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saga
Aurora Tamigio, “Il cognome delle donne”
Ed.
Feltrinelli, pagg. 416, Euro 18,00
Questa è una storia di donne. D’altra
parte il titolo dice già tante cose. Perché, che cosa è un cognome? Gli uomini
non ci pensano neppure, il loro cognome li accompagna per tutta la vita. Che
cosa vuol dire, per una donna, perdere il proprio cognome e prendere quello del
marito? Sempre il cognome di un uomo è, pensiamoci bene, ma nel momento in cui
si sposa una donna perde la sua identità, esiste non più in quanto lei stessa,
ma come appendice o proprietà del marito. I cambiamenti sono sempre lenti a prendere
piede, negli anni ‘70 le donne mantenevano il proprio cognome nel posto di
lavoro, mentre era tutt’altra faccenda nei rapporti sociali. E, per quello che
riguarda i figli, sono pochissimi tuttora quelli che- come è d’uso in Spagna e
nei paesi dell’America latina- hanno il doppio cognome, del padre e della
madre.
Le vicende del romanzo di Aurora Tamigio iniziano nei primi anni del Novecento e la prima donna di questa saga si chiama Rosa. È lei la prima vittima delle violenze paterne, perché sembra proprio sia un diritto su cui non si discute, quello dei padri, di sfogare malumori o ubriachezza sulle persone più fragili della famiglia- su chi, se no? Quando Rosa incontra un uomo gentile, Sebastiano Quaranta, se ne innamora, fugge insieme a lui, lo sposa. E non gli perdonerà mai di essersi arruolato e di essere morto in guerra, lasciandola con tre figli. Ma Rosa ha carattere e forza, si guadagnerà da vivere con l’osteria che aveva aperto insieme al marito. La storia della vita della figlia Selma è una variante della storia delle donne- il marito è un fannullone, ma non basta che si faccia mantenere, sperpera anche l’eredità messa da parte da Rosa, una volta che legalmente è diventato il capofamiglia a cui tutti i beni appartengono di diritto anche se sono, in realtà, delle mogli.
Con la terza generazione di donne, con le tre figlie di Selma, le cose incominciano a cambiare. Le tre ragazze studiano, lavorano, vanno ad abitare per conto loro quando il padre, che si è risposato, le caccia di casa, i loro legami amorosi non finiscono per forza in un matrimonio, la più giovane va addirittura a frequentare un corso di inglese in Inghilterra. E, quando la maggiore, ormai libera dalla responsabilità della sorellina minore, si sposa, manterrà certamente il suo cognome.
Sullo sfondo di una Palermo mai citata, ma
facilmente riconoscibile da alcune descrizioni di piazze o palazzi e che forse
incide su certi comportamenti e certe chiusure mentali, “Il cognome delle
donne” è un romanzo che vuole dimostrare qualcosa, che segue la condizione
femminile in un arco di tempo lungo e, come spesso avviene in questi casi, la
narrazione ne risente. Tuttavia i personaggi e le loro piccole e grandi storie
riescono ad interessarci e la lettura procede veloce.
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