lunedì 11 dicembre 2017

Georgia Hunter, “Noi, i salvati” ed. 2017

                                Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
      seconda guerra mondiale
      FRESCO DI LETTURA

Georgia Hunter, “Noi, i salvati”
Ed. Nord, trad. A. Storti, pagg. 452, Euro 15,81

     E’ una storia vera. Se avevamo qualche dubbio- possibile che un’intera famiglia sia scampata all’immane olocausto? questo è un romanzo, vuole darci un lieto fine, è quello che ci verrebbe da pensare- la postfazione di Georgia Hunter fuga le nostre perplessità: quella che ha raccontato è la storia della sua famiglia, una storia di cui è venuta a conoscenza tardi per quel muro di silenzio che- lo sappiamo- gli ebrei sopravvissuti hanno eretto intorno a sé. Tacere e dimenticare, per andare avanti e costruirsi una nuova vita in un nuovo paese. Quando Georgia Hunter ha saputo, il nonno Eddy (Addy nel romanzo) era già morto, così come erano morti altri membri della famiglia. Georgia Hunter è andata in cerca di racconti, di testimonianze, di documenti, per rimettere insieme i pezzi della storia dei Kurc di Radom, in Polonia.
Radom. oggi
    C’è un albero genealogico, all’inizio del libro: i genitori, Sol e Nechuma, tre figli maschi- Genek, Jakob e Addy-, due figlie, Mila e Halina. Nel 1939 c’è una sola nipotina, Felicia, figlia di Mila, e Addy, appassionato di musica, vive in Francia. In una lettera la madre gli sconsiglia di ritornare a casa per festeggiare la Pasqua ebraica- i tempi stanno cambiando, altri peggiori se ne annunciano. Infatti. L’invasione della Polonia da parte dell’esercito di Hitler è del primo di settembre del 1939. L’annientamento totale della Polonia è vicino. Iniziano le restrizioni per gli ebrei- il sovraffollamento nei ghetti, la fame, il lavoro nelle fabbriche che pare una fortuna, le malattie, e poi le deportazioni, le fucilazioni, le gassazioni nei camion della morte. Sono tutte cose di cui abbiamo già letto, ma la particolarità del libro di Georgia Hunter è che non c’è un confine limitato per le vicende della guerra che si sta combattendo in Europa. Perché ognuno dei Kurc si trova in un luogo diverso mentre sta accadendo qualcosa- Genek, Jakob e il fidanzato di Halina sono a Leopoli e combattono con l’esercito polacco quando la città viene conquistata dalle truppe tedesche e poi da quelle russe, Halina raggiunge, in maniera molto avventurosa, fratelli e fidanzato a Leopoli, Addy si arruola in Francia ma poi è costretto a fuggire, quando in Francia si instaura il governo di Vichy, e, in qualche maniera, dopo essere riuscito ad ottenere un visto per il Brasile, riesce ad arrivarci.
Sono lunghi, sei anni di guerra, sei anni di paura e privazioni, di ansie per quelli che si amano e di cui non si ha notizie. Per tutto questo tempo Addy non riceverà notizie della sua famiglia- un tarlo che gli rode il cuore, mentre cifre spaventose, che sembrano incredibili, arrivano dall’Europa: si parla dapprima di migliaia, poi di un milione, forse due, di ebrei uccisi. La realtà, quando si saprà, supererà di gran lunga quei numeri. Anche Mila, che è riuscita a nascondere la bambina in un convento vicino a Varsavia, non ha più saputo niente del marito dall’inizio della guerra- lo ha dato per morto. Genek (deportato in Siberia con la moglie e poi liberato per l’accordo tra Unione Sovietica e Gran Bretagna) lo incontrerà, invece, a Tel Aviv (uno di quei casi che sanno di miracolo).

    “Noi, i salvati” sarebbe un libro di avventure se la Storia e le storie non fossero così drammatiche e soprattutto così vere. La tensione della narrativa è altissima, il lettore è emotivamente coinvolto, si sente il cuore in gola quando Mila, dopo l’ennesimo bombardamento di Varsavia, non trova più traccia del convento in cui credeva di aver messo Felicia al sicuro, o quando Halina bussa alla porta della casa in cui, su pagamento, una coppia polacca ha nascosto i suoi genitori. E noi seguiamo le vicende dell’uno o dell’altro, gli spostamenti sulla carta d’Europa e non solo, gli stratagemmi, gli atti di coraggio (Halina che guida i suoi cari attraverso le Alpi e non sa ancora di essere incinta), i momenti di disperazione. E la personalità dell’uno o dell’altro balza fuori viva da queste pagine, ci sarà impossibile dimenticarci di loro.




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