il libro ritrovato
Israel J.Singer, “La famiglia Karnowski”
Ed. Adelphi, trad. Anna Linda
Callow, pagg. 494, Euro 20,00, in e-book 5,99
David, Georg, Jegor: tre nomi per le tre
parti in cui è diviso il romanzo “La famiglia Karnowski” di Israel Singer. Tre
nomi e tre parti per tre epoche diverse, per seguire l’ascesa e la caduta di
una famiglia, una oscura premonizione di quello che accadrà nel rogo che finirà
per inghiottire sei milioni di ebrei d’Europa.
“Nessuno può sfuggire al proprio
destino”, dice Georg Karnowski quando, emigrato in America, è obbligato a
ridursi a fare il venditore ambulante, lui che era il più famoso e il migliore
chirurgo di Berlino. David Karnowski era stato il primo a pensare, invece, che
sì, era possibile cambiare il destino. Ebreo non ortodosso anche se erudito
nello studio della Torah, studioso della cultura laica, commerciante di
legname, David Karnowski si era trasferito dalla natia Melnitz in Polonia a
Berlino. Per lui era un passare dal buio alla luce: la Germania era la
modernità, l’apertura mentale, la musica, la filosofia, mentre la Polonia era
l’ignoranza, l’oscurantismo, la grettezza. David Karnowski si era fatto un
punto d’onore di imparare a parlare in tedesco altrettanto bene di chi era nato
in Germania e solo ogni tanto scivolava di nuovo nello yiddish conversando con
la moglie. Quando era nato il suo unico figlio, gli aveva dato due nomi, uno
ebraico e uno tedesco, Moshe Georg, dicendo: “Sii un ebreo a casa tua e un uomo
quando ne esci”. In questa frase è racchiuso il dramma paradossale del futuro
dei Karnowski. Perché nella Germania hitleriana saranno degli ebrei proprio fuori della loro casa. Senza tener conto
né del fatto che Georg avesse esercitato come medico negli ospedali da campo in
guerra, né del ruolo sociale che i Karnowski avevano raggiunto, né
dell’indiscussa bravura di Georg come chirurgo ginecologo nella più esclusiva
clinica berlinese, quando le strade di Berlino avevano iniziato a rimbombare
sotto il passo cadenzato degli stivali, quando sulle vetrine dei negozi erano
apparse le scritte insultanti, Jude,
i Karnowski venivano additati e riconosciuti come ebrei solo per il loro
aspetto, per la carnagione scura, i capelli neri, gli occhi di brace e
soprattutto quel naso pronunciato- identico a quello delle rozze caricature.
Israel Singer ci dipinge un affresco
grandioso nelle pagine di questo romanzo. Le vicende della famiglia si
srotolano lungo più di mezzo secolo inevitabilmente intrecciate a quelle della
Germania. Quasi inavvertitamente il mondo di David Karnowski scompare a poco a
poco, mentre Georg si innamora della bionda e diafana shikse Teresa (lei ariana, lui ebrea, David non rivolge più la
parola al figlio ma che importa? che significato hanno queste distinzioni?), la
repubblica di Weimar si sta impoverendo, l’inflazione è alle stelle- il terreno
è pronto per l’ascesa del Führer.
Dal matrimonio misto di Georg e Teresa nasce un bambino- anche lui avrà due
nomi, entrambi tedeschi però, Joachim Georg, e lo chiameranno Jegor. In seguito
Jegor aggiungerà al cognome paterno quello tedesco della madre, anzi, cercherà
di farsi chiamare solo con questo, Holbeck. Perché Jegor soffre per i tratti
fisici marcatamente ebrei- dalla madre ha preso solo gli occhi azzurri. Jegor,
che, in quanto figlio di madre gentile, non è neppure un ebreo secondo la legge
ebraica, subirà una tremenda umiliazione pubblica nel liceo che frequenta e suo
padre chiederà il visto per emigrare.
La parabola dei Karnowski segue
ormai la linea in discesa. E quello che più fa soffrire è che la ribellione del
giovane Jegor si allinea all’ideologia dei nemici del popolo a cui lui rifiuta
l’appartenenza. Quando si accorge di aver sbagliato tutto, è forse troppo
tardi. Oppure no? Come già Georg si era riavvicinato a suo padre, anche Jegor
ritorna dal suo, di padre, da Georg che ha salvato almeno il bisturi dalla
vendita di tutti gli strumenti medici che aveva.
Israel Singer (scrittore straordinario
quanto il famoso fratello Isaac vincitore del premio Nobel) costruisce per noi,
romanzo dopo romanzo, un mondo scomparso. Scrive in yiddish (la lingua
scomparsa del mondo scomparso), e, ogni volta che leggiamo un suo libro, non
possiamo fare a meno di pensare che siano scomparsi anche gli scrittori come
lui. Perché il mondo in cui viviamo adesso è troppo dispersivo, troppo pieno di
sollecitazioni diverse, per concedere il raccoglimento e la meditazione
necessari per un’opera della vastità e profondità de “La famiglia Karnowski”.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
di Israel Singer, dal 29 di gennaio, "A oriente del giardino dell'Eden", ed. Bollati Boringhieri
Nessun commento:
Posta un commento