Voci da mondi diversi. Giappone
Laura Imai Messina, “Tutti gli indirizzi perduti”
Ed.
Einaudi, pagg. 240, Euro 19,50
È vero. C’è un Ufficio Postale alla deriva
sull’isola di Awashima nel mare interno di Seto, in Giappone. Deve il suo nome
al fatto che lì vengono recapitate tutte le lettere senza un destinatario, come
messaggi gettati in mare chiusi in una bottiglia, lasciati in balia delle onde,
alla deriva.
Se
non fosse vero, definiremmo subito il nuovo libro di Laura Imai Messina come un
romanzo tra il sentimentale e il favolistico, un po’ sdolcinato, uno di quei
romanzi che ti fanno pensare solo a cose belle, a parole che non si perdono
nell’aria, a legami profondi anche se si sono esauriti in un attimo. E,
leggendolo, penseremmo che sarebbe bello se la vita fosse così, che ci
piacerebbe.
La vita è così e il romanzo è un inno alla scrittura, alle lettere che una volta era così comune scrivere per mantenere i contatti, al rito di chiudere un foglio in una busta e andare a spedirlo dopo averlo affrancato. Perché i sentimenti e i pensieri affidati a parole sulla carta sono preziosi e durano per sempre.
I
destinatari delle lettere che finiscono all’Ufficio Postale alla deriva sono i
più vari, i più fantasiosi. C’è chi scrive ricordando quando, da bambino, aveva
tagliato la coda a una lucertola e le chiede perdono. Chi rimpiange un
fuggevole incontro su un autobus di Roma con una ragazza che leggeva un libro
di Kawabata. Chi ringrazia la vecchia vicina di casa che gli leggeva a voce
alta prima che lui si addormentasse. Chi mantiene in vita, scrivendole, la
moglie tanto amata. Chi scrive a se stesso una lettera per quando sarà adulto.
Ci commuoviamo a leggere queste lettere alla deriva, si commuove Risa che
sbarca sull’isola con un incarico a tempo per catalogare le lettere.
Risa è perfetta per questo lavoro. La conosciamo nelle prime pagine quando- è così piccola che non sa neppure il suo nome- arriva sulla porta di persone sconosciute con una lettera in mano da consegnare (nell’isola di Awashima troverà una lettera proprio per lei, scritta da quello che allora era un bambino e, insieme alla sua mamma, aveva asciugato e rivestito la bimbetta che sedeva sul gradino della loro casa). Ma il padre di Risa fa il postino e lei ha appreso da lui l’amore per le vite segrete nascoste nelle buste.
Tre filoni si alternano nella trama di “Tutti gli indirizzi perduti”- il motivo nascosto per cui Risa è venuta nell’isola: trovare le lettere che sua madre spediva regolarmente all’Ufficio Postale alla deriva e scoprire così che cosa affliggeva sua madre, che cosa faceva di lei una madre poetica e stravagante oppure una madre assente e incapace di fare qualunque cosa; una storia d’amore che può aiutare Risa ad uscire dalla gabbia di paura che le impedisce di avere un bambino perché teme di assomigliare a sua madre; il coro che si leva dalle lettere, tenere, tristi, dolci, amare, riflessive, ognuna con un frammento di vita da raccontare- un tesoro di ricchezza. E, sullo sfondo, un altro coro, quello degli abitanti dell’isola, ognuno con il suo passato e la sua storia, dapprima diffidenti verso la sconosciuta, poi stretti intorno a lei quando Risa ha un crollo.
Laura Imai Messina ha un dono speciale,
quello di scrivere in uno stile che non è realismo magico, è pura e semplice
magia, è poesia in prosa, è la capacità di leggere i sentimenti, di trovare la
bellezza che si nasconde ovunque. Vorrei scrivere anche io una lettera, o più
di una, all’Ufficio Postale alla deriva.