venerdì 23 gennaio 2015

Liz Nugent, “Il mistero di Oliver Ryan” ed. 2014

                                       Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                                   noir
       FRESCO DI LETTURA


Liz Nugent, “Il mistero di Oliver Ryan”
Ed. Neri Pozza, trad. Annamaria Biavasco e Valentina Guani, pagg. 222, Euro 17,00
Titolo originale: Unravelling Oliver

     La seconda volta che l’ho picchiata, non riuscivo più a smettere. Mi dispiace, mi dispiace molto. Ho sempre mantenuto il controllo della mia vita, da quando avevo diciott’anni, e perderlo è stata una sconfitta. Inutile dire che non mi è permesso andare a trovarla in ospedale. E’ una sciocchezza. Siamo nel febbraio del 2012, sono passati tre mesi. Nelle condizioni in cui versa, nemmeno si accorgerebbe della mia presenza.


   “Unravelling Oliver” è il titolo originale del thriller psicologico dell’irlandese Liz Nugent. Difficile rendere ‘unravelling’ in italiano, perché significa, sì, svelare un mistero, ma svelarlo dopo un lavoro per districare le fila di qualcosa che è ingarbugliato. Dobbiamo proprio ‘dipanare’ la matassa della storia per riuscire a capire che cosa sia successo, perché il non più giovane Oliver Ryan, alias il famoso scrittore di libri per bambini Vincent Dax, abbia picchiato così selvaggiamente la moglie Alice da lasciarla in stato di coma perpetuo.
    Diverse voci ci raccontano la storia, quella del presente e quella del passato- sono i fili di diversi colori che dobbiamo sciogliere e riavvolgere. Incomincia Oliver che ammette la sua colpa, senza spiegare che cosa lo abbia fatto infuriare. Non è un personaggio simpatico, Oliver. Affascinante, questo sì, lo dicono tutti. Di aspetto insolito per essere un irlandese, capelli e occhi scuri, carnagione leggermente olivastra. Prima di incontrare Alice- l’illustratrice dei suoi libri-, appena terminata l’università aveva avuto una storia d’amore con Laura. Nell’estate del 1973, insieme a Laura, a suo fratello Michael ed altri ragazzi, era andato a lavorare nel vigneto di un castello in Francia. Un’esperienza bellissima terminata tragicamente, con l’incendio di un’ala del castello e la morte dell’anziano proprietario e del suo nipotino. Ce ne parla Oliver, ce ne parla Michael (innamorato senza speranza di Oliver), ce ne parla Madame Véronique che ha perso il padre e il figlio nell’incendio. Altre fila da districare. Che cosa era successo quell’estate? Oliver aveva rotto con Laura, Laura si era fermata in Francia e un anno più tardi, dopo essere tornata in Irlanda, si era suicidata. Altri personaggi ancora salgono sul palcoscenico del libro, l’uomo che aveva sperato di sposare Alice prima che lei si innamorasse di Oliver, il fratello ritardato di Alice, l’amante con cui Oliver ha tradito Alice per quasi vent’anni, il fratellastro di Oliver. Oliver ha sempre saputo di avere un fratellastro e ne è sempre stato geloso: frequentavano la stessa scuola religiosa, Oliver come convittore interno, il fratellastro (del tutto ignaro della parentela) come esterno. Perché il padre di Oliver non ha mai voluto sapere nulla di lui? chi era sua madre? ‘Una donna di facili costumi’ come gli aveva detto il padre?

   Il puzzle della personalità di Oliver va insieme pezzo per pezzo, capiamo tante cose, non ci riesce affatto più simpatico, non giustifichiamo quello che ha fatto- e la violenza usata nei confronti di Alice è solo l’atto finale di una serie di comportamenti malvagi, disonesti, criminali. Forse non intenzionalmente criminali, ma il risultato- gravissimo- non cambia, mentre Oliver, con il suo spaventoso egotismo, supera tutto, si autogiustifica, si nasconde dietro i traumi (innegabili) della sua infanzia. Forse solo l’ultima menzogna  segna un punto a suo favore, perché è detta- almeno in parte- per risparmiare qualcun altro e non se stesso.

   Senza essere straordinario, con qualche tocco di esagerata casualità, “Il mistero di Oliver Ryan” è un libro che si legge di un fiato, veloce, trascinante e intrigante, con alcune appuntite frecciate alla Chiesa irlandese.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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