domenica 13 agosto 2017

Jan-Philipp Sendker, “Il sussurro delle ombre” ed. 2010

                                                Voci da mondi diversi. Area germanica
  cento sfumature di giallo
  il libro ritrovato

Jan-Philipp Sendker, “Il sussurro delle ombre”
Ed. Neri Pozza, trad. Francesco Porzio, pagg. 379, Euro 18,00

    Hong Kong. Paul Leibovitz, che vive e lavora da trent’anni nel continente asiatico, ha perso il suo bambino, morto di leucemia. Anche qualcosa di David è morto con suo figlio. Soprattutto non vuole dimenticare, non vuole tirare avanti come se la morte del piccolo Justin fosse un incidente di percorso. Si separa dalla moglie, si ritira a vivere nell’isoletta di Lamma, lascia nell’ingresso della nuova casa la giacca a vento e gli stivaletti di gomma del bambino. Come se potesse tornare, da un momento all’altro. Conosce una donna, Christine, ne è attratto, ma è incapace di dare amore a chiunque.
Poi succede qualcosa: è l’empatia immediata verso un dolore che riconosce identico al suo che gli fa prestare ascolto ad Elizabeth Owen, la signora americana incontrata per caso sul monte Peak, dove era andato per l’escursione rituale in memoria di Justin? La donna è disperata, si rivolge a lui per aiuto: suo figlio Michael si era recato a Shenzhen, appena al di là del confine, in Cina, per incontrare il loro partner commerciale Victor Tang, ed è scomparso.
isola di Lamma
     L’ottimo romanzo “Il sussurro delle ombre”, dello scrittore tedesco Jan-Philipp Sendker, prende l’avvio da queste due scomparse e dal dolore di due genitori, e le ombre che sussurrano e non danno pace, impedendo di dimenticare, sono i ricordi- quelli privati e quelli di un intero popolo che vorrebbe rimuovere il passato. Come se si potessero murare i ricordi. Come se si potessero cementare e lastricare. Come se bastasse correre veloce per sfuggire alla propria ombra.
Nonostante la titubanza, Paul fa il possibile per rintracciare Michael Owen, figlio del proprietario di un’azienda produttrice di pezzi di ricambio automobilistici che ha spostato in Cina l’industria. Paul è un ingenuo, ha vissuto nel suo isolamento e non sa proprio come gira il mondo, soprattutto nella nuova Cina, in corsa verso il capitalismo appena scoperto. E’ il suo amico David Zhang, poliziotto a Shenzhen, ad aprirgli gli occhi- David che non ha fatto carriera perché è la mosca bianca che non accetta regali sotto nessuna forma, che riconosce, sotto gli apparenti rinnovamenti, gli stessi sistemi intimidatori di un tempo, e avverte la minaccia e il pericolo che provengono non più dal potere dell’ideologia ma da quello della ricchezza che compera tutto. Onestà, integrità, sincerità, virtù. E’ la bella Christine a cercare di infondere in Paul paura della Cina: suo padre è stato una vittima della rivoluzione culturale, la sua famiglia è stata inghiottita dalla Storia degli anni del Grande Timoniere, niente può essere radicalmente cambiato, lei non metterà più piede in Cina.
Shenzhen
    Sendker apre il sipario sulla Cina che sta invadendo il mercato occidentale e ci fa vedere la nuova società attraverso i suoi personaggi. La vittima (perché si scopre presto che lo sconosciuto trovato morto nel parco di Shenzhen è Michael Owen) credeva di essere furba e all’avanguardia, spostando la produzione in Cina, senza neppure immaginare che, quando mai avesse voluto sganciarsi, non gli sarebbe stato possibile. Perché David Zhang e l’imprenditore Victor Tang sono due facce della stessa medaglia, due prodotti della Rivoluzione Culturale che li ha spinti in due direzioni opposte. Hanno un segreto in comune del tempo in cui erano insieme in un campo di rieducazione: Tang aveva ucciso un monaco buddista, Zhang era stato a guardare. Il ricordo è un’ombra che sussurra assillante all’orecchio di Zhang (che è diventato buddista e crede nella responsabilità dei suoi atti), mentre serve solo come arma di ricatto a Tang, che ha giurato a se stesso che non sarebbe mai stato nel fango a prendersi gli sputi, come suo padre: sarebbe stato tra quelli che sputavano. Tang, il nuovo cinese che ha studiato a Harvard, che parla un inglese perfetto, che ha una grossa cultura europea, cita Balzac: “Dietro ogni grande ricchezza c’è sempre un grande delinquente”. Potrebbero essere parole del presidente Mao. O del presidente Hu. I delinquenti travalicano il tempo e i confini.

    Non manca nulla nel romanzo di Jan-Philipp Sendker. Sentimenti e suspense, spietatezza e sensi di colpa, colore e analisi socio-economica. Da leggere.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net



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