giovedì 6 giugno 2024

Ann Patchett, “Tom Lake” ed. 2024

                           Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America

       love story

Ann Patchett, “Tom Lake”

Ed. Ponte alle Grazie, trad. Michele Piumini e Valeria Gorla,  pagg. 384, Euro 17,10

 

      Un romanzo affascinante. Un romanzo che vi avvolge nella nuvola dei fiori di ciliegio (del Michigan, il Giappone non ha l’esclusiva dei ciliegi in fiore). Un romanzo che parla d’amore giovanile, d’amore collaudato da un lungo matrimonio, di uno stretto legame famigliare. Un romanzo che parla di scelte di vita. Un romanzo che vi spingerà, dopo averlo finito, a leggere o rileggere quel testo teatrale, “La nostra città” di Thornton Wilder, un piccolo capolavoro che è il canovaccio su cui si intrecciano le storie di “Tom Lake”.

     L’inizio è nel passato- tutto il libro sarà un contrapporsi di capitoli delle vicende nel passato e quelli nel presente in cui la famiglia Nelson è reclusa nella fattoria a causa della pandemia. Lei- la narratrice che ora è felicemente sposata a Joe e ha tre figlie- si chiamava Laura prima di togliere la u dal suo nome per diventare Lara come l’eroina del “Dottor Ẑivago”. E deve aiutare a registrare i nomi degli aspiranti attori nell’opera che deve andare in scena, “La nostra città” per l’appunto. Finirà che sarà proprio lei, Lara, a recitare la parte di Emily, perfetta per lei perché lei è Emily, e però non sarà mai altrettanto brava in nessun altro ruolo, nonostante venga chiamata addirittura a Hollywood. Il personaggio chiave del romanzo, il mitico e fascinoso attore Peter Duke, appartiene al passato, anche se sarà continuamente ricordato nel presente. Con lui Lara aveva avuto una torrida storia d’amore che era durata finché…finché lei si era rotta il tendine di Achille giocando a tennis e la sua amica aveva preso il suo posto sulla scena e nel letto di Peter Duke.


    Fine della storia. Di questa storia, almeno. È la storia che Lara racconta alle figlie nell’isolamento tra i ciliegi- loro la conoscono a grandi linee ma non se ne stancano mai, adorano sentire che la loro madre aveva conosciuto, più che conosciuto, un attore di cui avevano visto e rivisto i film. La storia d’amore della giovinezza della madre prende il posto della favola della buona notte, suscita domande, soprattutto quelle della figlia maggiore Emily (come altro poteva chiamarsi?) che si è messa in testa che suo padre sia Peter Duke, di assomigliare a lui. I tempi, però, non corrispondono e poi Emily ha ereditato da Joe l’amore viscerale per la fattoria che da generazioni appartiene alla famiglia Nelson.

La nostra città

    Peter Duke è il personaggio che noi conosciamo attraverso gli occhi e le parole di Emily, bello con i suoi denti storti (se li sarebbe fatti aggiustare), egocentrico (Lara se ne accorge tardi), con la capacità di far sentire Lara eccezionale (finché non farà sentire eccezionale un’altra). Abbiamo sentore di quella che sarà la sua fine all’inizio di quella che è in definitiva una storia tristissima- quando, per recitare in maniera realistica, beve tequila (invece di acqua) tutto il tempo. Gli effetti e le conseguenze si possono immaginare. Peter Duke ha il fascino del negativo, le sue scelte di vita sono opposte a quelle di Lara. È un ripiego, quello di Lara, di fare la cucitrice? O è una presa di coscienza dei suoi limiti che lascia spazio ad altre scelte che includeranno poi un amore più maturo per un uomo già conosciuto al tempo delle follie con Duke?

    Insieme al racconto di Lara, Ann Patchett ci fa leggere e rileggere “La nostra città”, tracciando un sottile parallelismo, e ci fa addentrare nelle dinamiche famigliari con le diverse inclinazioni delle tre figlie di Lara (e qui la citazione di Cechov è d’obbligo). Sullo sfondo la pandemia che ha interrotto lo scorrere normale della vita, ma non quello della natura, con le ciliegie e le amarene da raccogliere, e poi dopo le mele, proprio ora che non possono contare sulla mano d’opera esterna.


    La fattoria dei Nelson. Chiunque vorrebbe aver passato i tremendi mesi del Covid nella fattoria dei Nelson. È una di quelle case che vivono nei romanzi come i personaggi, che sono esse stesse un personaggio. Con la nuvola dei ciliegi in fiore, con i rami dei peri che incutono paura ai bambini, con mucche e cani da curare che richiedono l’aiuto della seconda figlia. Solo per la figlia minore la fattoria è una prigione- vuole fare l’attrice.

    Ann Patchett non delude. Leggetelo.




   

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