domenica 8 giugno 2014

Sofi Oksanen, "La purga" ed. 2010

                                                          vento del Nord
   il libro ritrovato


Sofi Oksanen, “La purga”
Ed. Guanda, trad. Nicola Rainò, pagg. 393, Euro 17,50

Titolo originale: Puhdistus

Legarono le mani di Aliide dietro la schiena e le infilarono un sacco sulla testa. Poi uscirono dalla stanza. Attraverso la tela non si vedeva nulla. Da qualche parte dell’acqua gocciolava per terra. L’odore dello scantinato penetrava attraverso il sacco. La porta s’aprì. Stivali. Le strappò brutalmente la camicetta, i bottoni schizzarono sull’acciottolato, sulle pareti, i bottoncini tedeschi di vetro e poi…

   1949. Sotto il grido di ‘Viva l’Estonia libera!’ un contadino estone annota l’anelito di libertà anche per se stesso su un quaderno che infila sotto il pavimento del suo rifugio. “Questa non è una vita da uomini”. Nascosto come un topo, a quattro anni dalla fine della guerra, in attesa degli americani.
  1992. Un paese nell’Estonia occidentale. Una ragazza piena di lividi e con gli abiti laceri è accasciata nel cortile della casa di Aliide Truu. Si chiama Zara, ha paura di qualcuno che la insegue. La vecchia Aliide la fa entrare, con molti timori- che sia un’esca per spalancare la porta a dei ladri? Che sia tanto malintenzionata quanto i ragazzacci che scrivono ingiurie sulla sua porta, o come quelli che hanno dato fuoco alla sua stalla?
E’ un inizio che cattura subito l’attenzione, quello del romanzo- sorprendente e bellissimo- della giovane scrittrice Sofi Oksanen, nata nel 1977 in Finlandia da padre finlandese e madre estone. Sorprendente perché è una voce che esce dal coro di quelle note che provengono da paesi che conosciamo meglio. Perché ci racconta una storia che ha una matrice vecchia come il mondo ma in un’ambientazione nuova e con una grande Storia di cui si è molto taciuto sullo sfondo. Un romanzo bellissimo per i drammi privati e pubblici che ci coinvolgono, per lo stile stranamente asciutto e privo di sentimentalismi e nello stesso tempo capace di vene di lirismo, per la compassione verso la debolezza umana che lo pervade.
     Il racconto di Sofi Oksanen si alterna in maniera irregolare tra passato e presente, tra un lontano 1936 quando l’Estonia era ancora una nazione libera e le due sorelle Ingel e Aliide Truu si erano innamorate dello stesso uomo e il presente del 1992, epoca confusa del post-comunismo, quando vengono alla luce le violenze commesse dal regime per lasciare il passo, però, alle nuove violenze della mafia russa.
In mezzo, la guerra, l’invasione dei russi e poi dei tedeschi e poi, definitivamente, l’occupazione russa che costringe Hans Pekk (marito di Ingel, amato anche da Aliide, patriota nonché tedesco del Baltico) a nascondersi. In mezzo, nella lontanissima Vladivostock dove le temperature scendono a livelli impensabili sotto lo zero, la giovane e ingenua Zara si lascia lusingare dai sogni di ricchezza e dal lavoro facile che si può trovare in Occidente e parte per la Germania. Porta con sé una foto che ritrae la nonna Ingel da giovane, con sua sorella Aliide. Finirà tra le grinfie di Paša (ex agente del KGB), ad infoltire la sua squadra di schiave-prostitute. Fino ad avere un soprassalto di volontà e di forza per scappare, con quella foto nascosta nel reggiseno, in mente il nome di un paese, una sola indicazione per riconoscere la casa- molti salici bianchi e un grosso macigno vicino all’ingresso.
    Il perché Ingel Truu si ritrovi anziana a 9000 chilometri da Mosca e a poco più di 1000 da Pechino si scopre negli inserti di un altro tempo, in quella che sembra una fiaba dei fratelli Grimm, con le due sorelle, una un poco più bella, un poco più buona, un poco più brava dell’altra. E quest’altra si incaponisce a voler conquistare l’amore del marito della sorella quasi perfetta e però paga caro questo attaccamento: Aliide viene violentata e torturata perché riveli il nascondiglio del patriota ribelle ai russi. E poi tradisce. Non lui, l’uomo che ama, ma la sorella, con una delazione.
    I due temi della violenza sulle donne e del tradimento sono il leit motiv del romanzo. E’ la violenza subita da parte degli uomini, quella che ti fa riconoscere una sorella in una sconosciuta, che accomuna Aliide e Zara, prima ancora che il legame di parentela. E lo stupro sul corpo di una donna diventa poi metafora per lo stupro di una nazione. Così come il tradimento a livello personale raffigura pure quello politico da parte delle grandi potenze nei confronti degli staterelli pedine di un grande gioco di scacchi.
    Un libro che non si dimentica.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it

Sofi Oksanen



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