Casa Nostra. Qui Italia
il libro ritrovato
Pierfrancesco Prosperi, “La casa dell’Islam”
Ed. Bietti, pagg. 327, Euro 19,00
Vittorio Bensi scosse lentamente il capo, indicando con un vago gesto
della mano i fedeli che li sfioravano, intabarrati nelle loro vesti
multicolori, per guadagnare il proprio posto sul pavimento della ex-chiesa.
“Sei prigioniero della tua paranoia, Bruno. Questi non sono nostri nemici e noi non siamo crociati. E’
un’altra civiltà con la quale dobbiamo convivere.”
“Pensala pure come vuoi”. Conosceva bene Bruno, non avrebbe mai
accettato neppure di discutere un punto di vista diverso dal suo. “Io non
voglio morire musulmano.”
Delle tre parti in cui il mondo è diviso
secondo la dottrina musulmana, la ‘casa dell’Islam’ è quella in cui vivono i
musulmani e i popoli sottomessi, appartenenti ad una fede diversa ma protetti
dallo Stato islamico in virtù del pagamento di un tributo. Chi ha letto il
precedente romanzo di Pierfrancesco Prosperi, “La moschea di San Marco”, non
sarà sorpreso nello scoprire che “La casa dell’Islam” di cui lo scrittore parla
in questo nuovo romanzo è l’Italia. Il finale de “La moschea di San Marco”
appariva lucidamente e pessimisticamente chiaro sulle prospettive future del
nostro paese- e infatti quella che era una minoranza musulmana al governo nel
primo libro, in seguito alle elezioni del 2015 è diventata la maggioranza,
mentre il Partito della Verità si è frazionato in una corrente estremista che
esige l’applicazione integrale della shari’a
a tutti i settori della vita pubblica e in un’ala moderata propensa alla
tolleranza verso gli infedeli.
Il numero dei capitoli de “La casa
dell’Islam” è ancora- come ne “La moschea di San Marco”- 99 quanti sono i nomi
di Allah e tuttavia non c’è più il martellamento incalzante delle date a fare
presente quanto veloci si susseguano i cambiamenti nella vita degli italiani.
Qui l’anno è il 2020, cinque anni dopo le elezioni, un tempo abbastanza lungo da
poter incominciare a tirare le somme, a contare i caduti e i dispersi in questa
guerra di culture, se non di religioni. Perché, di fatto, la religione
cattolica è scomparsa, complice una Chiesa silente (“Il Dio dei cristiani è molto malato, quasi in coma. Il Dio dei
musulmani, invece, scoppia di salute”).
Se un parroco fa suonare le
campane, a poco giova che tutti i 475 abitanti del paese si dichiarino responsabili: in prigione ci
finisce il parroco e gli altri sono accusati di falsa testimonianza. Se un
credente vuole entrare in chiesa per una preghiera, deve mettersi una macchina
fotografica al collo, indossare una camicia a fiori e spacciarsi per turista,
perché soltanto i turisti hanno libero accesso alle chiese al di fuori degli
orari delle poche, pochissime, messe. Una volta Moschea di Milano |
L’omicidio di Abdul Sebastiano Franceschi
è il sottile filo conduttore del romanzo di Prosperi in cui ricompaiono alcuni
dei personaggi che già abbiamo conosciuto ne “La moschea di San Marco”. Il
tempo e i cambiamenti hanno influito pesantemente su di loro: il poliziotto
Franco Visconti è stato relegato negli archivi; Daniela, il cui marito è stato
raggiunto dalla fatwa a Praga, dirige audacemente una TV privata attraverso cui
vuole portare avanti la sua protesta; Giorgio Visconti abbandona Firenze per
Verona (sì, il Nord Est forma uno Stato secessionista); un coraggioso giovane professore
che ha preso (in tutti i sensi) il posto di quello che, nell’altro romanzo, si
era rifiutato di ‘espurgare’ la Divina
Commedia , viene penalizzato, così come la sua ragazza,
colpevole di disegnare fumetti immorali. “La casa dell’Islam” procede per
episodi, per flash abbaglianti su avvenimenti e notizie, con un metodo da
mosaico, avvicinando una minuscola tessera ad un’altra fino a formare un vasto
quadro. Un poco deprimente, molto allarmante, un poco fantasioso, piuttosto
realistico per chi sa leggere i segnali nella vita quotidiana. Stralci di libri
che devono ancora essere scritti (“Storia della Terza Repubblica”, Mondadori
2025), verbali di assemblee della Camera dei Deputati datati 2020, blog in rete
(altrettanto censurata quanto la stampa), trasmissioni televisive su un
fantomatico canale 9, un “Dossier del Medio Oriente” che appare in un numero di
“Panorama del Mondo Islamico”, interrogatori, colloqui privati, riflessioni tra
amici (ma di chi ci si può fidare ormai?) si susseguono in capitoli veloci che
il lettore legge avidamente e con curiosità. Perché l’impressione è quella di
guardare in una sfera di cristallo che ci svela il futuro, che è del tutto
credibile- e lo diciamo con una certa ansia. Per non parlare poi del finale,
platealmente fragoroso, forse inutilmente violento, eppure così necessario.
“La
casa dell’Islam” pecca di una certa frammentarietà che, tuttavia, è anche la
sua cifra stilistica, così come è la stessa tecnica del mosaico a far sì che la
fisionomia dei protagonisti non sia molto espressiva e che questi spesso ci
sembrino essere soprattutto portavoce delle loro idee. Eppure tendiamo a
dimenticare quelli che possono essere i difetti del romanzo, trascinati dalla
vivacità narrativa di Pierfrancesco Prosperi, dalla sua sottile ironia e dalla
brillantezza delle trovate futuristiche disseminate nelle pagine del libro.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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