Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
spy-story
il libro ritrovato
Robert Littell, “Il giovane Philby”
Ed. Fanucci, trad. Olivia Crosio,
pagg. 227, Euro 16,00
Titolo originale: Young Philby
“Nessuno ha parlato di tradimento
del comunismo da parte di Stalin”
interloquì Dietrich, accalorandosi. “C’è una bella differenza tra distorcere e tradire. ‘Distorcere’ indica un cambiamento di rotta tattico, navigare secondo
il vento, adattarsi alla realtà in evoluzione per raggiungere l’obiettivo
strategico, che è la dittatura del proletariato.”…….”Stalin è il comunismo, cara. Qualunque cammino
scelga, sta’ sicura che è quello giusto”.
Sono passati alla storia come “the Cambridge
Five” i cinque compagni di studi universitari- a Cambridge, naturalmente- che,
dopo aver simpatizzato con l’ideologia comunista, furono reclutati negli anni ‘30
dai servizi segreti sovietici. Nel suo nuovo romanzo, “Il giovane Philby”,
Robert Littell ci racconta la vita e la carriera di spia doppiogiochista di
quello che fu il più famoso dei Cambridge Five, quello che, per le informazioni
passate all’URSS per ben ventisette anni, causò maggiori danni al Regno Unito e
all’Alleanza Atlantica: Harold Adrian Russell Philby, soprannominato Kim come
il ragazzino inglese protagonista del romanzo di Kipling che, rimasto orfano in
India, diventa una spia. A buona ragione, perché anche Philby era nato nel 1912
in India dove suo padre (personaggio stravagante, studioso delle culture
orientali, consigliere del re saudita al-Sa’ud, convertito all’islam) era
diplomatico.
Kim/Philby |
Robert Littell ha la capacità
straordinaria di far percepire al lettore tutta l’ambiguità, tutte le complesse
sfaccettature del mondo dello spionaggio. Già ne “L’oligarca” ci aveva
affascinato con quel protagonista dalle molteplici coperture che aveva persino
dimenticato quale fosse il suo vero io, tra le tante personalità che gli erano
state cucite addosso. Persino nel bellissimo “Epigramma a Stalin” che, a
rigore, non era un romanzo di spionaggio, l’atmosfera era comunque quella dei
bisbigli, dei sospetti, delle delazioni, della paura. A Littell interessa l’uomo
Philby, quello che era quando fu reclutato poco più che ventenne e quello che è
diventato, fino a quando, nel 1963, fu costretto a rifugiarsi a Mosca dove
diventò istruttore del KGB e morì nel 1988. A Littell interessa capire che cosa
abbia spinto Philby e gli altri quattro di Cambridge (tutti giovani
appartenenti a famiglie facoltose e alto borghesi) a sposare la causa del
comunismo- ribellione giovanile? eterno contrasto tra genitori e figli?-, a
rischiare la vita per un ideale (in Spagna, durante la guerra civile, Philby fu
l’unico a sopravvivere ad una granata che aveva colpito l’auto su cui viaggiava
insieme a tre giornalisti e- somma ironia- ricevette una medaglia da Franco), a
continuare a credere in quell’ideale quando questo sembra essere tradito o
distorto da chi lo rappresenta. C’è altro ancora che rende così interessante la
personalità di Philby: dal 1941 lavorò nel servizio del controspionaggio inglese
dell’ MI6. I disturbi gastrici e il vizio del bere dell’uomo Philby erano
dovuti allo stress della doppia personalità della spia Philby, alias Kim?
Il romanzo di Littell non è a ‘una voce
sola’. Se lo fosse, il risultato sarebbe piatto e biografico, il racconto di un
narratore onnisciente. Il prologo è ambientato nella famigerata prigione
moscovita Lubjanka dove Teodor Màly, l’agente dei servizi segreti sovietici che
reclutava e controllava le spie all’estero negli anni ‘30, viene sottoposto ad
interrogatorio: è accusato di aver operato come spia per i tedeschi.
Sotto
tortura Màly finirà per confessare ed è condannato a morte. Benvenuti nel mondo
delle spie sovietiche, dove essere richiamati a Mosca ha un significato
tremendamente minaccioso, dove confessare qualunque
cosa di cui si sia accusati può- forse- almeno accorciare la sofferenza.
L’atmosfera del libro è già lì, in queste pagine, e non lasciatevi ingannare
dalla leggerezza di quanto segue, dei giorni viennesi di Philby raccontati da
Litzi Friedman, l’attivista comunista che Philby sposerà per aiutarla ad uscire
dall’Austria dopo i disordini causati dal pesante intervento del governo
Dolfuss contro i movimenti socialisti e comunisti. E, tra l’altro, l’incertezza
sulle inclinazioni sessuali del protagonista (più di uno dei Cambridge Five era
dichiaratamente omosessuale) non fa che aumentare l’aria di ambiguità che lo
circonda.Litzi Friedman |
Dopo Litzi Friedman salgono altri
personaggi sul palcoscenico del romanzo per parlarci della carriera di Kim
Philby e della sua vita avventurosa- un’attrice francese che fu sua amante, suo
padre, Guy Burgess (uno dei Cinque), persino il compagno Stalin si occupa di
Kim.
Riusciamo, in definitiva, a
capire chi fosse Philby? Il libro- un
avvincente romanzo di spionaggio “vero”- si chiude con le parole, “il mistero
di Philby rimane irrisolto”.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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