martedì 4 marzo 2025

Leonardo Gori, “Il vento di giugno” 2025

                                                                   Casa Nostra. Qui Italia

      cento sfumature di giallo

Leonardo Gori, “Il vento di giugno”

Ed. Tea, pagg. 256, Euro 15,20

 

       Ritorna Bruno Arcieri, il protagonista dei romanzi di Leonardo Gori. Lo abbiano conosciuto per la prima volta in “Nero di Maggio” (pubblicato nel 2000). Era giovane, Bruno Arcieri, a Firenze nel 1938. Come tutti gli italiani non era né fascista né antifascista, in attesa degli eventi e tuttavia in allerta, perché Elena, la ragazza di cui era innamorato, era ebrea. Bruno Arcieri cambia negli anni, cambia nei romanzi che lo seguono nell’arco della sua vita, finirà per essere antifascista ed ora, in questa sua nuova avventura, si trova ad essere in procinto di votare per la monarchia o la repubblica. Lui ha già deciso, a poco giovano alla causa della monarchia le immagini tranquillizzanti del nuovo re, Umberto II, con la moglie e i quattro adorabili bambini- non possono cancellare il ricordo del recente tradimento di suo padre, fuggito da Roma dopo l’armistizio.


    Sono gli ultimi giorni del maggio del 1946, gli ultimi giorni prima del Referendum. Bruno è a Firenze, Elena è intenzionata a partire per la Palestina, lui non intende affatto seguirla. È un momento difficile sotto tutti i punti di vista- il SIM, il servizio segreto per cui Arcieri ha lavorato, è stato sostituito dall’Ufficio I, ma lui è stato relegato ad un ruolo marginale. In seguito alla morte di due persone che, come sapremo, erano due informatori dell’ex Comandante di Arcieri, questi viene convocato a Roma proprio dall’ex Comandante- le due morti non sono state accidentali come si è voluto far credere, si dovevano togliere di mezzo due uomini che potevano creare problemi. Sembra un’indagine di poco conto, si rivela, invece, pericolosa e complessa, stritolata fra gli interessi degli inglesi, degli americani e dei russi. È impossibile, in questo Grande Gioco, sapere di chi ci si può fidare e Bruno Arcieri da cacciatore diventa una preda. Dopo aver lasciato l’alloggio che aveva in condivisione con due gaudenti ufficiali, uno inglese e uno americano, il Comandante gli fa avere una stanza in affitto nella villa fatiscente di un marchese che ha un bisogno disperato di soldi, ma, quando anche questa soluzione si fa pericolosa, Bruno finisce per passare un paio di notti girando per Roma, assopendosi sulle panchine.


    Leonardo Gori ricrea in maniera vivida e superlativa l’atmosfera di Roma ad un anno dalla fine della guerra. E’ una città in sfacelo, sono le macerie degli abitanti che rivelano la miseria della città, più che le rovine causate dai bombardamenti. Non si può mantenere una coscienza etica quando si ha fame. La ragazza di buona famiglia che si prostituisce, il figlio del marchese che vende abiti usati, il marchese stesso, sono figure emblematiche di questa rovina. Da una parte c’è il poeta innamorato della figlia del marchese, ci sono gli intellettuali che si sforzano di salvare il salvabile, dall’altra ci sono i traffici politici nascosti che fanno dell’Italia una pedina tra democrazia e comunismo. E poi c’è il giovane imprenditore che vuole sposare la figlia del marchese e che rappresenta l’Italia del futuro, quella che pensa alla rinascita. È un ragazzo generoso e meno insignificante di quello che sembra- sa benissimo che lei non lo ama e che lo sposerà per salvare la sua famiglia, ma non gli importa.

    Il ritmo del romanzo è serrato in tutta la prima parte per rallentare poi verso la fine, ma, dopo tutto, quello che più ci colpisce, più della trama e dell’azione, è proprio lo squallido quadro dell’Italia del dopo guerra, il grigiore delle persone, dei sentimenti, delle idee che sono tutt’uno con quello della città in cui queste si muovono.