Voci da mondi diversi. Asia
FRESCO DI LETTURA
Mira Jacob, “Manuale di danza del sonnambulo”
Ed. Neri Pozza, trad. Ada
Arduini, pagg. 539, Euro 18,00
Titolo originale: The Sleepwalker’s Guide to Dancing
La
porta d’ingresso era spalancata e, più oltre, vide suo padre in piedi nel
vialetto, che guardava la galleria d’alberi. Pareva piccolo, teneva le braccia
rilassate lungo i fianchi. Non si girò mentre Amina si avvicinava e per un
attimo lei credette che li stesse vedendo di nuovo, Itty o Sunil o Akhil o
chiunque altro potesse manifestarsi un sabato pomeriggio tardi, in attesa di
poter fare il giro della casa. Gli prese la mano, sorpresa dalla forza con cui
rispose alla stretta, e dalla sua sicurezza. Lui l’attirò a sé e intrecciò le dita
alle sue fino a farle male.
New Mexico, Albuquerque, 1998. Thomas
Eapen, stimato chirurgo del cervello immigrato dall’India negli anni ‘70, parla
da solo sul portico di casa. Non è solo, in realtà. Si intrattiene con sua
madre, suo fratello, suo nipote, suo figlio Akhil- tutti morti, vivi solo per
lui.
Albuquerque, 1983. Il diciassettenne Akhil dorme. Dorme troppo, si
addormenta mentre sta parlando, mentre guida l’automobile. Narcolessia. Muore
in un incidente.
India, anni ‘70. Il ritorno a casa degli Eapen per visitare la famiglia
è un fallimento. La madre di Thomas spera che lui sia tornato per non partire
più, sua moglie Kamala vorrebbe restare, i due figli Akhil e Amina non riescono
ad adattarsi al clima e alle abitudini, il fratello di Thomas invidia il
successo di questi in America e gli attribuisce la responsabilità dell’averlo
obbligato a restare accanto alla madre. La decisione di Thomas di accorciare la
visita farà scattare delle conseguenze che si riverberano negli anni-
l’infelicità di Kamala, la crisi del loro matrimonio, l’assorbimento totale di
Thomas nel lavoro per allontanarsi da casa, l’estraniamento dai figli, la
violenza sonnambula del fratello Sunil. Fino a portarci agli spettri che
popolano la mente di Thomas e inducono Kamala a telefonare ad Amina,
fotoreporter a Seattle.
Il romanzo di Mira Jacob incomincia proprio
da questa telefonata e coglie Amina in un momento di crisi: dopo la foto che
l’ha resa famosa, quella dell’indiano americano che si è suicidato per
protesta, ormai Amina fa la fotografa di matrimoni, tutto bello, anche
divertente, ma lei è insoddisfatta ed è rosa dal senso di colpa per aver
sfruttato la morte, per aver potuto pensare alla bellezza dello scatto in un
momento così drammatico. Amina partirà per Albuquerque e “La danza del
sonnambulo” procede seguendo tre filoni temporali che ruotano ognuno intorno ad
un momento cruciale, ci girano intorno, vengono attirati in un vortice dentro
la crisi. E’ un libro che parla di vita e di morte, “La danza del sonnambulo”,
un romanzo che affronta il tema dello sradicamento e della nostalgia delle
origini, del sentirsi un estraneo ovunque, per quanto ben inserito nella nuova
società che ci ha accolto, incapace di tornare indietro e pur sempre legato ai
ricordi, ai profumi, al cibo della propria terra. Quando Kamala, desiderosa di
riconquistare il marito, si acconcia i capelli in una coda di cavallo e si veste
con una tuta da ginnastica e una maglietta, quando si mette a seguire ricette
francesi in cucina, sia i figli sia il marito la guardano straniti. Per i
giovani gli hamburger vanno bene, ma è soltanto un piatto indiano, pollo al
curry, chapati, chutney, somosa, che li fa sentire se stessi, sono solo le
riunioni con le famiglie indiane come la loro che hanno un’atmosfera calda e
affettuosa di solidarietà.
Mira Jacob ha scritto un libro originale,
senza cadere nel rischio del colore facile, nell’ormai fin troppo sfruttato
profumo di spezie. E’ un libro che sa essere divertente pur essendo
profondamente tragico, come può esserlo un romanzo radicato nell’assenza e nella
lontananza- fino all’estrema assenza nella morte. Di cui il sonno è una
simulazione- si parla molto del cervello (Thomas è uno specialista nel campo,
morirà di un tumore al cervello), di allucinazioni che esistono solo nella
mente di chi le vede (che male c’è, se possono riportare in vita un figlio
adorato?) e del sonno, così rischioso, così mortale, come nei casi del fratello
e del figlio di Thomas. Oppure come via di fuga da una realtà difficile.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento