sabato 18 ottobre 2014

Roberto Ampuero, "Il tedesco dell'Atacama" ed. 2006

                                                      Voci da mondi diversi. America Latina
                                                      cento sfumature di giallo
    il libro ritrovato

Roberto Ampuero, “Il tedesco dell’Atacama”
Ed. Garzanti, pagg. 298, Euro 14,50

Un tecnico tedesco viene ucciso a San Pedro di Atacama, nel Nord del Cile. Due giorni dopo precipita il Cessna privato di un membro del parlamento cileno. Una giornalista tedesca si rivolge all’investigatore Cayetano Brulé perché indaghi sulla morte del suo connazionale che le aveva telefonato poco prima di morire: aveva delle rivelazioni da farle, qualcosa di cui la stampa doveva occuparsi. Da Valparaíso a San Pedro di Atacama, in Germania e poi di nuovo nel deserto, il detective cubano segue le tracce di un’azione criminosa di traffici illeciti di natura insospettata.



INTERVISTA A ROBERTO AMPUERO, autore de “Il tedesco dell’Atacama”

 Ci sono delle aree in cui non piove mai nel deserto di Atacama, in Cile, il nono del pianeta per estensione. Eppure ci sono delle rose che fioriscono per una notte sola, ci sono ricchezze insospettate nel sottosuolo: minerali, petrolio, litio, tesori archeologici trafugati da tombaroli privi di scrupolo. E poi l’Atacama è terra di passaggio per i narcotrafficanti dei paesi limitrofi, scarico di immondizie dei paesi industrializzati- solo gli abitanti del luogo restano eternamente poveri, ricchi soltanto della loro civiltà millenaria.



     “Il tedesco dell’Atacama”, dello scrittore cileno Roberto Ampuero, è il terzo romanzo pubblicato in Italia con protagonista Cayetano Brulé, detective per caso, perché ad un certo punto della sua vita si è ricordato di avere un diploma di investigatore rilasciato da una scuola per corrispondenza. Non è un personaggio che si dimentica, Cayetano Brulé: molto miope, sovrappeso, sempre squattrinato- e infatti l’unico aiutante che può permettersi è il giapponese Suzuki che, come primo lavoro, gestisce una friggitoria-, nostalgico dell’Avana in cui è nato e di cui rimpiange il clima, la musica, i profumi, le donne sensuali e generose che ancheggiano sui fianchi larghi. Cayetano è il primo a non prendersi sul serio e a sorridere di se stesso, e non si offende quando la giornalista tedesca dice che gli europei, abituati ai romanzi gialli e ai film polizieschi americani, non riuscirebbero neppure ad immaginare un detective del Terzo Mondo. Il caso di cui si occupa Cayetano Brulé in questo romanzo non è un semplice delitto a scopo di rapina, che cosa c’è dietro la morte del tecnico tedesco Willi Balsen? Petrolio, droga, o altro? il fatto che Balsen ritenesse necessario informare la stampa e che un parlamentare sia morto in un incidente aereo che parrebbe casuale, lascia pensare che siano in gioco interessi più vasti e che Balsen, l’idealista che credeva veramente di poter fare qualcosa per la gente del posto (“conosci un paese che è uscito dalla povertà grazie agli aiuti internazionali?” chiede a Cayetano un imprenditore tedesco) doveva essere messo a tacere. Ma quello che rende il romanzo così godibile è l’umorismo che lo attraversa, la simpatia che suscita il goffo investigatore cubano dai baffoni alla Pancho Villa, l’ambientazione nel deserto abitato dagli orgogliosi indios, le incursioni rapide nel campo della politica e della storia recente dei paesi dell’America Latina- Allende, Pinochet, e Fidel naturalmente, ancora un mito per chi non vive a Cuba e non si sa spiegare perché tanti cerchino di fuggire. Stilos ha intervistato Roberto Ampuero che attualmente vive negli Stati Uniti, dove insegna nell’Università dell’Iowa.

Ne “Il tedesco dell’Atacama” veniamo finalmente a sapere qualcosa sull’ insolito cognome dell’investigatore Cayetano Brulé e sulle origini della sua famiglia che viene dalla Normandia: come mai solo ora, nel terzo romanzo della serie pubblicato in Italia?
     Quando ho scritto “Chi ha ucciso Christian Kustermann?”, non pensavo proprio che sarebbe stato il primo di una serie di romanzi con lo stesso personaggio e neppure che avrebbe avuto tanto successo. I libri con Cayetano Brulé sono tradotti in nove lingue e in Cile le cifre delle vendite si aggirano sulle 200.000 copie. A dire il vero, ho messo a fuoco la storia di Cayetano sollecitato dalle domande dei lettori. Erano talmente interessati a conoscere l’ispettore che continuavano a chiedermi altri dettagli su di lui durante le presentazioni dei libri e la loro era una curiosità giustificata. D’altra parte mi sono reso conto che, mentre Cayetano Brulé continuava ad occuparsi di nuovi casi, dovevo per forza aggiungere qualcosa sulla sua storia personale- non poteva occuparsi solo delle investigazioni, doveva anche pensare a se stesso, al suo passato, all’amore, alla politica, alla sua salute (nel penultimo romanzo gli viene diagnosticato un tumore), ai suoi sogni di uguaglianza e di giustizia sociale. Non dimentichiamo che Cayetano, che è uno scettico in campo politico, ha sofferto in qualità di straniero in Cile sotto la dittatura di Pinochet.

