giovedì 8 gennaio 2015

Israel J.Singer, “La famiglia Karnowski”

                                                      Voci da mondi diversi. Diaspora ebraica
                                                              il libro ritrovato



Israel J.Singer, “La famiglia Karnowski”
Ed. Adelphi, trad. Anna Linda Callow, pagg. 494, Euro 20,00, in e-book 5,99

       David, Georg, Jegor: tre nomi per le tre parti in cui è diviso il romanzo “La famiglia Karnowski” di Israel Singer. Tre nomi e tre parti per tre epoche diverse, per seguire l’ascesa e la caduta di una famiglia, una oscura premonizione di quello che accadrà nel rogo che finirà per inghiottire sei milioni di ebrei d’Europa.
“Nessuno può sfuggire al proprio destino”, dice Georg Karnowski quando, emigrato in America, è obbligato a ridursi a fare il venditore ambulante, lui che era il più famoso e il migliore chirurgo di Berlino. David Karnowski era stato il primo a pensare, invece, che sì, era possibile cambiare il destino. Ebreo non ortodosso anche se erudito nello studio della Torah, studioso della cultura laica, commerciante di legname, David Karnowski si era trasferito dalla natia Melnitz in Polonia a Berlino. Per lui era un passare dal buio alla luce: la Germania era la modernità, l’apertura mentale, la musica, la filosofia, mentre la Polonia era l’ignoranza, l’oscurantismo, la grettezza. David Karnowski si era fatto un punto d’onore di imparare a parlare in tedesco altrettanto bene di chi era nato in Germania e solo ogni tanto scivolava di nuovo nello yiddish conversando con la moglie. Quando era nato il suo unico figlio, gli aveva dato due nomi, uno ebraico e uno tedesco, Moshe Georg, dicendo: “Sii un ebreo a casa tua e un uomo quando ne esci”. In questa frase è racchiuso il dramma paradossale del futuro dei Karnowski. Perché nella Germania hitleriana saranno degli ebrei proprio fuori della loro casa. Senza tener conto né del fatto che Georg avesse esercitato come medico negli ospedali da campo in guerra, né del ruolo sociale che i Karnowski avevano raggiunto, né dell’indiscussa bravura di Georg come chirurgo ginecologo nella più esclusiva clinica berlinese, quando le strade di Berlino avevano iniziato a rimbombare sotto il passo cadenzato degli stivali, quando sulle vetrine dei negozi erano apparse le scritte insultanti, Jude, i Karnowski venivano additati e riconosciuti come ebrei solo per il loro aspetto, per la carnagione scura, i capelli neri, gli occhi di brace e soprattutto quel naso pronunciato- identico a quello delle rozze caricature.

     Israel Singer ci dipinge un affresco grandioso nelle pagine di questo romanzo. Le vicende della famiglia si srotolano lungo più di mezzo secolo inevitabilmente intrecciate a quelle della Germania. Quasi inavvertitamente il mondo di David Karnowski scompare a poco a poco, mentre Georg si innamora della bionda e diafana shikse Teresa (lei ariana, lui ebrea, David non rivolge più la parola al figlio ma che importa? che significato hanno queste distinzioni?), la repubblica di Weimar si sta impoverendo, l’inflazione è alle stelle- il terreno è pronto per l’ascesa del Führer. Dal matrimonio misto di Georg e Teresa nasce un bambino- anche lui avrà due nomi, entrambi tedeschi però, Joachim Georg, e lo chiameranno Jegor. In seguito Jegor aggiungerà al cognome paterno quello tedesco della madre, anzi, cercherà di farsi chiamare solo con questo, Holbeck. Perché Jegor soffre per i tratti fisici marcatamente ebrei- dalla madre ha preso solo gli occhi azzurri. Jegor, che, in quanto figlio di madre gentile, non è neppure un ebreo secondo la legge ebraica, subirà una tremenda umiliazione pubblica nel liceo che frequenta e suo padre chiederà il visto per emigrare.
La parabola dei Karnowski segue ormai la linea in discesa. E quello che più fa soffrire è che la ribellione del giovane Jegor si allinea all’ideologia dei nemici del popolo a cui lui rifiuta l’appartenenza. Quando si accorge di aver sbagliato tutto, è forse troppo tardi. Oppure no? Come già Georg si era riavvicinato a suo padre, anche Jegor ritorna dal suo, di padre, da Georg che ha salvato almeno il bisturi dalla vendita di tutti gli strumenti medici che aveva.


    Israel Singer (scrittore straordinario quanto il famoso fratello Isaac vincitore del premio Nobel) costruisce per noi, romanzo dopo romanzo, un mondo scomparso. Scrive in yiddish (la lingua scomparsa del mondo scomparso), e, ogni volta che leggiamo un suo libro, non possiamo fare a meno di pensare che siano scomparsi anche gli scrittori come lui. Perché il mondo in cui viviamo adesso è troppo dispersivo, troppo pieno di sollecitazioni diverse, per concedere il raccoglimento e la meditazione necessari per un’opera della vastità e profondità de “La famiglia Karnowski”.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


di Israel Singer, dal 29 di gennaio, "A oriente del giardino dell'Eden", ed. Bollati Boringhieri

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