vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Leif GW Persson,
“Uccidete il drago”
Ed. Marsilio, trad. Giorgio Puleo, pagg. 414, Euro 18,50
Titolo originale: Dem
som dödar draken
Bäckström
era stato vittima di un complotto. Il suo ex capo, Lars Martin Johansson, un
lappone di merda mangiatore di aringhe fermentate, invidioso, non riusciva a
mandare giù i suoi successi in quella che era diventata una lotta sempre più
dura alla criminalità. Così aveva intrecciato una fune di calunnie e l’aveva
annodata al collo di Bäckström, dando personalmente un calcio
alla sedia.
Un commissario corrotto: Evert Bäckström, del corpo di polizia di Soccolma. Un uomo volgare,
presuntuoso e arrogante: Evert Bäckström. Sessista e
razzista: Bäckström. Una palla di lardo: Bäckström. Un alcolizzato (in cura disintossicante): Bäckström. L’aver creato un protagonista odioso e spregevole
è la trovata geniale di Leif Persson, la maniera più singolare per
differenziarsi dagli altri scrittori di gialli e noir e per rendere
negativamente indimenticabile il suo personaggio.
“Uccidete il drago” è
il secondo romanzo con il commissario Bäckström, dopo
“Anatomia di un’indagine” in cui Persson stesso, che è stato consulente del
Ministero di Giustizia e dei Servizi segreti svedesi ed è professore di
criminologia alla Scuola nazionale di polizia di Stoccolma, indagava sul più
famoso caso insoluto di omicidio in Svezia- quello del primo ministro Olof
Palme.
Bäckström nella serie televisiva |
E’ maggio. Il sole incomincia a sorgere
durante la notte. Il ragazzo che consegna i giornali trova un uomo morto nella
sua abitazione. Ucciso con il coperchio di una pentola di ghisa e poi strangolato
con la sua cravatta, per buona misura. Il classico ubriacone ucciso da un altro
ubriacone- è così che Bäckström liquida il
caso. Perché Karl Danielsson era già stato arrestato per ubriachezza molesta,
era solo e in pensione, un emarginato. L’ultima sera della sua vita aveva avuto
un compagno di bevute in casa- un ex poliziotto con un passato discusso. Ci
sarà stata una lite da ubriachi e poi c’è scappato il morto. Ma è davvero un
caso così facile? Salta fuori che Danielsson aveva un sacco di soldi in
contanti nella cassetta di sicurezza di una banca. Teneva un’agenda in cui
registrava dei versamenti- fatti a chi? Ci sono delle iniziali che parrebbero
indicare tre nordafricani noti alla polizia. Poi scompare il ragazzo di colore
che aveva trovato il cadavere…Le sorprese, i colpi di scena, i falsi indizi si
succedono a ritmo veloce.
Accanto a Bäckström
ci sono altri poliziotti ad indagare, alcuni svedesi, alcuni di origine
finlandese e altri che sono nati in Svezia da famiglie di immigrati- un quadro
piuttosto variegato che offre l’occasione a Bäckström di
dispiegare il ventaglio dei suoi pregiudizi con battute spesso molto pesanti. A
parte il fatto che per lui tutti i suoi colleghi sono degli idioti, nessuno si
salva dalle sue frecciate e dagli insulti (‘gallinella’, ‘lesbicaccia’, chi
preferisce il vino ai superalcolici è di certo gay, per tacere le frasi
colorite nei confronti dei finnici e dei ‘negri’)- mai pronunciati ad alta voce
ma in una sorta di divertente monologo interiore, come un ‘di lato’ dei
suggerimenti teatrali. Ma è l’uso che Persson fa dell’ironia a suggerire la
chiave di lettura e a capovolgere le nostre impressioni. Ironia nel senso
letterale che è dire il contrario di quello che si pensa, sfiorando il
grottesco e facendoci sorridere con una certa qual amarezza. Osservare le
persone e i loro comportamenti e descriverli con ironia, come fa Persson, è
forse l’unica maniera per fronteggiare le bassezze umane, per non lasciarsi
sopraffare dall’onda di negatività del male che potrebbe sommergerci. Ci
piacerebbe pensare che è impossibile che esista nella realtà un poliziotto come
Bäckström (le scene di Bäckström “pistolero” sono impagabili). Eppure, quando ne
parlai con lo scrittore durante un’intervista, mi disse che sì, purtroppo aveva
conosciuto poliziotti così e voleva sfatare il mito di una polizia sempre buona.
Com’è che allora il finale del romanzo è così sorprendente, rialzando le
quotazioni di questo protagonista? Non crederemo mai che il lupo si trasformi
in agnello, ma forse, se questa è- come dice Persson nell’esergo- “una favola
cattiva per bambini adulti”, deve lasciar adito ad uno spiraglio di speranza.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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