E’ naturale che il lettore si domandi se ci possa essere qualcosa dello scrittore nei personaggi che crea: Cayetano è nato all’Avana, è fuggito a Miami, ha seguito una donna in Cile. Ha condiviso con Cayetano qualcuna delle sue esperienze?
     Conosco i mondi in cui si aggira Cayetano, però non è il mio alter ego. Cayetano è migliore di me: ha senso dell’humour, è compassionevole, ama la giustizia, vive il presente senza temere il domani, è capace di rischiare la vita per la verità, è disposto ad apprendere, è molto tollerante e nemico dei dogma. E’ andato in giro per il mondo come un detective proletario, è un proletario dell’investigazione, non offre altro che la sua manodopera , e però controlla sempre, per prima cosa, la moralità dell’incarico. A volte mi piacerebbe essere libero come Cayetano, così poco preoccupato per il futuro personale, così magnanimo e bonaccione.

Tutto è anomalo nella coppia di investigatori dei suoi romanzi: Cayetano è investigatore per caso, è goffo, miope, il suo doppio è un giapponese il cui lavoro principale è in una friggitoria. Perché due detective così insoliti?
    La forza di Cayetano sta nel fatto che chiunque di noi potrebbe essere Cayetano, e chi legge i miei romanzi può rendersi conto che a chiunque può capitare di trovarsi nei casi che Cayetano ha risolto. In un’epoca in cui i film di Hollywood e i best-seller di basso livello ci propongono eroi inverosimili, esperti nell’arte di assassinare e fare conquiste, di imporre le loro opinioni e reprimere chi pensa in modo diverso, Cayetano emerge come il simbolo dell’uomo comune, che è indipendente, che ha un codice etico e si preoccupa della giustizia sociale, e tuttavia non è un eroe di acciaio e neppure mostra solo aspetti positivi. Cayetano e il suo aiutante Suzuki rispondono alla richiesta della maggioranza progressista dell’umanità di lottare perché il mondo sia un luogo migliore, e condividono con molti il gusto per la buona cucina e per una buona bevuta, per l’erotismo, i viaggi, l’ozio. Cayetano è l’opposto dell’eroe hollywoodiano.

Cayetano parla spesso di Cuba e del Cile come di due paesi completamente diversi e il cuore di Cayetano è a Cuba: che cosa rappresentano questi due paesi?

     Per regioni storiche e geografiche, il Cile e Cuba rappresentano i due poli opposti dell’anima latinoamericana. Gli stranieri pensano che l’America latina sia omogenea e non sanno che siamo un continente pieno di differenze. Il mondo andino non ha niente a che vedere con il Mar de la Plata, e questo non ha niente a che vedere con il Brasile, né il Brasile ha qualcosa in comune con il Centro America e il Messico è diverso dalle Antille. Ci sono enormi differenze in termini di popolazioni, cibi, culture, influenze e clima. Il Cile e Cuba rappresentano due poli di questa sensibilità latinoamericana dalle molte facce: Cuba si trova a metà dell’Afro-America latina, nel calore dei Caraibi, a metà strada tra Stati Uniti e America del sud, tra America e Europa, ha raggiunto l’indipendenza politica solo nel 1898 ed è un paese socialista. Il Cile è, per così dire, un’altra isola, ma un’isola delimitata dal deserto di Atacama, dalle Ande, il Pacifico e il Polo sud, è un paese senza influenza africana, a metà strada tra l’Europa e l’influenza indigena, non è un paese tropicale, è neoliberale, molto integrato nella economia mondiale. Non c’è dubbio che ci siano due diverse sensibilità e percezioni, entrambe latinoamericane, che sono complementari e contraddittorie: Cayetano Brulé si muove tra di loro, se è a Cuba si sente cubano e se è in Cile si sente cileno. Ma una cosa è chiara: dopo aver vissuto tanti anni a Valparaíso, si sta integrando lentamente nel paese di Neruda e Allende, senza perdere la capacità critica propria dello straniero di scrutare il paese in cui si trova.

