giovedì 26 agosto 2021

Enchi Fumiko, “Maschere di donna”

                                                         Voci da mondi diversi. Giappone

                love story

Enchi Fumiko, “Maschere di donna”

Ed. Marsilio, trad. G. Canova Tura, pagg. 207, Euro 13,00

 

   Due donne, entrambe vedove. Mieko e Yasuko. Suocera e nuora.

   Due amici. Chiamiamoli per cognome come sono sempre chiamati nel romanzo, Ibuki e Mikame.

    Una fanciulla bellissima e misteriosa di cui nessuno sa nulla. È la gemella del figlio defunto di Mieko. Si riteneva che una nascita gemellare fosse di cattivo augurio e lei era cresciuta lontana da casa, tornandovi solo dopo la morte del fratello.

    Un ambiente colto e raffinato, le due donne fanno parte di una scuola di poesia e si interessano entrambe alla possessione diabolica, quel fenomeno per cui il fantasma di un morto o lo spirito di un essere vivente si impadronisce di un’altra persona e la perseguita.

    I tre capitoli di questo romanzo, un classico della letteratura moderna giapponese, hanno per titolo il nome di una maschera di donna del teatro no: Ryo no onna (la maschera dello spirito vendicativo di una donna non corrisposta in amore), Masugami (una giovane donna pazza), Fukai (esprime un animo arricchito dalla vita). Un’ottima introduzione al romanzo ci prepara alla lettura, affascinante, espressione di una cultura diversa dalla nostra.


   C’è una donna, ancora molto bella, che ha perso un figlio e che non sembra nutrire grande affetto per la figlia che si aggira come un’ombra, come una bambina cresciuta. E c’è una donna giovane che ha perso il marito dopo neppure un anno di matrimonio e che ha scelto di restare a vivere con la suocera. Non c’è alcuna rivalità tra le due donne, tutt’altro. Uno dei due amici che le frequentano (sono entrambi innamorati di Yasuko) suggerisce che ci sia qualcosa di vischioso tra di loro, avanza addirittura il sospetto che ci sia un legame lesbico. Di certo Yasuko è soggiogata dalla forte personalità di Mieko, si lascia manovrare da lei. Se pensasse di risposarsi, quale dei due corteggiatori sceglierebbe? La risposta parrebbe ovvia, considerando che uno dei due è sposato. Ma è così ovvia? Se invece ricambiasse i sentimenti dell’altro, non dovrebbe separarsi dalla suocera…


   Un breve saggio, scritto da Mieko, su un personaggio della “Storia di Genji” (il capolavoro della letteratura giapponese), una storia di amore, gelosia, possessione, vendetta, è un breve romanzo dentro il romanzo che ci offre una chiave di lettura importante. Perché non c’è nulla di esplicito in questa narrazione in cui tutto viene suggerito- il volto bianco come un fiore che appare nella notte illuminata dalle lucciole (episodio bellissimo, questo della festa delle lucciole), il profumo dei fiori di notte che sembra emanare da Mieko, capelli lunghi e capelli corti su un cuscino, una macchia di rossetto, un liquore troppo dolce, facce che sembrano maschere e maschere che prendono vita esprimendo i sentimenti basilari dell’esistenza che si ripetono al di fuori del tempo.

    È la maschera di Fukai che viene regalata a Mieko, alla fine. Quella che esprime la ricchezza degli anni e che più si addice a lei. Esprime anche il dolore della madre che ha perso un figlio: c’è un significato profondo in quello che accade- ‘la maschera le sfuggì quasi colpita da dita invisibili’. Di chi sono queste dita invisibili in questo fenomeno di possessione?

    Un classico indispensabile a chiunque sia interessato al Giappone.



   

   

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