più di casa finché gli stranieri non se ne saranno andati e suo figlio Tayeb, dopo aver combattuto giovanissimo a fianco di Abdelkrim, si arruola nell'esercito francese per sconfiggere il nazismo. Di Tayeb non si saprà più nulla.
Aspettava Tayeb la vecchina nel riad. Un vicino di casa aveva interpretato le sue parole ed era lui che aveva scritto la storia del Marocco dal tono serio che abbiamo finito di leggere e  che anche la coppia francese ha letto come se fosse una lezione- sono entrambi ‘più  vecchi e più  saggi’, ora, come l'invitato che ascolta quello che gli dice il vecchio marinaio nella ballata di Coleridge.
    Su questa storia se ne innesta un'altra ancora, scritta questa volta dall'aspirante scrittrice Cécile. Storia vera? inventata? possibile? che si vorrebbe fosse vera oppure così dolorosa che sarebbe meglio non lo fosse? Il cerchio si chiude- se tutto è  spiegato, può scomparire anche la vecchia signora che aspettava il ritorno di Tayeb per non venir meno alla sua promessa.

E giustizia poetica viene fatta, almeno in questo romanzo che sembra una matrioska. Il vecchio colonialismo delle potenze che bramano le ricchezze dei paesi del terzo mondo è finito. C'è un nuovo colonialismo turistico, quello dell'invasione da parte di persone superficiali in cerca di  sollecitazioni, senza capire che rispettare un paese significa avvicinarlo con consapevolezza e con conoscenza della sua cultura.

     Si ride, si apprende, si medita, si vede il Marocco. Un bel romanzo. 

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it

lo scrittore parteciperà al Festival della Letteratura di Mantova mercoledì 10 settembre



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