Cayetano e Fidel: Cayetano è critico nei confronti del regime castrista, come già abbiamo visto anche in “Bolero all’Avana”…

    Cayetano vive in Cile da molti anni ed è segnato dalla transizione cilena verso la democrazia. Non parla molto di politica, diffida degli uomini politici e rifiuta le dittature, crede nella democrazia come in un ideale che non si realizza mai pienamente. E nel caso di Cuba si tiene al margine dei due gruppi estremisti, come si vede nell’ultimo romanzo, non ancora pubblicato in Italia, “Halcones de la noche”. Siccome desidera il meglio per la sua isola, la sua risposta parte dall’esperienza cilena, che è il mondo che conosce meglio: quando un paese è in crisi e in una situazione pericolosamente polarizzata, la cosa migliore è che tutti i cittadini decidano liberamente il destino della patria. Cayetano Brulé è critico nei confronti di Fidel, ma in “Halcones de la noche” gli salva la vita, perché Cayetano crede nella democrazia e respinge la violenza come strumento politico.

La musica, i colori, la sensualità femminile hanno sempre una parte importante nei suoi romanzi.
   Cayetano è un uomo che compie le sue investigazioni nel mondo reale di Europa, Stati Uniti o America Latina, e spesso si trova in mondi dove c’è musica, da mangiare e da bere, erotismo, diversità, suspense e intrigo. Ma attenzione: l’America latina di Cayetano è un paese dove palpita la sensualità, e tuttavia non solo la sensualità delle donne, ma anche quella degli uomini, degli esseri umani che godono e amano godere la vita. La caratteristica principale di Cayetano è che ha lo sguardo del sudamericano sul mondo, e quando va negli Stati Uniti o in Europa, guarda questi continenti con gli occhi di un latinoamericano che ha le sue tradizioni e la sua storia, i suoi sogni, allegrie e frustrazioni, e con queste riesce a criticare, apprendere, trarre conclusioni. Non è un nazionalista, ma un uomo del postmodernismo che attraversa le frontiere e applaude alla diversità. In generale, nel cinema e nella letteratura del mondo industriale sono i personaggi di questo mondo industriale che descrivono il Terzo Mondo dalla loro prospettiva e spesso le persone del Sud sono solo delle comparse. Lo sguardo di Cayetano ha l’intento di rompere questa tradizione, di dare una voce al Sud, di convertire la gente del Sud in protagonisti, di narrare il mondo dalla prospettiva del Sud.

Un romanzo di Sepulveda è intitolato “Le rose di Atacama”: le rose del deserto sono il simbolo della ricchezza insospettata di questa terra di cui lei parla nel romanzo?
     Ho scoperto l’Atacama 35 anni fa: i miei primi racconti hanno a che fare col deserto, e per questo è normale che vi torni con un romanzo. Cayetano scopre laggiù, nell’immensità e nella solitudine, sotto il cielo più limpido del mondo, la sua insignificanza, scopre che ci sono aspetti della vita che non conosceva, scopre il mondo del deserto più secco del mondo, lontanissimo dalla patria verde e tropicale in cui è nato: incontra il popolo dell’Atacama, con i suoi riti e i cibi e le credenze, un universo di una bellezza sorprendente vicino alle Ande e al cielo, un mondo in cui la storia precolombiana sussiste ancora e dove la cultura di massa moderna incomincia a scalfire la tradizione e il mondo indigeno. Per me l’Atacama è il simbolo della resistenza culturale e di amore per le proprie radici: l’Atacama e il popolo atacameño hanno resistito per secoli all’assimilazione e all’oblio, come i mapuche e gli abitanti dell’isola di Pasqua. L’Atacama è una culla nell’amnesia che oggi cerca di impadronirsi del Cile sotto l’avanzare della modernità e della cultura egemonica.



Leggeremo altri romanzi con Cayetano? Ha già in mente che cosa gli riserva il futuro?
    Ho in mente almeno sette storie di Cayetano Brulé. La prossima vicenda lo porterà in Italia e, adesso che la sto scrivendo, so che è la migliore di quelle che ho scritto. Cayetano è un essere felice e fortunato: nella cittadina di Olmué c’è una stradina con il suo nome, in due ristoranti di Valparaíso ci sono nel menù due piatti “alla Cayetano Brulé” e un tavolo “riservato” per Cayetano. La municipalità di Valparaíso vorrebbe inaugurare, alla mia presenza, un “itinerario di Cayetano Brulé”, che comprende le strade e i locali che Cayetano frequenta, ma al momento non posso andare in Cile e resta tutto in sospeso.

Ha scritto, o programma di scrivere, altri romanzi senza Cayetano?
    Sì, il mio prossimo romanzo non ha per protagonista Cayetano Brulé. E ci sono già due romanzi senza Cayetano: “Nuestros anos verde olivo” che è una biografia romanzata dei miei anni all’Avana, e “Los amantes de Estocolmo” che è stato scelto come romanzo dell’anno 2003 in Cile. Scrivo con due mani: a volte romanzi polizieschi e a volte altri romanzi, dipende dall’argomento: è l’argomento che impone il genere di romanzo.

recensione e intervista sono state pubblicate sulla rivista Stilos



                                                                

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