domenica 9 dicembre 2018

Bernhard Schlink, “Olga” ed. 2018


                                         Voci da mondi diversi. Area germanica
    la Storia nel romanzo   
     love story

Bernhard Schlink, “Olga”
Ed. Neri Pozza, trad. S. Kolb e C. Proto, pagg. 221, Euro 17,00

      E’ scandito in tre tempi, come tre movimenti musicali, il nuovo romanzo dello scrittore tedesco Bernhard Schlink, diventato famoso (dopo aver scritto ottimi romanzi polizieschi) con “A voce alta” pubblicato in Italia nel 1995, una storia in parte autobiografica da cui è stato tratto anche un film. Una prima parte con l’infanzia di Olga, la protagonista che dà il titolo al romanzo, e poi l’adolescenza e l’amore di Olga per Herbert, una seconda parte in cui la narrazione prosegue in prima persona con la voce di Ferdinand diventato amico di Olga al tempo in cui, licenziata dal suo lavoro di insegnante, questa si recava a cucire in casa del ragazzo, e infine una terza parte, interamente di lettere scritte da Olga a Herbert tra il 1913 e il 1971.
    Nel 1880 a Breslavia Olga è una bambina silenziosa e osservatrice. Rimasta orfana, va a vivere in Pomerania con una nonna che non la ama. Olga diventa amica di Herbert e Viktoria Schröder, figli del proprietario di una grande tenuta nella piccola città in cui vivono. La differenza di classe sociale è grande, eppure, tra i tre giovani, è Olga la più brillante, più intellettualmente curiosa, desiderosa di studiare- riesce infatti a diventare maestra. Va da sé che Herbert e Olga si innamorino e che la famiglia di Herbert osteggi questo matrimonio. E così, un po’ per evitare una decisione, un po’ perché suggestionato dall’idea di una grande Germania, Herbert si arruola e parte per le colonie dell’Africa dell’Ovest. Ne ritorna con visioni del deserto, di spazi infiniti che cerca di ritrovare dirigendosi verso l’estremo Nord, progettando una spedizione megalomane alla ricerca di un passaggio a Nord-Est da cui non fa ritorno.
genocidio degli Herero
      L’andamento della narrazione, in questa prima parte, è pacato, molto viene solo accennato, come il genocidio degli Herero in Namibia- Olga non sa in quale misura Herbert vi abbia preso parte. Sembra quasi un’anticipazione funesta del genocidio più grande che sarebbe stato commesso dopo e di cui- di nuovo- si accennerà soltanto, più tardi, con il personaggio di Eik, il bambino prediletto da Olga che si arruolerà da adulto nelle SS e tornerà dalla prigionia in Russia nel 1955.
      Il registro narrativo cambia nella seconda parte- interessante il passare dal racconto in terza persona a quello in prima persona di Ferdinand e poi ancora a quello in prima persona ma con le parole scritte da Olga nelle lettere. La seconda parte mira proprio al ritrovamento delle lettere che Olga scrisse a Herbert Fermo Posta a Tromsø- e sembra quasi un espediente come quello del manoscritto ritrovato che in genere serve da introduzione ad un romanzo, mentre qui le lettere che spuntano miracolosamente fuori (pagate una cifra esorbitante) sono la conclusione e lo svelamento di parecchi segreti.
Le pagine di Ferdinand, forse per la differenza di età tra il ragazzo e la sarta Olga che ci fa pensare a quella tra Michael e Hannah, riecheggiano quelle di “A voce alta”, con la grande differenza che non c’è alcuna implicazione sessuale nel rapporto di amicizia tra i due. E una cartolina che arriva dal passato- quando Olga è già morta in circostanze non chiare- è lo spunto per una ricerca che ha in serbo numerose sorprese.
       Tutta Olga si rivela nelle lettere, scritte con passione, con fiducia incrollabile. Perché Olga non può credere che Herbert sia morto, si sente certa che il suo amore sia forte abbastanza per dare a lui la forza di resistere nei ghiacci delle isole Svalbard. E anche quando ormai non ci crede più, continua a scrivergli perché è solo con lui che può parlare e confessarsi interamente. E questa terza parte, delle lettere di Olga, è la più bella del libro.

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