domenica 26 gennaio 2025

Camille Neveux, “Il frutteto di Damasco” ed. 2025

                                                             Voci da mondi diversi. Francia

             guerra in Siria

Camille Neveux, “Il frutteto di Damasco”

Ed. Nord, trad. Maddalena Togliani, pagg. 286, Euro 16,05

 

     Daraya, Siria. 1995. Un inizio perfin troppo bucolico ci lascia immaginare un libro venato di sentimentalismo. Tre bambini che giocano, un frutteto che promette un buon raccolto. Luce e colori. I bambini sono Aissa e Fulla (fratello e sorella) e Majed, il figlio dei vicini di casa. Sono ancora piccoli ma c’è già in aria l’amore che sboccerà tra Fulla e Majed.

La Siria è piegata sotto la dittatura di Hafiz al-Assad, perfino l’insegnamento a scuola è improntato al culto della sua personalità. Non ci si può lasciar sfuggire alcuna parola che possa essere interpretata come una critica, gli arresti sono all’ordine del giorno.

Hafiz al-Hassad

    Sedici anni dopo Aissa si unisce agli shabab Daraya, un gruppo di attivisti che protesta contro il regime. Reclamano una maggiore libertà e un regime democratico, sono contro la violenza. È il 2011, la primavera araba fiorisce lungo tutto l’arco del Mediterraneo, Tunisia, Libia, Egitto, Siria sono coinvolte. Fulla e Majed vengono arrestati- non avevano mai partecipato ad alcuna manifestazione prima di adesso, Fulla era incinta, Majed, studente di ingegneria, non sarebbe voluto andare. Aissa riesce a fuggire, dapprima in Libano insieme al padre Mustafa, alla madre e alle sorelle, e poi in Francia, per evitare di essere ucciso.

    Libano 2023. Nermine è un’adolescente infelice. Vive con la mamma, Fulla, il patrigno e il nonno. Le è stato detto che suo padre è partito, ma lei sente che le mentono, che c’è un segreto. E trova un indizio in uno scambio di messaggi tra la mamma e lo zio Aissa sul cellulare di Fulla.


    La narrativa si alterna tra passato e presente. Leggiamo dell’assedio di Daraya, dei bombardamenti, delle macerie e delle morti. E della sorte dei protagonisti. È scomparso il tono idilliaco dell’inizio, è stato sostituito da un racconto di violenze, di torture, di umiliazioni, di sofferenze fisiche e psichiche. La luce e i colori del frutteto sono stati sostituiti dal buio e dal puzzo del carcere. Come si può sopravvivere, come si riesce a mantenere la propria dignità quando gli aguzzini si accaniscono sul nostro corpo? Qualcuno ci riesce, Nermine nasce nella prigione, c’è una donna (era la maestra che Aissa adorava da bambino) che aiuta Fulla e pagherà per questo. Fuori dal carcere anche Mustafa deve piegarsi e pagare mazzette a destra e a manca per ottenere qualcosa. La libertà costa cara, si paga e si rischia la vita per arrivare in Libano dove Fulla riesce a rifarsi un’esistenza. Ma, e se i fantasmi della vita precedente riappaiono? E se si scopre perché era stata riservata una pena così pesante a Majed e Fulla che, tutto sommato, avevano partecipato solo una volta ad una manifestazione?


     Un personaggio, al di fuori della famiglia, ha una particolare importanza- era stato un compagno di scuola di Aissa, suo padre era al servizio degli al-Assad, e fin da bambino aveva mostrato una natura malevola e influenzata dall’atmosfera di violenza della dittatura. Diventerà la personificazione del Male, della crudeltà spietata e senza leggi, arriverà ad uccidere la propria sorella, innamorata di Aissa, senza ripensamenti, senza rimorsi.

   E, in tutto questo tempo, il frutteto è rimasto com’era, Mustafa riesce a tornare e a prendersene cura, è un segnale di speranza, della vita che continua. Nonostante tutto.

   Camille Neveux, giornalista, ha scritto un romanzo potente che ha la capacità di avvicinarci alla Storia di un paese lontano. Lei stessa riconosce il contributo del suo compagno siriano che per primo le ha raccontato del dramma della Siria, per primo, per esperienza personale, ha accusato un governo liberticida.




     

 

 

     

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