lunedì 24 marzo 2014

James Holland, "L'anno terribile" ed. 2009

                                                                        ricorrenze
                                                                        seconda guerra mondiale


     James Holland  “L’anno terribile. Maggio 1944-Aprile 1945
Ed. Longanesi, trad. Sergio Mancini, pagg. 567, Euro 29,00

Titolo originale: Italy’s Sorrow


   Quando alla fine la battaglia si spostò oltre, molti degli abitanti di Genzano avevano trascorso quasi sei mesi in quelle caverne. “Vivere in quelle grotte scavate da noi”, dice Leonardo Bocale, uno degli “scavatori” di Genzano, “senza servizi igienici, senza una vita, senza sapere quale avrebbe potuto essere il nostro futuro, buttati lì come animali…eravamo abbandonati culturalmente, materialmente, spiritualmente.”

   La precisione del dettaglio storico a cui ci ha abituato Anthony Beevor nei suoi libri famosi sulla seconda guerra mondiale e la ricchezza della viva voce dei protagonisti della Storia secondo il metodo di La Pierre-Collins: è questa combinazione che rende “L’anno terribile” del giovane storico inglese James Holland una lettura così coinvolgente e appassionante. Storia da manuale, con tanto di mappe segnate dai percorsi delle armate che si fronteggiano, e vicende personali fatte di ricordi e di sofferenze che dolgono ancora, a più di sessant’anni di distanza.
     E infatti. Infatti il titolo originale del libro di Holland è “Italy’s Sorrow: a Year of War 1944-45”, perché quel terribile ultimo anno di guerra fu contrassegnato dallo strazio dell’Italia, ferita a morte nei suoi territori e nella sua gente. Neppure gli anni precedenti erano stati facili, solo i fascisti più fanatici sostenitori del Duce potevano non vedere la serie di errori, l’incompetenza dei capi, la leggerezza con cui i soldati venivano mandati a combattere, senza preparazione adeguata, senza armi moderne e, nella campagna di Russia, senza un abbigliamento adatto al clima che avrebbero affrontato. Era naturale, quindi, che i nostri alleati tedeschi (già afflitti da smisurato complesso di superiorità in quanto razza eletta, seppur non secondo la Bibbia) si facessero beffe del marmittone italiano, pur riconoscendo- sporadicamente- il valore e il coraggio dei singoli. Dopo l’8 settembre 1943, tuttavia, con l’improvviso voltafaccia l’Italia era diventata un paese di traditori oltre che di ridicoli strimpellatori mangiaspaghetti- e si sa che fine meritino i traditori. Non per nulla Dante li aveva relegati nella parte più profonda dell’Inferno. L’anno che sarebbe seguito, dal marzo 1944 all’aprile del 1945, sarebbe stato cruciale, difficile e doloroso più di quanto chiunque non lo abbia vissuto possa immaginare. Terribile. Per le armate degli Alleati che avanzavano (trionfalmente, sì, ma erano sempre amici? a volte non sembrava proprio), incalzando la ritirata dei tedeschi (lentissima, ogni metro indietro veniva difeso con le unghie e con i denti. E i tedeschi avevano l’ordine di lasciarsi terra bruciata alle spalle), incoraggiando le azioni dei partigiani che già intendevano imporsi come combattenti regolari, nemici dei nazisti a fianco degli Alleati.

    Il prologo de “L’anno terribile” è un’anticipazione di quanto seguirà: il 23 marzo 1944 ci fu un attentato dei partigiani contro la compagnia del 3° battaglione del reggimento di polizia ‘Bozen’ in via Rasella, a Roma. 33 i tedeschi morti, 335 gli italiani uccisi per rappresaglia nella località conosciuta con il nome di Fosse Ardeatine, 5 in più del numero che avrebbe rispettato la proporzione di 10 a 1 ordinata da Hitler. Possiamo proseguire la lettura del libro di Holland seguendo direttive diverse, come fossero le frecce delle mappe che segnano l’avanzamento degli eserciti.
attentato di via Rasella
Tenendo il conto delle stragi, perché l’eccidio delle Fosse Ardeatine è uno dei più di 700 episodi simili, violenti al di là di ogni dire, dolorosi e distruttori; e poi delle città e dei paesi sbriciolati in macerie- valga un nome, Montecassino, per ricordarli tutti; delle donne stuprate, considerate bottino di guerra (e qui i colpevoli non furono tanto i tedeschi, che seguivano un loro rigido codice d’onore, ma le truppe alleate, soprattutto i Goumiers marocchini); della gente ridotta alla fame, a mano a mano che gli eserciti avanzavano, con le donne, persino le bambine che si offrivano ai soldati in cambio di un pezzo di pane.
Ma il dolore dell’Italia contagia anche i combattenti: che l’Italia fosse un paese dalle molte bellezze si sapeva, che fosse una terra così montuosa, così ardua da calpestare, con gli scarponi chiodati sulle rocce o i piedi che affondavano nel fango delle zone paludose, così difficile sia da difendere sia da conquistare- questo no, gli americani non se lo aspettavano. E, su questo sfondo di raffiche di spari e di boati di bombe, si muovono i personaggi della Storia grande e di quella piccola: James Holland riesce a rendere memorabili sia i generali- Kesselring e Alexander, l’americano Clark e il polacco Anders- sia i soldati di grado inferiore- il tedesco Hans Golda e il neozelandese Tini Glover, il canadese Stan Scislowski, e ancora, partigiani italiani e la spia Carla Costa, la triestina Carla Duse e Elena Curti, figlia illegittima di Mussolini, una sopravvissuta all’eccidio sul Monte Sole e la donna violentata.
La sofferenza dell’Italia grida con le voci di tutte queste persone, imponendosi al nostro ricordo, con l’immagine che chiude il libro, quella del cimitero di Casaglia dove furono massacrate 191 persone – “Sul cancello c’è sempre una semplice ghirlanda di ferro battuto. Forse un giorno l’Italia potrà dimenticare. Ma oggi non può ancora farlo”.

la recensione è stata pubblicata su ww.wuz.it

lo storico James Holland     

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