sabato 18 gennaio 2025

Aurora Tamigio, “Il cognome delle donne” ed. 2024

                                                               Casa Nostra. Qui Italia

                                                             saga

       

Aurora Tamigio, “Il cognome delle donne”

Ed. Feltrinelli, pagg. 416, Euro 18,00

     Questa è una storia di donne. D’altra parte il titolo dice già tante cose. Perché, che cosa è un cognome? Gli uomini non ci pensano neppure, il loro cognome li accompagna per tutta la vita. Che cosa vuol dire, per una donna, perdere il proprio cognome e prendere quello del marito? Sempre il cognome di un uomo è, pensiamoci bene, ma nel momento in cui si sposa una donna perde la sua identità, esiste non più in quanto lei stessa, ma come appendice o proprietà del marito. I cambiamenti sono sempre lenti a prendere piede, negli anni ‘70 le donne mantenevano il proprio cognome nel posto di lavoro, mentre era tutt’altra faccenda nei rapporti sociali. E, per quello che riguarda i figli, sono pochissimi tuttora quelli che- come è d’uso in Spagna e nei paesi dell’America latina- hanno il doppio cognome, del padre e della madre.

    Le vicende del romanzo di Aurora Tamigio iniziano nei primi anni del Novecento e la prima donna di questa saga si chiama Rosa. È lei la prima vittima delle violenze paterne, perché sembra proprio sia un diritto su cui non si discute, quello dei padri, di sfogare malumori o ubriachezza sulle persone più fragili della famiglia- su chi, se no? Quando Rosa incontra un uomo gentile, Sebastiano Quaranta, se ne innamora, fugge insieme a lui, lo sposa. E non gli perdonerà mai di essersi arruolato e di essere morto in guerra, lasciandola con tre figli. Ma Rosa ha carattere e forza, si guadagnerà da vivere con l’osteria che aveva aperto insieme al marito. La storia della vita della figlia Selma è una variante della storia delle donne- il marito è un fannullone, ma non basta che si faccia mantenere, sperpera anche l’eredità messa da parte da Rosa, una volta che legalmente è diventato il capofamiglia a cui tutti i beni appartengono di diritto anche se sono, in realtà, delle mogli.


    Con la terza generazione di donne, con le tre figlie di Selma, le cose incominciano a cambiare. Le tre ragazze studiano, lavorano, vanno ad abitare per conto loro quando il padre, che si è risposato, le caccia di casa, i loro legami amorosi non finiscono per forza in un matrimonio, la più giovane va addirittura a frequentare un corso di inglese in Inghilterra. E, quando la maggiore, ormai libera dalla responsabilità della sorellina minore, si sposa, manterrà certamente il suo cognome.


    Sullo sfondo di una Palermo mai citata, ma facilmente riconoscibile da alcune descrizioni di piazze o palazzi e che forse incide su certi comportamenti e certe chiusure mentali, “Il cognome delle donne” è un romanzo che vuole dimostrare qualcosa, che segue la condizione femminile in un arco di tempo lungo e, come spesso avviene in questi casi, la narrazione ne risente. Tuttavia i personaggi e le loro piccole e grandi storie riescono ad interessarci e la lettura procede veloce.




    

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