domenica 20 ottobre 2024

Elena Fischer, “Paradise Garden” ed. 2024

                          Voci da mondi diversi. Area germanica

                                             romanzo di formazione

Elena Fischer, “Paradise Garden”

Ed. Gramma, trad. Susanne Kolb, pagg. 272, Euro 18,05

 

      Mia madre è morta questa estate.

   Quattordici anni è un’età di merda per perdere la madre.

Due frasi così, in apertura del libro, sono un pugno nello stomaco. Un altro pugno che ci fa piegare in due arriva subito dopo, durante il funerale ‘nel giorno più caldo dell’anno’, mentre la bara viene calata nella fossa. Se lei sperava che la mamma comparisse al suo fianco, la prendesse per mano e la portasse via- be’, la mamma non era comparsa. È comparso invece il mio primo ciclo. Può esserci qualcosa di più terribile che diventare donna con il soprassalto di sentire il sangue scorrere sulle gambe e avere appena perso la mamma che avrebbe potuto spiegare e rassicurare?

   La mamma si chiamava (o si chiama, perché la sua assenza è una presenza costante a fianco della figlia) Marika e lei, la figlia che è l’io narrante, Billie. Soltanto a sette anni, a scuola, aveva scoperto che il suo vero nome era Erzsébet. La mamma diceva che Billie era un diminutivo, ma molto più tardi lei verrà a sapere che è tutto un altro nome, che c’è una canzone intitolata con questo nome. E che la canzone deve aver avuto un significato per il cuore della mamma.


    Non abbiate timore che “Paradise Garden” sia un libro sdolcinato, come i libri per l’infanzia del passato dove bambini orfani scoprivano il nonno ricco o si addentravano in giardini segreti. Potrebbe esserlo ma non lo è, perché la voce di Billie ride anche se vorrebbe piangere mentre ricorda tanti episodi di vita passata, perché Marika è una madre giovanissima e tremendamente simpatica, perché  anche se in Marika e Billie c’è qualcosa di Pollyanna (la protagonista del famoso romanzo per bambini di Eleanor Porter che trova sempre qualcosa di positivo in tutto), ci divertiamo a leggere della polvere di stelle che questa mamma spargeva su tutto, trasformando in un divertimento andare a cercare i prodotti scaduti e scartati del supermercato quando i soldi erano finiti, fare la doccia calda approfittando dell’ingresso gratuito in piscina, far apparire la più grande avventura tuffarsi dal trampolino di dieci metri, fingere di essere in villeggiatura mettendo le sedie sul ballatoio quando faceva molto caldo. La mamma raccontava che se n’era andata da casa, in Ungheria, perché sua madre la picchiava, che era stata la prima ballerina al teatro di Budapest, che il padre di Billie l’aveva lasciata. Era tutto vero?

   La nonna, cattiva come quella delle fiabe, bussa alla loro porta, dice di essere ammalata e di avere bisogno di cure. Nella piccolissima casa in cui mamma e figlia abitano, la nonna si prende la stanza di Billie e tira fuori tutte le sue statuette di Gesù e le Bibbie (due, in caso una vada persa). È la fine dell’idillio. E poi succede il peggio, la vita di Billie ha una svolta, il romanzo ha una svolta.


    Fino a questo momento l’ambientazione era stata il condominio di periferia degradata, oltre a Billie i personaggi erano stati la madre e la nonna, l’amica ricca e ‘traditrice’ di Billie e gli amici poveri e generosi che erano anche i vicini di casa, l’unico spostamento era stato il viaggio vagheggiato e mai fatto con i soldi vinti per una risposta giusta ad un quiz radiofonico, adesso tutto cambia e il romanzo diventa, fino ad un certo punto, un romanzo ‘on the road’ con Billie che, pur non avendo la patente, si mette al volante e parte. Per dove, non lo sa neppure lei di preciso. Ha un bagaglio minimo, l’importante è che abbia il quaderno su cui prende appunti perché vuole diventare una scrittrice.


    “Paradise garden” era il nome del gelato più grosso che la mamma aveva comperato per Billie, quello che Billie ha perso è il Giardino dell’Eden, si chiama Sal Paradise il protagonista del romanzo “On the road” di Kerouac che Billie sta leggendo- è una traccia per noi lettori? Per Billie che vuole trovare suo padre, che sognava il mare caldo del Sud dell’Europa e invece arriva sul mare del Nord? è il Paradiso quello che trova in quell’isola semidisabitata e un poco selvaggia? Di certo mette insieme le tessere del puzzle della vita di sua madre. Ognuno ha la sua storia. Mia nonna ha una storia, ce l’ha mia madre e ce l’ho anche io.

    Un libro sfaccettato, che parla dell’amore, dell’essere genitori e dell’essere figli, dell’urgenza di trovare se stessi cercando le proprie radici. Un libro in cui l’eccesso di sentimento si stempera nell’umorismo, forse velato di lacrime ma anche di tenerezza e di gioia di vivere. Nonostante tutto.



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