martedì 21 maggio 2019

Jane Gardam, “Figlio dell’Impero Britannico” ed. 2019


                                    Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                           romanzo 'romanzo'


Jane Gardam, “Figlio dell’Impero Britannico”
Ed. Sellerio, trad.A. Bracci Testasecca, pagg. 389, Euro 15,00

       Venivano chiamati ‘orfani del Raj’, orfani dell’Impero Britannico, i figli dei funzionari britannici di servizio in Oriente. Perché avevano sì e no cinque anni quando erano mandati per nave in quella che era una sconosciuta Madre Patria per essere affidati ad una famiglia ed in seguito frequentare una scuola. Spesso finivano per dimenticarsi dei veri genitori. A volte si trovavano bene con i genitori ‘adottivi’. A volte- come nel caso di Edward Feathers, protagonista del romanzo di Jane Gardam- erano anni da incubo, da essere cancellati dalla memoria.
    Edward Feathers, rimasto orfano di madre alla nascita, ignorato dal padre, strappato dalle braccia della ragazzina che si era presa cura di lui laggiù, in Malesia, non affrontava mai il ricordo di ‘mamma Dibbs’. Sarà solo alla fine del romanzo che ne sapremo di più di quegli anni condivisi con due cugine e un altro bambino che piangeva sempre. I traumi infantili non impediscono a Edward di studiare, di diventare avvocato, di fare fortuna e di ritornare come giudice a Hong Kong. C’è un detto scherzoso, riassunto in un acronimo- FILTH-, Failed In London Try Hong Kong. Cioè, se non riesci a fare carriera a Londra, prova con Hong Kong. In più, filth significa ‘immondizia’…Old Filth è il soprannome con cui è conosciuto Edward Feathers. Famoso e molto stimato, peraltro. Una leggenda di cui tutti hanno sentito parlare, anche in Inghilterra.

     Old Filth è tornato da poco con la moglie Betty a vivere in Inghilterra, dopo il pensionamento, dopo che Hong Kong ha smesso di essere una colonia. Ha quasi ottant’anni e la moglie muore all’improvviso. È spaesato senza avere a fianco la donna a cui aveva fatto promettere che non lo avrebbe mai lasciato- quanti abbandoni, quante perdite aveva già subito. I genitori, la ragazzina malese, il compagno di scuola che era diventato più che un amico, un quasi-fratello tra le maligne insinuazioni degli insegnanti, l’intera famiglia dell’amico che lo aveva ‘adottato’ e con cui Edward passava tutte le vacanze finché, davanti a quella prova durissima che è la perdita di un figlio in guerra, gli avevano chiuso le porte in faccia. No, lui non era un altro figlio. No, lui non poteva condividere il loro dolore. Presente e passato si alternano. I ricordi si affollano senza ordine nella mente di Old Filth. Paesaggi e profumi anche. Sentimenti. L’odio viscerale per l’altro giudice, Veneer, che- singolare coincidenza- è il suo nuovo vicino di casa. E che, ironia della sorte, diventerà il suo unico amico. Adesso che Betty non c’è più. Betty di cui sapeva così poco- se ne accorge dal necrologio.
     Old Filth si mette di nuovo al volante. Vuole rivedere le cugine. Rivisitare il posto dove era di servizio durante la guerra. E’ il viaggio di iniziazione al contrario che terminerà dove è incominciato. E il romanzo- bellissimo- non è solo la riflessione di un uomo anziano giunto alla fine della vita, non è solo la considerazione- a tratti velata di rimpianto e nostalgia- per quello che è stato, ma anche una riflessione sulla fine di un’epoca. E allora gli orfani del Raj non sono più soltanto i bambini cresciuti lontani dai genitori votati ad un ideale più grande ma anche tutti i britannici che si sono ritrovati rimpiccioliti. Geograficamente ed economicamente. E nell’immaginario collettivo.

     “Figlio dell’Impero Britannico” è il primo di una trilogia. Seguono “L’uomo col cappello di legno” e “Last friends”. Avevo già letto il secondo, e lo avevo amato molto. La nuova edizione è una felice ristampa della Sellerio. Ognuno dei tre romanzi si può leggere come romanzo a sé- Jane Gardam fa quello che Lawrence Durrell aveva fatto nel “Quartetto di Alessandria”: la trama di ogni libro è la stessa, ma diversa perché al centro di ogni romanzo c’è un diverso personaggio che però ha un ruolo più o meno importante anche negli altri. Un punto di vista differente, una sensibilità differente, storie nascoste che vengono rivelate.
    Romanzo molto bello su un uomo sul finire della vita e sul tramonto di un’epoca. Da leggere. Aspettando il secondo e il terzo.

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