domenica 23 marzo 2014

Giovanni Greco, "L'ultima madre"



                                fresco di lettura


Giovanni Greco, “L’ultima madre”
Ed. Nutrimenti/Feltrinelli, pagg. 384, Euro 14,45

   Buenos Aires. 1958. 1978. 1998. 2011. La storia che Giovanni Greco ci racconta non procede in questo ordine, però. Incomincia e finisce nel 2011, con Maria, una donna ormai anziana che non fa a tempo ad essere di nuovo almeno un poco felice. Ritorna indietro al 1978, due anni dopo il colpo di stato militare con cui Jorge Videla si assicurò il potere instaurando il regime noto come Processo di Riorganizzazione Nazionale e responsabile di crimini contro l’umanita- i gemelli Pablo e Miguel escono di casa per prendere parte ad una manifestazione, insieme a loro c’è Irene, la fidanzata di Pablo, non faranno più ritorno. Scompariranno, come 30000 altre persone, torturate, uccise, scaraventate nell’Oceano o nel Rio de la Plata da un aeroplano nei ‘ voli della morte’- un’intera generazione spazzata via. Scomparirà con loro il bambino di cui Irene è incinta, come altri 500 bambini figli di desaparecidos: le nonne non smetteranno mai di cercarli, las madres y las abuelas de Plaza de Mayo continueranno i giri di protesta nella piazza, con il capo coperto da un pañuelo, un fazzoletto bianco a simboleggiare i pannolini dei bambini, dei figli, dei nipotini. Maria, la madre dei gemelli sarà tra di loro.
Più indietro ancora, nel 1958, è la storia di Maria che leggiamo, del suo incontro con Luis, dei racconti che Luis le fa di una terra lontana che suo padre Luigi ha lasciato dopo il terremoto del 1908. Nel 1998 ci sono altri due gemelli ventenni, Nacho e Mari, che diventano i protagonisti. Nacho, più consapevole e inquisitivo, che si pone delle domande, che ha dei dubbi, che indaga: sono veramente i suoi genitori Mercedes e Julio? È veramente suo nonno il temibile e potente generale Ignacio?
Jorge Rafael Videla
In Argentina è cambiato il vento, è caduta la dittatura militare, sono iniziati i processi dai risultati frustranti per le vittime, sono venuti alla luce gli orrori. E se non si può ridare la vita ai desaparecidos, si può almeno sapere che ne sia stato di loro- anche se forse sarebbe meglio non sapere, non c’è madre che rifiuti di conoscere quando e come sia morto il figlio, e dove siano i suoi resti. Si può cercare di rintracciare i bambini di quei giovani, si può restituirli alle braccia delle nonne, si può ridare loro la loro identità- c’è una banca dati con cui confrontare il DNA.


Pareva che avessero deciso tutti nello stesso momento di avere dei figli senza poterli avere realmente in quel paese e in quella città e che ci fosse una specie di mercato nero, clandestino ma tollerato, che affidava alle cure dei più affidabili patrioti i figli di quelli che consideravano di volta in volta nemici della patria, sovversivi, terroristi, banditi senza una taglia commensurabile.

   Non ci sono tonalità di grigio nel romanzo di Giovanni Greco. Bianche sono le vittime e sono del tutto buone. Neri, nerissimi sono ‘gli altri’, i cattivi. Non c’è alcuna speranza di redenzione per i ‘cattivi’ della Storia, né per Videla che appare sulla scena anche se non nominato, né per chi fa il lavoro sporco di questa ‘guerra sporca’ (il pacioso Julio- chi lo direbbe che ha persino un soprannome, el Cura, quando diventa Mr. Hyde torturando i prigionieri), né per chi manovra le pedine come il Generale Ignacio e tanto meno per i ministri della Chiesa che tacciono, che invitano alla pazienza, che hanno paura di esporsi, che temono il diavolo rosso del comunismo. Non possiamo che disprezzare anche le donne di questo ambiente perché non riusciamo a commuoverci davanti all’amore di Mercedes per dei figli che ha rubato. Per contro, Maria, la donnetta umile che ha già sofferto tanto, che bussa a tutte le porte per cercare i figli che mai, assolutamente mai, si sono assentati da casa senza avvisarla, che non sembra neppure rendersi pienamente conto di che cosa stia succedendo in Argentina, che viene torturata con crudeltà inutile, ci strazia il cuore.                  

    Persino le storie che stanno dietro ai buoni sono più belle, più ricche, più ‘piene’ di quelle dei cattivi. Di Maria e di Luis e dei gemelli Pablo e Miguel sappiamo molto, con quella storia favoleggiata delle origini italiane, con perfino la musica del tango che risuona dalla vita lontana di nonno Luigi, il tano originario scappato dalla Calabria. Più vaghe, invece, nascoste nel nero che le avvolge, le storie degli altri personaggi.
E tuttavia, pur con questo forte contrasto, una bella lettura per chi vuole vivere il nostro tempo.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net

lo scrittore Giovanni Greco                     



     

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